Dalla stanchezza mi sono addormentata sulla mano di Jude. Non pensavo sarei stata capace di dormire a dirla tutta, ma sapevo che se lo avessi fatto e ci fossero stati problemi, i bip delle macchine mi avrebbero svegliata.

Così non è stato.

Jude è in coma farmacologico, non può parlare, e non può svegliarsi, non può vedermi, ma so che può sentirmi. Sa che sono qui con lui.

Gli accarezzo la mano.

Con la bocca ancora impastata, mi guardo attorno. Il medico della sera prima entra in stanza proprio in quel momento.

<<Buongiorno>> mi dice.

<<Buongiorno>> ricambio.

<<L'ho tenuto monitorato tutta notte. Ha un cuore forte>> mi sorride.

<<Quindi?>> chiedo ancora assonnata.

<<Quindi, sono le cinque del mattino, e tra mezz'ora lo portiamo in sala operatoria per il trapianto>> mi sorride poggiandomi una mano sulla spalla.

<<Dottore!>> esclamo, ritrovando l'energia da non so dove, saltandogli al collo <<Scusi>> chiedo poi schiarendo la voce, lisciando le spalline del suo camice <<Avrei bisogno di una doccia ma non riesco a lasciarlo da solo, non voglio più farlo>> confesso.

<<Non si preoccupi signorina>> mi dice <<Da qui non scappa, ed è in buone mani. Vada a prendersi cura di se, si riposi>> consiglia.

Annuisco.

Do un ultimo bacio a Jude, sulla tempia <<Vedi di non fare brutti scherzi>> gli dico a fior di labbra. Poi esco.

Reuben e Queenie non sono nei paraggi.

Salgo al piano di sopra e vado in camera di Jude, quella che era la nostra.

Camminare di nuovo per la villa, rimettere piede in quella camera, sentire il suo profumo ovunque, è qualcosa che non avevo più immaginato possibile.

Mi mancava come l'aria, però, e lui è stato capace di riportarmi qui, in qualche modo.

Mi sfilo i vestiti. Mi guardo allo specchio del bagno. Sembro davvero un mostro. I capelli arruffati, il trucco sbavato, il vestito sporco di terra. Non oso nemmeno immaginare l'odore che emano, ma il mio cervello non riesce a concentrarsi su molte cose ora come ora.

Butto fugacemente l'occhio, fuori dalla vetrata, e rimango sorpresa nel vedere che nel giardino, i narcisi blu, sono triplicati.

Le lacrime agli occhi accorrono subito, come se fosse una reazione istintiva del tutto normale.

'Jude... Jude... Jude...' scuoto la testa per cancellare ogni pensiero fuorché quello diretto a lui.

Mi sciacquo sotto la doccia, cercando di avere cura nello sciogliere la matassa di capelli, senza strapparli.

Lavo via ogni segno di ciò che è successo. La gioia del matrimonio, la sensazione di essere desiderata da più di un uomo, il profumo dei limoni, ma anche la tristezza, la malinconia, la terra che mi ha sporcato i piedi nonostante i sandali e l'aria del Sorrento. Cerco di sfregare per lavare via la paura, l'angoscia, i sensi di colpa.

Cerco di fare del mio meglio per essere bella per lui.

So benissimo che non si sveglierà subito, e che l'intervento durerà ore. Ed è in queste ore che voglio fare qualcosa di buono e prendere in mano la mia vita per davvero.

*

La tuta di Jude non mi sta poi male, sembro solo un'adolescente con una tuta tre taglie più grande della sua.

GOLDENWhere stories live. Discover now