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Mi sveglia Jude, con le sue labbra sulla mia guancia, che lasciano una scia di baci umidi fino al collo.

<<Principessa, è ora>> bisbiglia.

Mugolo qualcosa che dovrebbe risultare come un <<Ora mi sveglio>> ma non credo sia uscito come era elaborato in testa.

<<Dai>> continua <<Pensa che tra un giorno e mezzo saremo alle Galapagos>> continua, mentre con le mani vaga sul mio corpo, come un esploratore che ha appena messo piede su una terra sconosciuta.

Ad ogni suo tocco la mia pelle reagisce come un campo magnetico e mi ritrovo a perdermi in un attimo nei suoi occhi, che questa mattina sembrano di un verde intenso, e non la solita pozza di color miele scuro.

Lo attiro a me con le braccia attorno al suo collo, e deve reggersi con le mani al materasso per non crollarmi addosso.

Rido <<Buongiorno guastafeste>> metto il broncio.

<<Perchè?>> inarca un sopracciglio, ancora con il volto a pochi millimetri dal mio.

<<Stavo sognando>> rimango vaga.

<<E cosa stavi sognando?>> chiede con le labbra premute sul lobo del mio orecchio.

<<Non posso dirtelo>> sussurro a mia volta al suo orecchio.

Mi morde il lobo <<Come mai?>> chiede, con voce profonda.

<<Perché rovinerei la sorpresa che voglio farti una volta arrivati>> mordo il suo lobo a mia volta.

Torna a torreggiare su di me guardandomi con un'espressione compiaciuta.

<<Ora è meglio andare però, no?>> chiedo, puntando le mani sul suo petto facendolo crollare di lato.

Lui sbuffa, mentre io mi alzo energica. <<Non puoi fare così>> esclama mentre mi dirigo al bagno.

<<E perché mai?>> ribatto.

<<Non puoi lasciarmi con un'erezione per un giorno e mezzo>> sbuffa.

<<Oh sì che posso>> ridacchio mentre metto il dentifricio sullo spazzolino.

La cicatrice sulla guancia non si nota quasi più. Le mie occhiaie sembrano essere sparite, dopo una vita nella quale mi ero abituata a loro come compagne fedeli di viaggio. I miei occhi brillano, e i miei capelli sono l'unica cosa che stona con tutto il resto. Una cornice aggrovigliata di capelli.

Mi sistemo i capelli in una coda bassa, e scelgo l'outfit. Prendo il completo di lingerie blu, e lo infilo, avendo cura che Jude non mi veda. Infilo un vestitino in cotone leggero, già pronta al clima tropicale a cui andremo incontro. Non vedo l'ora.

*

TRENTATRE. Trentatre. 33. Penso che questo numero lo sognerò anche la notte. Trentatre ore interminabili di viaggio. Con scali di rifornimento in vari continenti.

Una volta arrivati in Ecuador ci hanno accolti con una miriade di cose buonissime, tra le quali del caffè che lascia una scia di profumo indescrivibile, e vari tipi di cioccolata.

Dirigendoci verso il porto ci imbattiamo in alcune bancarelle di cimeli artigianali. Nonostante sia stanchissima e assonnata non posso fare a meno di notare una collanina con una piccola tartaruga d'oro, la quale avrebbe un collegamento diretto con le Galapagos, essendo le loro tartarughe, motivo di attrazione per turisti, ogni mese dell'anno.

Costa troppo però e non posso permettermela, così continuiamo il nostro lungo viaggio.

Ad aspettarci al porto, un Panfilo, lungo svariati metri. Jude e Reuben, vestiti con dei pantaloncini del costume ed una camicia di lino bianca, salutano il comandante con una solida stretta di mano.

GOLDENWhere stories live. Discover now