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Finiamo di pranzare accompagnando il buon cibo ad un gustosissimo vino rosso, fruttato e fresco. Mi sento inebriata dal vino, e l'ambiente in cui mi trovo. Un'atmosfera spensierata che mi fa rilassare per la prima volta dopo mesi.

Dal nuovo lavoro al museo all'incontro con Jude. Dall'assentarmi dal museo al vivere con lui. Dallo scoprire di essere stata licenziata a casa sua e iniziare a lavorare per Mr. Dictator. Dal Gala al momento in cui Jude mi ha ferita. Dal rapimento e la tortura al ricovero e Jude che confessa a modo suo i suoi sentimenti per me. Dalle Galapagos ad oggi. Un turbinio di eventi ed emozioni in così poco tempo da far girare la testa. E in tutto questo non avevo realizzato di aver bisogno di un po' di relax. Di momenti per me stessa. Di essere spensierata e felice. E se fosse che allora aveva ragione mamma? Se io non fossi veramente ciò che credevo di essere? Se fossi solo accecata dall'attrazione che provo per Jude? Cosa ne sarebbe di me?

Sono piena di domande e di dubbi, ma so bene che questo tempo da sola mi chiarirà le idee.

Bevo un altro sorso di vino, scrutando il cielo del pomeriggio. Mary e Lucio stanno sparecchiando la tavola. Michele è rimasto al tavolo con me. Manda un messaggio sul suo telefono, ma con la coda dell'occhio lo sorprendo a guardarmi più di una volta.

Il mio telefono nella tasca del vestito vibra, lo estraggo. Numero sconosciuto. Non risponderò alla chiamata. Non è un numero che ho salvato e sicuramente potrebbe essere qualche trovata pubblicitaria.

<<Allora, che ne dici principessa? Andiamo a farci un giro?>> l'accento italiano è molto forte, ma la sua voce è profonda, il che mi spinge a dirgli di sì, sorvolando sul fatto che mi abbia chiamata come mi chiamava sempre Jude, ma in italiano.

<<D'accordo, dove mi porti?>> chiedo sorridendo, scostandomi con la sedia dal tavolo.

<<In un posto bellissimo>> ammicca.

Forse in balia del vino, decido di seguire mano nella mano, la persona che conosco da poche ore, verso una destinazione a me ignota, con una conoscenza nulla del posto.

Ci incamminiamo tra gli alberi di limoni, e il profumo è così buono da far desiderare di prenderne a morsi uno. Ormai il cielo del pomeriggio si sta preparando ad accogliere il tramonto e i colori si faranno più vividi.

Alla fine di questa distesa di alberi, c'è un ponticello di legno, che arriva fino in mare, alla cui fine è ormeggiata una barchetta caratteristica, che si lascia cullare dalle onde.

<<Vieni>> mi dice, attirandomi delicatamente a sé. Il suo profumo lo conosco bene! È quello che ha anche Reuben! 'Sauvage' sorrido. Ricordo che Queenie glielo comprò nella nostra giornata di shopping come regalo, e mi chiese cosa ne pensassi. Saliamo sul piccolo porticciolo di legno, e arriviamo alla barca. Ci salta dentro, agile, lasciando la mia mano. Me la porge nuovamente per aiutarmi a salire.

<<Non lo so, non è che cado?>> chiedo, vedendo la barca oscillare.

<<Non cadi, ci sono io>> ride, afferrandomi poi i fianchi per portarmi nella barca.

Sussulto per la sua presa improvvisa ma forte allo stesso tempo. Arrossisco e porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Rimane davanti a me con le mani ancora sui miei fianchi, ne sposta una per portare di nuovo la ciocca di capelli sfuggita, dietro al mio orecchio.

Sospira poi dice sedendosi <<Dove andiamo?>> mi chiede.

Sorrido sedendomi a mia volta <<Non conosco questo posto>>.

<<Allora decido io>> ridacchia. La sua risata è maschile, profonda. Molto sensuale.

'Latin Lover' sorrido di nuovo.

GOLDENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora