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Finalmente il giorno dell'apertura della nuova ala è arrivato.

Dopo una mattinata passata a rilassarmi leggendo e facendo un po' di yoga, arriva finalmente il momento di prepararsi.

Io non avrò un cavaliere che mi aspetterà fuori casa, ma la mia bellissima macchina, sembra un buon compromesso... .

Ma chi voglio prendere in giro?

Sono passati anni dall'ultima volta che ho frequentato qualcuno. Anni da un appuntamento vero. Di quelli in cui ti siedi ad un tavolo, con un bel calice di vino, e chiacchieri di te, e a tua volta sei interessato a ciò che l'altro dice.

Di quelli in cui ci sono gesti romantici e spontanei.

Eppure io tutto questo non lo vivevo da tanto.

Abbandonati questi pensieri, inizio a prepararmi per la serata.

Non sono abituata a questi eventi, non so come truccarmi, ne tanto meno come devono essere i capelli. Eppure, ho scelto un abito ispirato ad un film in cui la protagonista era divina nella sua semplicità, quindi non potrà di sicuro nuocere, scegliere a mia volta, di far parlare solo l'abito.

Dopo aver sistemato i capelli in un raccolto basso, e aver scelto il trucco più semplice e delicato possibile, finalmente sono pronta per andare. Mi ammiro un'ultima volta allo specchio. L'abito mi calza alla perfezione, e i gioielli di mia madre sembrano essere stati fatti a posta per questo look. La collana è tempestata da finissimi diamantini lungo tutto il giro collo, al cui centro pende una goccia ambrata. Gli orecchini sono delle gocce d'ambra piccolissime contornate anch'esse da diamantini finissimi. Mi sentivo bella e potente per la prima volta.

È incredibile quanto un abito giusto e un po' di trucco possano influire sulla nostra psiche.

Indosso il cappotto e prendo la pochette al cui interno stanno a malapena il telefono, le chiavi di casa e della macchina, e un gloss.

Per arrivare al museo devo fare slalom tra una fila di macchine di lusso.

Pensavo fosse una serata aperta a tutti, e invece il direttore aveva riservato gli inviti a solo l'elite dell'elite di aristocratici, e persone che avrebbero investito i milioni per contribuire al finanziamento del museo stesso.

È stato così difficile trovare un parcheggio che non mi costringesse a camminare per isolati con i tacchi che mi ritrovavo a i piedi. Riesco a parcheggiare, così, in un punto che sembrava fatto su misura per la mia auto, tanto da farmi quasi uscire dal tettuccio, ma essere longilinea ed esile deve avere i suoi frutti.

All'entrata noto un tappeto rosso con due bodyguard, che più che persone sembrano due armadi, con le braccia incrociate sul petto, lo sguardo serio, e gli auricolari nelle orecchie. Ci sono moltissime persone che aspettano di entrare, e ai lati del tappeto rosso, moltissimi fotografi che scattano foto all'impazzata. Sembra quasi un evento da Met Gala.

Il direttore si è presentato con sua moglie presumo. Una donna alta, molto magra, dalla figura longilinea, ed i capelli grigi raccolti in uno chignon. Ha un abito di velluto blu e dei guanti bianchi lunghi fino al gomito.

Sorridono entrambe in direzione dei fotografi, prima di lasciare spazio a tutti ed entrare.

All'interno non sembra più il museo per cui lavoro, nonostante le teche siano rimaste al loro posto. Infatti tutto lo spazio è stato addobbato da palloncini dorati, sia sospesi in aria che a terra, con tanto di coriandoli dorati che tappezzano il marmo bianco. Dal soffitto ricadono dei filamenti dorati e tutto d'un tatto mi sembra di rivivere il Prom, solo molto più sofisticato e adulto.

Mi avvicinano Jaqueline ed Anna, vestite con due abiti molto simili, tutti e due lunghi a stile impero, quello di Jaqueline azzurro, mentre quello di Anna rosa cipria.

<<Ciao ragazze!>> esclamo sorridendo.

<<Ciao a te Della!>> sorride Anna <<Spero non sia un problema averti trovato un soprannome>> confessa.

<<Oh nessun problema, anzi mi fa piacere>> ammetto mentre ci incamminiamo <<nessuno mai si è impegnato per trovare un soprannome che mi si addicesse>>

<<Allora sei pronta? Stiamo per vedere la nuova collezione!>> esulta Jaqueline battendo le mani.

<<Non vedo l'ora, anche se avendo preso parte al restauro, è come se un po' mi fossi rovinata la sorpresa>> rammento loro.

<<Fidati nulla toglie il fiato come il vedere ciò a cui si è lavorato, sotto le luci dei riflettori>> dice Anna.

<<Direi che hai proprio ragione>> rispondo.

Siamo finalmente arrivate all'ingresso dell'ala nuova.

Si trova al piano terra. Sulla sinistra, in fondo, si trova una porta di servizio, mentre al centro torreggiano i supporti sui quali sono stati appoggiati i gioielli e cimeli di questa collezione.

Aveva ragione Anna! Il calice di cui mi ero occupata io non era così splendente come quando l'ho trattato! È così bello che stento a crederci.

Passeggiano così tra i vari supporti, tra lo stupore degli invitati e i commenti a bocca aperta di altri.

Ma quella che mi aveva colpito di più era la corona di una delle regine dei sette regni. Purtroppo non eravamo riusciti a risalire all'appartenenza. Eppure era bellissima. L'unica che spiccava per la sua modernità seppur appartenente al medioevo. Realizzata in oro e tempestata di rubini e smeraldi.

<<Affascinante non è vero?>> chiede una voce maschile alle mie spalle.

Mi giro e solo in quel momento mi accorgo che Jaqueline ed Anna si erano fermate dinnanzi ad un altro oggetto, una fibula imperiale da mantello. Anch'essa rilucente in ogni suo aspetto.

<<Si, oserei dire divina>> ammetto.

L'uomo che ho dinnanzi è molto alto, forse un metro e novanta. Indossa un completo nero ed una camicia bianca, leggermente sbottonata sui pettorali.

Il completo è moderno, slim, perciò si nota benissimo la definizione di ogni suo muscolo.

Al polso ha un Rolex dorato e i tratti di un tatuaggio, presumo sull'avambraccio, fanno capolino da sotto l'orologio.

I capelli sono di un castano scuro, e gli occhi color miele, quasi dorati, con degli sprazzi di verde.

Cerco di guardare altrove per non far sembrare che io lo stia fissando, anche se penso sia ciò che ho fatto dal primo momento in cui mi sono voltata.

<<Divina o divino?>> la sua voce sembra quasi il rombo di una motore da quanto è profonda.

<<Come prego?>> chiedo confusa.

<<Beh, non penserà davvero che io non abbia notato come mi sta guardando>> esclama.

<<E come la starei guardando?>> domando tenendogli testa.

Ho già capito il soggetto. Uno sbruffone, sicuro di sé, convinto che l'asse della terra siano loro, che essa gli giri attorno e con questa tutte le ragazze presenti vi gravitino addosso.

<<Non saprei>> con fare dubbioso si porta l'indice e il pollice sul mento, sfregandolo <<Come se avesse fame ed io fossi l'ultimo boccone rimasto>> sorride sfacciato.

Stizzita sgrano gli occhi <<Sono in grado di resistere, soprattutto quando il boccone, osservato un po' più da vicino, è andato a male>> sogghigno <<Ed ora con permesso, torno alla mia serata>> annuncio, lasciando l'uomo appena incontrato, e di cui non so nemmeno il nome, a crogiolare nella sua, forse, prima sconfitta sul fronte femminile. 


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