Atterrata a Londra, mi assale il clima uggioso, che rispetta il mio umore, non solo per ciò che è successo con Jude ma per quanto ho speso per tornare a casa mia.
Con un taxi torno alla Villa. Gli energumeni sempre appostati nel perimetro mi guardano male, poi mi riconoscono e distolgono le armi.
<<Signorina non può passare>> mi dice un uomo di quelli che sorvegliano l'entrata.
<<Qui dentro ci sono i miei vestiti e le chiavi della mia macchina>> spiego.
<<Abbiamo ordini di non far entrare nessuno>>
<<Voi mi conoscete, sapete chi sono. Andiamo! Sono stata qui per più di un mese!>> lamento cercando di convincerli.
<<Questo è vero>> risponde il collega.
<<Vi prego, sono stanca, il jet lag mi sta uccidendo. Ho solo bisogno di prendere le mie cose e me ne andrò>> supplico.
<<D'accordo, ha cinque minuti>> concede l'altro.
<<Grazie>> sospiro, correndo in casa.
Salgo al piano superiore e prendo tutto ciò che è mio. Vado in bagno, recupero lo spazzolino e i trucchi, dalla cabina armadio i pochi vestiti che avevo con me. Aggiungo tutto alla valigia del viaggio così breve alle Galapagos  e torno al piano inferiore.
<<Dov'è la mia macchina?>> chiedo.
<<Proprio qui signorina>> mi indica l'uomo della sicurezza. Si trova nel vialetto laterale della villa. Apro il portabagagli e ripongo le valigie. Salgo sul posto del guidatore e sfreccio via. Lontano dai ricordi, lontano da Jude, lontano da tutto quello che mi ha fatto provare e quello che ho sentito con lui. Non voglio più vederlo, non voglio più sentirlo. Non voglio più sapere nulla di loro. Presto sarà tutto solo un ricordo lontano ed io starò meglio.
Ricaccio indietro le lacrime mentre guido dritta verso casa, sperando che mamma sia a casa e possa rifugiarmi tra le sue braccia.

Accosto nel vialetto di casa, scendo e corro all'ingresso. Suono il campanello. Apre mamma, con ancora il pigiama addosso.
<<Della>> dice sorpresa.
Ma quando la vedo e scoppio a piangere la sorpresa nella sua voce si trasforma in preoccupazione <<Della? Che cosa succede?>>
Continuo a singhiozzare tenendo le mani sul viso, come se volessi nascondermi, mentre mamma, abbracciandomi, mi trascina in casa e chiude la porta.
Ci sediamo sul divano e lascia che trovi il respiro per parlare.
<<È successo un casino>> inizio, tiro su con il naso e e prendo fiato <<Jude mi ha solo usata dal primo momento>> dirlo ad alta voce provoca una voragine nel mio petto di dimensioni stratosferiche.
<<Come?!>> la sua espressione di sdegno le si stampa sul volto.
<<Si. Era tutta una messa in scena!>> altre lacrime bollenti solcano il mio viso <<Ha flirtato con me, mi ha detto cose belle, ha fatto sesso con me, ha detto di amarmi!>> quasi strillo tra le lacrime <<Come si può prendere in giro una persona?! I suoi sentimenti? Chi sarebbe capace di farlo?>> chiedo.
<<Non lo so amore>> espira accarezzandomi la schiena.
<<Io si! Una persona che non ha mai ricevuto amore nella sua vita! Una persona come lui!>> esclamo, asciugandomi le lacrime.
<<Perchè dici questo?>>
Inspiro e cerco di calmarmi, per quanto sia arrabbiata non penso che possa avere un senso dirle della sua storia. Forse un giorno avrò modo. Per ora voglio solo distrarmi.
Così le sorrido <<Non me la sento di parlare oltre ora, voglio solo riposare e dormire>>.
Come sempre, da donna che sa capirmi, mi lascia stare, mi accarezza i capelli e mi da un bacio sulla tempia. <<D'accordo>> bisbiglia <<Ti preparo una tazza di te caldo e poi ti riposerai un po'>> mi sorride e poi si alza per andare in cucina.
Mi sdraio sul divano, rannicchiandomi di fronte al camino acceso. Mi lascio incantare dalla danza delle fiamme e dal crepitio e lo scoppiettare della legna.
Il caldo piano piano si diffonde addosso a me, e in poco tempo gli occhi si chiudono.

Mi risveglio dallo squillare di un telefono in lontananza. Ancora in dormiveglia, sento mamma affrettarsi per rispondere affinché non disturbi il mio sogno. La sento dire <<Mary! Che piacere!>> per poi allontanarsi in cucina.
Ormai è scesa la sera. Devo aver dormito per un bel po' di ore tra il jet lag e lo spossamento emotivo.
Mi stiracchio e stropiccio gli occhi sbadigliando. Il camino è ancora acceso, deve averlo attizzato mamma, nelle ore. La luce delle fiamme riflette sulla collanina che ho ancora al petto.
Per quanto sia ferita non riesco a toglierla. I momenti passati con Jude sono stati i momenti in cui mi sono sentita più viva, libera. Avrei avuto piacere di partecipare ad una buona causa come quella. Ma lui come sempre hanno deciso per me. Mi ha fatto perdere il lavoro, mi ha manipolata, mi ha portata a lavorare con lui, e mi ha tenuto nascosta la verità. Non so più cosa sia vero, cosa sia reale. Non credo nemmeno a ciò che mi ha confessato, riguardo a i suoi sentimenti.
Però so che i sentimenti e le emozioni che ho provato io sono vere, dalla prima all'ultima, e li porterò nel cuore perché ho finalmente avuto il mio, seppur breve, brivido.
Mi alzo con mamma che sta versando del te in due tazze. Deve avermi sentita.
<<Buongiorno>> mi sorride <<Come ti senti?>> domanda.
<<Meglio, non benissimo>> faccio una pausa <<ma meglio>> concludo.
Mi avvicino allo sgabello dell'isola della cucina, mi siedo, e mi sorreggo la testa sulle mani appoggiandomi all'isola. Ho dormito per ore ma è come se ci fosse un mal di testa latente a farmi pulsare le tempie.
<<Tieni, ti sentirai meglio>> mi porge la tazza di te fumante con un po' di latte.
<<Grazie>> ne prendo un sorso e mando giù <<Ho sentito che ha chiamato Mary>> aggiungo.
<<Si>> dice con la sua solita espressione che ha quando c'è qualcosa che non vuole dirmi.
<<Mamma?>> alzo un sopracciglio, interrogatoria.
<<Si ha chiamato sta bene>> cerca di sviare l'argomento.
<<Cosa c'è che non mi stai dicendo?>> continuo.
<<Nulla, solo che ti ha invitata al suo matrimonio>> storpia l'ultima parola per non farmi capire bene dove.
<<Al suo cosa?>> chiedo con entrambe le sopracciglia alzate.
<<Al suo matrimonio>> tossisce.
<<Oh, al suo matrimonio>> dico avendo capito finalmente dove mi avesse invitata Mary <<Perchè non volevi dirmelo?>> chiedo accigliata.
<<Beh sei tornata sconvolta, con il tuo ragazzo non è andata bene, non mi sembrava il caso di dirti che eri stata invitata a celebrare l'amore di qualcun'altra>> spiega.
<<Mamma...>> le sorrido. È una donna così dolce <<Sono un'adulta, posso sopportare tranquillamente e anzi gioire per il futuro di una mia amica>> la abbraccio <<Dove si terrà?>> chiedo successivamente.
<<In Italia, a quanto pare è andata bene con il Latin lover>> ridacchia.
Rido anche io <<Effettivamente quando mi chiamava, le conversazioni erano incentrate su di lui>>
<<Dice che le ha fatto la proposta proprio in spiaggia. L'ha portata a mangiare del pesce e quando è arrivato il dolce, si sono susseguiti vari camerieri, ognuno con cento rose rosse in mano>> sospira con gli occhi sognanti.
<<Wow! Dev'essere molto innamorato!>> esclamo.
<<Sembrerebbe di sì>> concorda, continuando a bere il suo te caldo.
<<Bene e quando sarebbe il lieto evento?>> dico non appena ripone la tazza sul tavolo.
<<Tra una settimana>>
<<Tra una settimana?>> strabuzzo gli occhi tossendo e sputacchiando il sorso di te che avevo appena bevuto.
<<Si, mi ha detto che hanno organizzato il tutto molto velocemente, non vogliono aspettare oltre. Si sposeranno in una chiesetta di Positano e ci sarà un rinfresco per tutti quanti>> arriccia il naso <<Però mi ha detto che il biglietto te lo manda lei per mail>> sorride.
<<Ma non ho confermato>> spiego.
<<L'ho fatto io per te>> confessa <<Ho pensato che un po' di distrazione lontano da Londra e i suoi dintorni ti avrebbe fatto bene>> aggiunge.
<<Mamma>> la ammonisco.
<<Che c'è?>> chiede con tono acuto.
<<E se avessi avuto piacere di stare un po' con voi?>>
<<Sei giovane! Esci! Sta con gli amici!>> esclama <<Noi saremo sempre qui per te>>
Le sorrido, poi la abbraccio. Non posso fare altro. Mia madre è una donna semplicemente speciale! Mi conosce benissimo e sa di cosa ho bisogno. Anche se all'esterno posso ribellarmi, protestare, alla fine sa ciò che è meglio per me.
<<Ti porterò il limoncello italiano>> ridacchio.
<<Non vedo l'ora>> risponde con fare sognante.
La settimana passa abbastanza in fretta seppur rinchiusa in casa, sempre sul divano, a mangiare poco e a guardare infinite serie tv.
Mary mi invia il biglietto il giorno prima della partenza, così lo scarico e preparo la valigia, che in realtà non è mai stata disfatta dal mio ritorno dalle Galapagos.
<<Amore sbrigati o l'aereo partirà senza di te>> urla mia madre dal piano di sotto.
Prendo la valigia e scendo velocemente le scale, incespicando sulla moquette. Mi reggo al corrimano per non cadere di faccia, mentre la valigia scivola fino all'ingresso.
<<A quanto pare parte solo la valigia, senza di te>> ride mamma con la porta dell'ingresso aperta, aspettando che io mi affretti.
<<Ah ah ah>> scimmiotto <<Stavo finendo di darmi una sistemata, questa settimana sembravo uno zombie>> spiego.
<<Qui mi trovi a concordare. Ma non c'è nulla che un po' di correttore non possa sistemare!>> esclama.
<<Non mi offendo solo perché apprezzo la rima>> commento ridacchiando tra me e me.
Questa settimana mi è stata molto vicina, ma sempre concedendomi i miei spazi.
Non le è mai capitato di vedermi così distrutta. E non riesce a capacitarsi di come una relazione così breve possa avermi destabilizzata così. Ma la capisco. Non conosce l'intensità di ciò che siamo stati. Di ciò che mi  ha portata da lui. A perdermi completamente in lui.
Una volta arrivate in aeroporto, mamma mi accompagna fino alla security. Oltre non può passare.
<<Chiamami quando atterri>> mi abbraccia <<E per favore, cerca di distrarti, promettimelo! Troverai qualcuno disposto a darti solo verità in un mondo di bugie Della! Te lo prometto!>> mi sorride e mi dà un bacio sulla nuca.
<<Ciao mamma, ci vediamo tra qualche giorno>> le sorrido.
Mi allontano ogni tanto girandomi a guardarla. Non è cambiato nulla, come quando ero piccola, quando mi accompagnava a scuola, se ne sta ferma ad aspettare che varchi la soglia.  E così per l'ennesima volta nel giro di nemmeno un mese, torno in aeroporto, salendo su un volo che mi porta lontano. Perché come si usa dire "lontano dagli occhi, lontano dal cuore".
Mentre salgo sul ponte d'imbarco, passato già il gate, il telefono squilla.
È un numero sconosciuto. Premo il tasto di rifiuto chiamata ed entro in aereo.
Chiunque sia può aspettare.

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