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Mi sveglio in una stanza luminosa, le luci filtrano dalla finestra e colpiscono il mio viso.

Sento qualcosa sul viso. Non capisco cosa sia. Allungo la mano verso la guancia, e sento qualcosa di più pesante. Volgo lo sguardo in basso e noto un saturimetro.

Cerco di mettere a fuoco l'ambiente che mi circonda. È un ospedale. O meglio, sembra. Le pareti sono di marmo bianco, con colonne greche all'interno. So già dove mi trovo.

Tiro un sospiro di sollievo. Poi però delle fitte di dolore lancinanti iniziano a trafiggermi il corpo. Mi volto alla mia destra, e addormentato sulla mia mano c'è Jude. La mano che, per altro, presumo sia collegata alla flebo, vedendo il tubicino trasparente scorrere verso la sacca di antidolorifico.

Muovo leggermente le dita per svegliarlo.

<<Sei sdraiato sulla mia flebo>> sussurro.

Jude si sveglia di scatto. Mi guarda con gli occhi lucidi e per un attimo penso stia per piangere.

Mi sorride, nonostante abbia il volto tumefatto e un occhio gonfio <<Sei sveglia>>. Lo dice con un entusiasmo che si può vedere solo nei bambini a Natale. Lo squadro meglio, ha anche lui una specie di flebo, ma anzi che di liquido, ha una bombola di ossigeno attaccata a lui con un nasello.

<<Che cosa ti è successo?>> ansimai, cercando di mettermi in una posizione che attenui quanto meno il dolore, dopo essere scattata sull'attenti alla vista di Jude con addosso un camice da paziente come il mio.

<<Non è niente>> sussurra poi sposta le sue pozze color miele sui miei occhi, e delicatamente mi prende il viso, stando attento a quello che penso sia un cerotto. In quel momento inizia a piangere. Non credo sia un'allucinazione dal momento che il dolore che sento è piuttosto reale.

Rimango interdetta per un attimo. <<Hey, che c'è?>> riesco solo a chiedere, poggiando la mano collegata al saturimetro sul suo bicipite.

Tra i singhiozzi trova il modo di dire <<Non puoi capire quanto sono stato male, Principessa>> lacrime continuano a sgorgare sul suo viso, bagnandomi il camice bianco <<Quando ti ho trovata eri senza sensi. Il polso era flebile, respiravi ancora ma era come se non ci fossi più>> i suoi occhi guizzano nei miei come se volesse cancellare le immagini di me, ridotta ad uno straccio.

<<Ma sono qui, sono viva grazie a te>> lo accarezzo, sulla guancia non tumefatta, tenendo l'indice lontano dal suo volto, per evitare che il saturimetro si stacchi.

<<Ho avuto così tanta paura. Paura che mi avresti abbandonato, che non ci fossi più, che quello fosse il tuo corpo già vuoto...>>

'Non starà per caso tentando di dirmi che... mi ama?'al solo pensiero gli angoli della bocca si incurvano in un sorriso sbieco.

<<Shh. Basta, è finita. Sono viva, e non ho dato nessuna informazione ad Alicia, anche se credo che ne abbia già a sufficienza per i fatti suoi>> ridacchio, anche se sembra più un colpo di tosse, cercando di sviare il probabile argomento sentimentale.

Mi avrà anche salvato la vita, ma non dimentico fuori in giardino come mi ha fatto sentire, la sera del gala. Da lui pretenderò davvero i maxi fiori e la musica dal vivo per una dichiarazione da film.

<<Ci sono delle cose che devi sapere...>> mi dice <<Da oggi niente più segreti. Perciò spero che tu abbia in programma di rimanere qui seduta ancora per un po'. Il racconto sarà lungo>>

<<Penso di non avere altri posti in cui andare per un bel po'>> ridacchio.

*

GOLDENWhere stories live. Discover now