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La mattina seguente mi sveglio da sola nel letto, e come al solito c'è anche il narciso blu, ma questa volta senza colazione.
Che strano, sarà stata Queenie a dirglielo.

Mi preparo fugacemente e senza troppe attenzioni. Oggi non sono dell'umore, ma apprezzo lo sforzo di Qu, e le sono grata.
'Mh, che soprannome carino che le ho trovato, Qu!' penso.

Queenie mi aspetta nell'atrio, così infilo al volo le mie nike e mi accingo ad aprire la porta della camera.

Mi squilla il cellulare. Guardo lo schermo.
È...  Mitchell?!
Premo sul tasto verde di risposta e attendo che dica qualcosa.

<<Ciao Delilah>> squilla <<dove sei sparita negli ultimi mesi?>>

'Non lo sa?'

<<Ciao Mitchell! Mi sono licenziata>> butto fuori tutto d'un fiato.

<<Oh Dio mi dispiace!>> sembra sinceramente dispiaciuto.

<<Senti, avremo modo di parlarne perché stavo appunto per chiederti se ti andava di venire ad una rimpatriata in una boulangerie del centro, con tutti i restauratori insomma>> ridacchia <<Mi farebbe piacere se ci fossi anche tu>> confessa.

<<Ehm... d'accordo. Stavo proprio per venire con una mia amica, non so se fosse la stessa, ma posso chiederglielo>>

<<Oh senz'altro, fa con calma. In centro di boulangerie ce n'è solo una. Ci vediamo li>> e riattacca.

Del tutto confusa da questa improvvisa chiamata, raggiungo Queenie e ci dirigiamo in centro.
Questa mattina le strade sono poco trafficate, forse perché è ancora presto, e la radio non fa altro che dare notizie inutili.

Queenie prova ad aprirsi un po' di più con me sulla sua relazione con Reuben, sempre nei suoi limiti, ed io mi attengo a darle consigli.
Una volta arrivate parcheggiamo e ci dirigiamo alla boulangerie.

Lì vedo il gruppo di restauratori, e Mitchell nel mezzo della calca.
<<Vedi è lì>> dico a Qu.

<<Oh, andiamo>> squittisce lei, pronta a godersi una giornata normale.

Il posto è molto affollato, come se tutti non abbiano possibilità di fare colazione a casa, e quindi ripiegano su un cafè.
Quando Mitchell mi vede agita un braccio e mi saluta <<Hey, Delilah>>

Gli sorrido e vado ad abbracciarlo. Ha un profumo familiare ma non riesco a collegare dove posso averlo già sentito.

<<Ciao! Lei è l'amica di cui ti ho parlato>> dico presentando Queenie, che prontamente gli stringe la mano e gli dice il suo nome.

<<Volete sedervi?>>
<<Certo!>> dico io.
<<C'è un tavolino libero proprio qui>> dice, guidandomi con una mano poggiata sulla schiena, poco sopra i miei glutei.

Quel contatto non mi piace, ma il tavolino non è molto distante e mi libero quasi subito di lui.
<<Arrivo subito, dice>>.

<<Non mi avevi detto che al museo lavoravano certi fustacchioni>> commenta Queenie.
<<Agh>> commento disinteressata <<c'è di meglio>>.

Queenie indossa un paio di jeans a vita bassa e un maglione blu crop top. La piastra di ieri sera ha tenuto, perciò ha i capelli ancora lisci. È bellissima.

Io invece in confronto a lei sembro scappata di casa, con un paio di leggings neri, e una felpa con la zip.

<<Allora, cosa vuoi ordinare?>> le chiedo.
<<Non saprei, c'è sempre l'imbarazzo della scelta qui. Ma credo che opterò per un croissant, di quelli freschi che sfornano alle 5 di mattina, e un bel cappuccino>> esclama chiudendo il menù in maniera teatrale.

GOLDENWhere stories live. Discover now