20

132 4 0
                                    

Pochi minuti dopo, una volta che i nostri respiri si sono calmati, si alza da me, sfilandosi con delicatezza.

I miei occhi cadono nel punto in cui i nostri corpi si separano, e, 'Oh. Mio. Dio!' penso.

'Quello è stato dentro di me, tutto?!'

Penso la mia faccia abbia letteralmente espresso ciò che la mente ha cercato di celare alle parole, perché Jude mi guarda con un sorrisetto compiaciuto.

Si toglie i pantaloni, ed è in quell'esatto momento che vado in panico.

<<Il preservativo!>> squittisco.

Jude si blocca a pochi passi dal bagno. Si volta lentamente verso di me.

<<Tu non prendi la pillola, vero?>>

<<No. L'ho sospesa qualche mese fa perché non era compatibile con il mio organismo, e non l'ho più fatta prescrivere perché sapevo che al momento non mi serviva comunque>>

<<Oh, emh, allora faccio una doccia e vado subito in farmacia a prendere la pillola del giorno dopo, e anche un pacco di preservativi>> mi fa l'occhiolino. La sua voce è estremamente calma, come se ciò che è appena successo non sia grave.

Lo seguo in bagno, mentre lo trovo intento a riempire la vasca.

<<Non è solo il rischio di una gravidanza indesiderata. Io non so con chi sei stato Jude, ne se sei stato attento>> fa per parlare ma lo fermo subito alzando una mano nella sua direzione come a evidenziare un segnale di stop immaginario <<E con me puoi stare tranquillo, perché ho avuto poche relazioni, ma tutte estremamente portate avanti con meticolosa attenzione>> dico con particolare enfasi sulle ultime due parole.

<<D'accordo, allora ti dico che di me ti puoi fidare, e che, per quanto le mie frequentazioni, suppongo, siano maggiori delle tue, sono sempre state portate avanti con meticolosa attenzione>> mi imita.

<<D'accordo>> sospiro.

Si alza e viene verso di me, appoggiata al top del bagno con le natiche e le mani a stringere il bordo.

Si avvicina al mio fianco, ancora rivolto verso lo specchio. Mi dà un bacio sulla fronte, cingendomi la vita da davanti, appoggiando la mano sulla mia coscia.

Mi fa girare verso lo specchio tenendomi ancora stretta a lui.

<<E comunque non avremmo dei figli brutti, in caso>> commenta sarcastico <<Anche se non ne voglio>> afferma serio.

Questa dichiarazione si conficca nel mio petto come una lama, di certo non sognavo un futuro con lui, ma dopo il momento appena passato era come se fossimo così compatibili, da rendere nulla la possibilità di trovare un'altra relazione così.

<<Come mai?>> chiedo con gli occhi bassi.

<<Sapevo che l'avresti chiesto>> dice, baciandomi la nuca <<Ma non è il momento>>

Annuisco come se questa frase l'avessi sentita fin troppe volte.

<<Vieni, facciamo un bagno>> mi invita nella vasca.

Appena le dita del mio piede sfiorano l'acqua calda, piena di schiuma e bolle, sento ogni muscolo del mio corpo distendersi.

'È bellissimo!' penso chiudendo gli occhi, abbandonando la testa all'indietro mentre mi siedo e l'acqua lambisce le mie spalle.

<<Vieni qui da me, devo farti vedere una cosa>> mi dice piano.

Apro gli occhi, ritrovandolo rilassato, con le braccia fuori a circoscrivere il bordo della vasca. I riflessi dell'acqua e dei led del bagno fanno risplendere di nuovo i suoi occhi color miele, e le sue onde nere sembrano ancora più morbide.

Mi avvicino piano, e lui mi attira tra le sue gambe. Mi fa girare, e mentre mi adatto al suo corpo sul mio, ecco una delle scene più belle mai viste.

Le vetrate del bagno, quelle che avevo visto appena arrivata, che aprivano la vista su un parco stupendo, ora danno la possibilità di ammirare un panorama notturno mozzafiato. Stranamente il cielo è limpido e una miriade di stelle illumina la sera.

In lontananza la luna sembra una grande lampada che illumina la notte.

<<Sembra la Notte stellata di Van Gogh>> sospiro ancora rapita dall'immagine che ho davanti.

<<Vero?>> domanda retoricamente <<Ho scelto di fare la vetrata in quel punto proprio per ammirare il paesaggio quando volevo>> confessa.

<<L'hai costruita tu questa villa?>>

<<No, era del mio bisnonno, io l'ho solo rimodernata>> dice.

Le sue mani mi accarezzano le cosce sotto la superficie dell'acqua.

<<Devi provenire da una famiglia ricca>> commento a voce alta.

<<Non proprio, tutto ciò che ho me lo sono fatto da solo. La villa era del mio bisnonno, dal periodo della prima/seconda guerra mondiale. Era un nobile>>

<<Si vede>>

<<Amava molto l'arte, i quadri, ma soprattutto le sculture del periodo ellenico, la grecia. È stato svariate volte a supervisionare i campi archeologici in grecia. Più che appassionato un fanatico. Stando a quanto mi raccontava mia madre da piccolo>>

<<Poi cos'è successo?>>

<<I genitori di mia madre hanno perso tutto, era rimasta solo la casa, che però hanno intestato a me fin dal primo momento. L'unica cosa che viene tramandata da secoli nella famiglia Sullivan>>

<<Hai il cognome di tua madre?>>
Sorride <<Si, nel periodo in cui sono nato, si era momentaneamente lasciata con mio padre, decidendo così di darmi il suo. È sempre stata una relazione strana la loro>>

<<E ora dove sono i tuoi genitori?>> continuo a chiedere, curiosa come sempre.

<<Basta domande per oggi>> sussurra al mio orecchio, prima di voltarmi con un solo gesto e baciarmi di nuovo.

Dopo esserci messi il pigiama, che ho scoperto per Jude equivale ad un paio di boxer, e per me il pigiama corto di seta che mi ha comprato mamma durante il nostro shopping, siamo tornati in camera. La pizza ormai fredda e la birra calda ci ricordano di cosa è successo poco prima.

Sorrido sfiorandomi la pelle che sembra avere una propria memoria, facendo comparire brividi nei punti in cui mi ha toccata.

Ci tuffiamo tra le lenzuola e passiamo la prima notte insieme, tentando di resistere all'impulso di cedere di nuovo alle tentazioni.

La mattina dopo mi sveglio con la luce che filtra dalla finestra.

Mi volto alla mia destra, ma Jude non c'è. È sparito anche il vassoio della pizza, e al suo posto trovo la pillola del giorno dopo con un bicchiere di succo ed un narciso di colore blu.

Sorrido.

Prendo la pillola, e mi alzo.

Mi metto un leggings e una felpa con cappuccio, infilo le nike, e vado fuori a correre, sperando di raggiungere il loro personale poligono di tiro per scaricare un po' dell'adrenalina che mi corre ancora nelle vene.

Scendendo le scale non c'è traccia di anima viva. Esco fuori e l'aria è piuttosto calda.

Corro nella direzione che ricordo, e quando il campo di addestramento si staglia davanti a i miei occhi sorrido.

Salto il campo e corro dritto alle postazioni di tiro.

Scelgo una semplice calibro 38. Indosso le cuffie e sparo il primo colpo.

Sorrido e continuo a sparare.

Quando finisco i colpi, la canna della pistola fuma, e le sagome sono state centrate perfettamente tra gli occhi.

Nel silenzio che mi circonda, il rumore sordo di un proiettile a distanza cattura la mia attenzione, passa il mio viso ad un centimetro di distanza, e si posiziona perfettamente al centro del foro che avevo fatto io pochi secondi prima. 

GOLDENWhere stories live. Discover now