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Apro gli occhi e ritrovo Jude a fissarmi.

<<Buongiorno>> biascico, stiracchiandomi ove possibile.

<<Buongiorno, principessa>> mi accarezza la guancia.

Dopo minuti persi a guardarci negli occhi, parlo per prima <<Continuiamo?>>. La mia curiosità non mi ha dato tregua nemmeno nel sonno, continuando a rimuginare su ciò che mi ha detto poche ore prima.

Ormai la stanza è buia, e fuori è calata la notte, eppure io voglio sapere, come mi ha promesso, niente più bugie.

<<D'accordo>> si sistema meglio accanto a me, drizzando leggermente la schiena <<Dov'ero rimasto?>> chiede con la fronte corrugata.

<<Siete riusciti a scappare...>> gli fornisco l'input.

<<Ah già, vero. Siamo scappati. Il piano era che ognuno di noi, se si fosse ricordato, sarebbe tornato a casa a prendere qualunque cosa fosse rimasta che potesse essere utile, soldi, vestiti. Tutto. Poi ci saremmo incontrati per strada e avremmo capito come procedere>>.

<<Vi ricordavate la strada di casa?>> chiedo confusa.

<<Io si, ogni giorno, da piccolo, facevo un gioco. Chiudevo gli occhi e mi sforzavo di ricordare la via in cui abitavo, così tanto, che è rimasta impressa nella memoria. Quando sono uscito l'ho cercata subito. Ed è buffo, era proprio come la ricordavo quando chiudevo gli occhi. Giardino poco curato, intonaco che cadeva al suolo>> ha un'espressione quasi malinconica in volto, ma di quella malinconia triste, non una di quelle che ti fa sperare di tornare a quei momenti.

<<C'era tuo padre?>> chiedo.

<<Si. Quando sono entrato, dalla porta neanche chiusa a chiave, lui era sul divano, con gli occhi bianchi e la schiuma alla bocca. Il corpo era ancora caldo, forse non mi hanno voluto dare la possibilità di farlo fuori con le mie stesse mani>> ha gli occhi persi nel vuoto come se si fosse incantato.

<<Mi dispiace così tanto. Dev'essere stato un trauma per te. Tutta la tua vita un eterno trauma>>.

<<Beh non mi è andata così male. Ho rubato tutti i soldi che aveva guadagnato con il mio lavoro. Abbastanza per permettermi di trovare mia madre e avere un appoggio per un po'>>.

<<Come l'hai trovata?>> lo guardo mentre gli accarezzo il petto.

<<Mio padre aveva scoperto il contatto del suo compagno, un agente immobiliare di quelli famosi. Così l'ho chiamato, e gli ho detto che ero il figlio di sua moglie. Non ci è voluto molto prima che trovassi dove viveva>> ghigna al ricordo.

<<Dove si trovava?>>

<<In una delle ville più lussuose della Scozia>>

<<In Scozia?>> 'scelta curiosa' penso.

<<Si, si era allontanata molto da noi. Ovviamente non le ho raccontato nulla, non volevo passare una vita di processi, tramavo una vendetta personale da anni, e non avevo fatto nessuna scuola, ma non ero stupido, ero anche conscio del potere di Bonnet, e sapevo che avrebbe cercato di infangare tutto e fare fuori me e gli altri. Così ho vissuto con lei per un po', in balia di una fase di pentimento acuta. Mi comprava i migliori vestiti, e mi ha pagato l'iscrizione a dei corsi serali per recuperare il diploma>>

<<E Queenie e Reuben?>>

<<Ci sentivamo tutti i giorni tramite i telefoni pubblici. Queenie aveva trovato lavoro come cameriera, e Reuben come pugile. Ma poi ci siamo accorti che da soli eravamo a rischio. Spesso ci seguivano, ci pedinavano, ci minacciavano. Così una sera ho avuto il coraggio di raccontare tutto a mia madre. Lei si è messa a piangere, non poteva crederci. Poi ha preso una lettera, un testamento, di un mio presunto bisnonno, che aveva lasciato in eredità ai suoi bisnipoti, cioè io, una villa a Londra. Proprio quella in cui siamo ora>> sorride, indicando con le braccia teatralmente le mura che ci circondano.

GOLDENWhere stories live. Discover now