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Jude
La segnalazione di emergenza da parte di Queenie mi è arrivata quasi subito.
Cinque minuti dopo, il segnale è stato perso, probabilmente perché salite su un auto schermata.
Quando il segnale torna di nuovo io e Reuben siamo pronti a segnarci le coordinate, facciamo appena in tempo, e il segnale sparisce di nuovo, questa volta per molto più tempo.
Non sono stupido, come lo sono loro ahimè, di sicuro lo hanno trovato addosso a Queenie e lo hanno distrutto.
Per tutta la mattina ho fatto avanti e indietro per il mio studio, sbuffando e tirando pugni alle pareti.
Ho anche spaccato una libreria dall'ira, e non ho lasciato un secondo il mio inalatore perchè per almeno due volte mi si sono chiuse le vie aeree in un attacco di panico.
Quando Reuben ha radunato la squadra, ero rimasto nello studio, con le mani a reggermi il volto, mentre pregavo Alicia non facesse cazzate.
È entrato con foga e mi ha semplicemente detto <<Andiamo! Anche io ho qualcosa da perdere>>.
La prima volta che Reuben mi confessava qualcosa a riguardo della relazione con Queenie.
Io mi sono alzato di scatto e l'ho seguito fuori dalla Villa. Parcheggiati  attorno alla fontana, c'erano quattro SUV verde militare. Tre di loro erano già pronti a partire, quello che aspettava noi aveva solo un soldato a guidare e un altro nel lato passeggero. Io e Reuben siamo saltati su nei sedili posteriori e siamo sfrecciati via.
Alicia aveva calcolato tutto meticolosamente, quel posto distava un'ora, e anche se fossimo andati alla massima velocità, ci avremmo messo 45 minuti.
Sul sedile posteriore non facevo altro che prendere dei respiri profondi, fino a quando non mi sono trovato costretto a prendere le mie pillole solite.
Arrivati a destinazione, siamo saltati giù dalle auto come dei Marines. Due squadre da quattro si sono occupate dei perimetri dell'edificio, l'altra squadra restante, assieme alla mia, è entrata a cercare le ragazze.
Reuben mi tocca la spalla <<Qualunque cosa succeda, non impazzire, calmati. Alicia è la scelta migliore nel male, se dovesse salire suo fratello al suo posto saremmo rovinati>> la sua voce è preoccupata e non capisco se per Queenie o per il fatto che potrei impazzire.
Annuisco senza fiatare. Ho bisogno di tutta la concentrazione del mondo e non voglio rivolgere parola a nessuno.
La prima parola che rivolgo oggi deve essere solo a Delilah. Voglio che mi senta e che si senta al sicuro. Voglio che sappia che non le accadrà nulla di brutto con me.
Avanziamo lenti, nella nostra solita formazione.
Qualcuno ci spara dai piani superiori, rispondiamo al fuoco. Un proiettile mi passa di striscio l'orecchio. Sparo a mia volta e quel bastardo crolla dal terzo piano fino al piano terra, dove siamo noi.
Una volta fatti fuori tutti gli scagnozzi di Alicia, del primo piano saliamo al secondo. È vuoto.
Dall'auricolare mi dicono <<Perimetri liberi, passo>>.
<<Salite con noi al secondo piano, passo>>.
<<Roger>>.
La comunicazione si chiude e mi raggiungono al secondo piano. Da lì procediamo insieme.
Il terzo è pieno di punti in cui potrebbero nascondersi, così quattro di noi iniziano a controllare il piano.
Giro l'angolo di quella che sarebbe dovuta essere una stanza e un uomo mi attacca alle spalle, buttandomi a terra.
Nella colluttazione perdo l'arma, così mi giro velocemente, trovo il coltello infilato nella cintura e lo colpisco al petto, dritto allo sterno.
Non è abbastanza, l'uomo mi sferra un pugno sull'occhio.
<<Eh no, il mio viso no!>> ringhio.
Provo a difendermi ma è il doppio di me. Penso che si sia fatto troppi steroidi in vita sua. Posso vedere i suoi muscoli del collo e del viso contrarsi. È sudato, e alcune gocce cadono proprio sulla mia maglietta.
'Che schifo!' penso.
Con una mano mi tiene il collo schiacciato a terra e con l'altro braccio prepara un altro pugno.
Chiudo gli occhi pronto a riceverne altre, poi però sento uno sparo. Un colpo secco, diretto al cervello. E quell'uomo mi crolla addosso schizzandomi il sangue ovunque.
Pochi secondi dopo quel corpo rotola giù da me, ed è Reuben.
<<Amico, senza di me saresti perso>> ridacchia.
<<Grazie R>> rispondo ansimando per la colluttazione appena avuta.
Mi porge la mano per alzarmi, poi con le dita mi fa segno di proseguire, proprio come nei militari.
Saliamo fino al decimo piano, delle ragazze non c'è traccia. Inizio a preoccuparmi e Reuben non è da meno. Ha il respiro pesante, affannato, e non è per la fatica di quello che stiamo facendo, relativamente la cosa più semplice che abbiamo mai fatto da dieci anni a questa parte. È preoccupato per Queenie e lo vedo. Ha la mandibola serrata, e i muscoli guizzano sotto la sua pelle. La fronte corrugata, e lo sguardo concentrato sul mirino.
Ad un certo punto un urlo. Un urlo di dolore arriva dal piano sopra al nostro.
Brividi mi percorrono tutta la schiena. Subito serro  la mascella e prego Dio che non sia Delilah, nemmeno Queenie se per questo.
Ma Queenie è addestrata, Delilah no.
Saliamo velocemente. Vorrei urlare il suo nome contro ogni piano o stratagemma, ma non posso. Rischierebbero la vita ancora di più.
Questo piano ha solo una stanza buia e il resto è rimasto con pareti incomplete a picco sulla strada.
Dalla stanza buia che vedo in fondo provengono le urla di prima. In un angolo non lontano, illuminata dalla luce del pomeriggio, con alcuni piccioni che le volano attorno c'è Queenie.
'Oh cazzo, nella stanza c'è Delilah! Le urla sono le sue!' 
<<Vai! Io penso a Delilah>> dico a Reuben che è giunto poco dopo di me e non si era accorto del corpo minuto di Qu, in terra.
Non mi sarei mosso di lì finché non l'avessi vista muoversi.
Non appena la vede le corre in contro. Lo sento chiamarla scosso dalle lacrime. Lei gli sorride e gli tira uno schiaffo debole sul bicipite. Sapevo che era viva. Queenie ha le tecniche di sopravvivenza, ha spinto il suo corpo al limite più e più volte.
<<Voi due, con me>> mi rivolgo agli uomini dietro di me <<Se vedete una ragazza dai capelli scuri, lei è l'obiettivo da salvare!>> dico prima di procedere.
Carico il fucile d'assalto pregando che gli scagnozzi di Alicia siano fedeli perché dopo la mia furia non ne rimarrà molto di loro, e incontreranno il diavolo prima del tempo. Motivo per cui devono pregare.
Irrompono prima loro nella stanza. Due colpi di fucile riempiono il silenzio che ci circonda e prego che i miei non abbiano colpito Delilah.
A seguito due tonfi sordi. E poi silenzio.
Entro nella stanza a mia volta e vedo i miei uomini che hanno steso due energumeni alti come minimo due metri.
Appesa al soffitto la mia Delilah.
Appena la vedo corro subito da lei. È piena di ferite che sgorgano sangue purpureo ovunque. Ha impregnato i suoi vestiti, il pavimento, tutto.
La prendo in braccio per alleviare il dolore e la tensione alle braccia.
<<aiutatemi a toglierle queste>> tuono, e i miei uomini mi raggiungono tagliando con delle tenaglie le catene.
Il suo corpo sembra svuotato di ogni cosa, è abbandonata a me. La chiamo. <<Delilah sono io!>> le accarezzo il viso che solo ora mi accorgo essere stato sfregiato da un taglio.
<<Delilah ti prego rispondimi>> sospiro mentre una lacrima scende a rifarmi il viso.
Metto due dita sulla carotide. Il polso c'è, è flebile ma c'è. Tiro un sospiro di sollievo, mentre urlo <<Reuben>> per sapere come stia Queenie.
<<Sta bene>> urla di rimando per farsi sentire.
Di Alicia non c'è traccia ma è meglio per lei, altrimenti sarebbe stata la volta in cui avrebbe detto addio al mondo dei vivi una volta per tutte.
Inizio a piangere. Scosso dai singhiozzi. Ci raggiungono Reuben con sottobraccio Queenie che zoppica con una smorfia di dolore impressa sul volto.
Con Delilah abbandonata tra le mie braccia, inizio a sentire la gola chiudersi, e l'aria fare sempre più fatica a farsi spazio nei miei polmoni.
Reuben si getta subito vicino a me, prende l'inalatore che ho in tasca, e mi aiuta a inalarne il più possibile, ma non basta, purtroppo sento già il cervello farmi male, e la gola chiudersi ancora di più.
L'ultima cosa che sento è Reuben chiamare la nostra assistenza medica privata, e poi il buio.

GOLDENDove le storie prendono vita. Scoprilo ora