Capitolo 22

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Nate é li fuori appoggiato al sellino di una... Vespa! Oddio già lo adoro... . In tutta la sua statuaria bellezza con le braccia conserte sul petto mi guarda scendere la scalinata del portico. Arrossisco sentendo il suo sguardo bruciare sulla mia pelle. Il battito accellera e per quanto ci provi non sono calma, anche se sono appuntamenti finti. Inspire ed espiro, tento di tenere la testa alta e di mostrare sicurezza, a quel dio del sesso che mi sta di fronte.

<<E lo smoking?>> puntualizzo.

<<Dovrai accontentarti della camicia>> ammette allargando le braccia.

<<E i cioccolatini?>>

<<Accontentati della carta del Bacio Perugina che ho mangiato prima>> dice mostrandomi, tra l'indice ed il medio, il bigliettino che ha sfilato dalla tasca del pantalone.

<<E i fiori... No aspetta faccio io. "Sono una fioraia, lavoro con i fiori tutta la settimana, di cosa me ne faccio?>> sentenzio spazientita sfilando la forcina dai capelli per sciogliersi e farli ricadere sulle spalle.

<<Che fai?>> allunga una mano verso di me.

<<Se sei con una Vespa ed un abbigliamento casual, credo sia già troppo l'abito>> osservando il mio vestito aderente ad ogni mia curva, lungo a metà coscia, con una scollatura provocante sulla schiena e accollato sul seno, concludo <<e anche le scarpe>> faccio girare il piede come se stessi schiacciando la cicca di una sigaretta da spegnere per far risaltare gli swarovski del sandalo con il tacco <<Perciò il minimo che possa fare é sciogliere i capelli>>.

<<Hai ragione>> mi passa una mano tra i capelli sciolti e li sposta dietro alle spalle <<In fondo stai meglio così>>. Mi porge il casco e me lo metto. <<Pronta?>>

<<Prontissima>> dico tirando la gonna il più in basso possibile in modo che quando mi metto a cavallo del sellino non si veda nulla. Stringo le braccia attorno alla sua vita asciutta e muscolosa. I miei ormoni stanno saltellando ed io non sono di certo nella posizione più adatta per calmarli.

Il viaggio dura 30 minuti e quando arriviamo mi guardo attorno. Vedo solo piante, palme, sabbia, e passerelle di legno, che avendo le assi di legno non propriamente vicine, sarà fantastico camminarci sopra con i tacchi a spillo.

<<Dove siamo esattamente?>> chiedo, mentre ci togliamo il casco e lo lasciamo sulla vespa. Mi ravvio i capelli con le dita per cercare di dargli di nuovo volume.

<<Davvero non sai dove siamo?>> lo guardo confusa <<Cioè non ci sei mai stata?>>

<<Lo vedi il modo in cui ti sto guardando?>> gli chiedo con l'indice che faccio girare attorno alla faccia per dargli maggior attenzione <<Questo dovrebbe essere abbastanza per farti capire che non so dove siamo>>

<<D'accordo>> mi prende la mano e mi trascina con se. I tacchi mi si impigliano in ogni fessura delle passerelle, tanto che dopo neanche due metri tiro indietro la mano e sbuffando mi slaccio i sandali. Lui mi guarda divertito appoggiandosi ad un parapetto di legno aspettando che li tolga. Li alzo trionfante in una mano come un trofeo di caccia e monto sulla faccia un sorriso tirato che nasconde una minaccia verso qualunque prossimo paio di tacchi, comprato o regalato.

<<A posto?>>

<<Ora possiamo andare>> dico rendendogli la mano. Lui la stringe e corriamo verso la sabbia ancora tiepida. É così soffice, molto meglio del dolore che provocano i tacchi a spillo. Mi cinge da dietro e con le sue mani mi volge il viso verso l'alto. Ed eccolo lì. Il faro di Sanibel. Non ero mai stata qui e francamente non pensavo di considerare romantico un faro. Sono senza parole, e la mia bocca schiusa ne é la prova.

<<Andiamo...>> sussurra prendendomi per mano, facendo strada verso l'ingresso del faro.

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