Capitolo 38

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<<Oggi, quando tu eri già andato via, é tornata Donna, a casa tua>> dico sorseggiando un po' di vino per affrontare qualunque cosa a cui mi metterà di fronte questa conversazione.

<<E cosa ti ha detto?>>

<<Mi ha confermato di essere la segretaria, ma che siete anche cresciuti assieme>> dico guardandolo per cercare di cogliere la minima espressione nel suo volto.

<<Si, anche lei proviene da una famiglia ricca, ma é più un modo di dire che siamo cresciuti assieme. In realtà ci vedevamo ogni tanto quando le nostre famiglie si incontravano per questioni d'affari>>

<<Allora é per questo che hai una foto con lei nel tuo salotto?>>

<<Cosa?>> chiede in procinto di strozzarsi con il vino.

<<C'è una foto, nel tuo salotto, che ritrae te e lei assieme, sorridenti... Cosa significa Nate?>> domando con un tono che non ammette prese in giro.

<<Non é lei la ragazza nella foto, Mia. É una ragazza che le assomiglia molto e basta>>

<<Ok, non ti chiederò molto altro dal momento che non pretendo che tu abbia tolto la foto con quella ragazza non appena tra noi é iniziato qualcosa, però gradirei che tu la togliessi>>

<<D'accordo>>

<<Solo così, per curiosità, se non é Donna, chi é? E non dirmi tua sorella perché non ti assomiglia per niente>>

<<Infatti non é mia sorella, é la mia più cara amica. Mi ha aiutato molto quando mi sono allontanato dalla mia famiglia e quando mio padre mi ha forzato a tornare con lui.>>

<<Oh...>> ora mi sento in colpa ad aver preteso la togliesse dal salotto, in fondo é solo una foto <<Beh, se vuoi puoi tenerla...>> concludo.

<<No, a te non fa piacere perciò la toglierò, non preoccuparti>> mi dice cingendomi le spalle con un braccio mentre con l'altro é intento a sorreggere il calice.

Io mi rilasso e mi godo la giornata che mi si prospetta con Nate. Non penso più a niente, a nessuna persona, né a Donna, né a Dave, a nessuno. Solo a noi, qui, insieme, abbracciati ad osservare l'orizzonte.

Inizia a palesarsi il tramonto ed io sento freddo. Siamo rimasti tutto il giorno su questo divanetto, in silenzio, stuzzicandoci a vicenda, ridendo assieme per il solletico.
Nate mi sente tremare <<Vieni con me, andiamo dentro>> così mi prende per mano e mi conduce all'interno dello yacht. É spaziosissimo e molto lussuoso. É fatto di legno di ciliegio e rifiniture in acciaio. É davvero bello.

Superato una piccola zona svago e pranzo, c'è una porta scorrevole dietro la quale c'è la sua stanza. É una stanza molto semplice con un letto king size, due comodini e un cassettone al posto dell'armadio, vicino al quale si trova la porta per il bagno.

Si avvicina al cassettone e prende un maglioncino che mi porge <<Con questo starai più calda>> mi dice sorridendomi. Io lo indosso subito, ha il suo profumo.

<<Grazie per questa giornata, é stata magnifica>> dico io abbracciandolo.
Nate mi bacia, con trasporto cercando la mia lingua, desiderandomi. Io però non mi sento bene e mi ritraggo.

<<Non mi sento bene>> ammetto e corro in bagno, lasciandolo perplesso in camera.
Mi rivolto nella tazza del wc, giusto in tempo per non sporcare nulla di vomito.

<<É tutto ok?>> mi chiede bussando alla porta, ma non riesco a rispondere per via del vomito così entra subito e corre verso di me <<Mia!>> esclama preoccupato, venendomi incontro sorreggendomi i capelli.

Non appena la situazione si calma e mi sono ripresa, mi alzo lentamente. Vado verso il lavandino e mi sciacquo la bocca ed il viso.

<<Credo sia il mal di mare, o un colpo di freddo, ma passerà>> dico sorridendogli, mentre mi volto verso lo specchio osservando il mio volto pallido con gli occhi lucidi per via dei conati.

<<Mi dispiace, se lo avessi saputo avremmo fatto qualcos'altro>> dice afferrandomi per i fianchi per abbracciarmi.

<<Oh, non preoccuparti, come potevi saperlo? Non lo sapevo nemmeno io perché non sono mai salita su una barca>>

<<Bene a questo punto mentre torniamo sulla terraferma, andiamo a sdraiarci un po', ti sentirai meglio>>

Mi sdraio mentre Nate va a dare ordini di tornare a casa. Cerco di addormentarmi subito per non dover convivere con il fastidio che sento nello stomaco. Non era di certo così che immaginavo finisse la nostra giornata, ma comunque abbiamo avuto dei bei momenti assieme. 

Sono sul dormiveglia quando sento Nate parlare indistintamente oltre la porta della camera in modo animato con qualcuno, molto probabilmente al telefono. 

Mi alzo, e non sento la barca oscillare perciò deduco siamo già arrivati. Sono un po' frastornata e la testa mi pulsa, lo stomaco fa ancora male, ma non come prima.

La porta si apre proprio mentre io mi stavo accingendo ad uscire <<Stavo per venire a chiamarti. Siamo arrivati>> mi dice mentre ripone il telefono in tasca. Mi sembra così strano, non è più felice e rilassato come prima. 

<<Che ti succede?>> 

<<Nulla, era solo mio padre. Solite storie non preoccuparti>> mi dice, poi torna a sorridermi.

<<Forse dovresti parlargli di ciò che desideri veramente>> suggerisco. Ma non mi risponde, si limita solo a sospirare e a condurmi fuori dalla barca. Finalmente sulla terraferma mi sento meglio. <<Scusa se ho rovinato il finale della nostra giornata assieme>> dico, davvero dispiaciuta. 

<<Non dirlo neanche per scherzo, non hai rovinato nulla. Ora andiamo, ti riporto a casa>> 

Oh... mi riporta a casa. C'è davvero qualcosa che non va allora. <<Quanto è stata forte la discussione che hai avuto con tuo padre?>> 

<<Mia, non ti immischiare, non è stata una discussione pesante, non è stato nulla, solo il mio solito padre. Non devi sapere altro, la gestisco da solo>> sapevo che lo avrei turbato con questa domanda così chiudo la bocca, montiamo in sella alla Vespa, e mi faccio riaccompagnare a casa.

Arrivati a destinazione, nel giardino ci sono i miei, intenti in qualche attività di giardinaggio. Scendo dalla Vespa e lascio il casco sul sellino. Nate fa la stessa cosa. Non so cosa abbia intenzione di fare, ma a me sembra comunque troppo presto per conoscere i miei genitori. 

Mio padre alza lo sguardo su di noi, venendoci incontro togliendosi i guanti.

<<Buonasera, sono Nate King, il ragazzo di vostra figlia>> tende la mano verso quella di mio padre che la accetta.

<<Piacere, io sono il padre di Mia, il signor Brown>>

Se dicessi di aver appena assistito ad una scena di marcamento del territorio tra mio padre e Nate, probabilmente mi prendereste per pazza, ma lo è sembrato, fino all'ultimo micro secondo di sguardi.

<<L'ho riaccompagnata a casa perché non si è sentita bene per via del giro in barca attorno all'isola, così ho pensato che si sarebbe sentita meglio a casa sua>>.

<<Molto gentile da parte tua>>

<<Bene.. se non vi dispiace devo andare, questioni di lavoro che mi attendono.>> ma è troppo tardi, mia madre interviene.

<<No, ti prego resta, stavamo per preparare il barbecue, ma cos'è un barbecue senza un ospite in più?>>

Nate non sembra propenso ad accettare <<Forza, non dire no. La carne che cucina mio marito è la migliore>> dice appoggiandogli una mano sulla spalla.

<<D'accordo>> conclude poi dopo qualche secondo di interminabile silenzio <<Grazie signora Brown, e signore>> aggiunge in fine. Lo prendo per mano e lo accompagno dentro.


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