Capitolo 41

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Mi sveglio sentendo uno sguardo puntato su di me. Apro gli occhi ancora assonnata, e Nate é li di fronte a me.
<<Buongiorno>> sbadiglio e poi gli sorrido.

<<Buongiorno>> mi dice sorridendo.

Subito mi ricordo di quello che é successo ieri sera così faccio il brondio e mi premo il cuscino sulla faccia, per coprire l'imbarazzo che mi dipinge di rosso il volto.

Nate però mi fa il solletico e così mollo la presa iniziando a ridere. Mi scopre il viso.
<<Guarda che quello che hai fatto ieri sera era qualcosa di bellissimo, e francamente non sono riuscito ad affrontare la riunione senza pensare a te in quel completino>> dice mordendosi il labbro <<magari la prossima volta cerca di fare qualcosa così quando non ti dico che sarò impegnato tutto il giorno per lavoro>> ride.

<<Sta tranquillo per certo che dopo quello che é successo ieri sera una sorpresa così non la farò più>> dico ancora imbarazzata.

<<Dobbiamo andare, il volo ci aspetta>> mi dice prendendomi il viso tra le mani, baciandomi casto.

Sorrido e mi alzo <<Va bene, siamo pronti per le Fiji!!>> trillo mentre mi stiracchio allungando le braccia sopra la testa.

<<Hai le valigie pronte, così inizio a caricare?>>

<<Si, sono lì>> dico indicando le valigie ai piedi del letto. Lui le prende e si avvia per le scale, non prima che io possa chiedergli <<Ma come hai fatto ad entrare?>>

<<Tua madre>>

Sorrido, logico!

Mi preparo con calma, scegliendo una camicetta bianca smanicata, leggermente trasparente, che si lega con un nodo sotto al seno. Abbino un paio di shorts alla Daisy di Hazard, a vita alta, e un paio di sandali argentati con gli swarovski. Lego i capelli in una coda alta e indosso un paio di orecchini a cerchio. Completo il tutto con una dose abbondante di mascara e un gloss trasparente. So che ci spetterà un volo molto lungo da qui alle Fiji, così per sicurezza, metto un paio di ciabattine comode in borsa, assieme allo struccante, un maglioncino e qualcos'altro per rendere il viaggio confortevole. Anche se probabilmente, dato che ha prenotato Nate, viaggeremo in prima classe, con sedili reclinabili e mascherine da notte omaggio.
Roteo gli occhi al solo pensiero di non aver protestato di più ed essermi ribellata al fatto che abbia acquistato lui i biglietti.

Lascio la camera e scendo al piano di sotto. Non avevo detto nulla ai miei. Cosa mi invento ora? A meno che non ci abbia pensato Nate.

<<Ciao tesoro>> mi abbraccia subito mio padre <<Fate buon viaggio>>

<<É così bello che abbia deciso di portarti in una vacanza tutta per voi>> esclama mia madre elettrizzata, abbracciandomi non appena mio padre mi ha liberata.

<<Già, é bellissimo>> commento non sapendo cos'altro dire. Non sono abituata a mentire a mia madre, piuttosto ometto, o dico una mezza verità.
Ma in questo caso so lo sguardo che mia madre mi rivolgerebbe, e tutti i suoi sermoni di disappunto. Quindi é a fin di bene.

Nate torna in casa dopo aver caricato il taxi con le valigie, stringe la mano a mio padre e farebbe lo stesso con mia madre se non fosse che lei lo precede abbracciandolo. Salutiamo tutti e due e siamo pronti a partire. Francamente non mi interessa più il motivo. Voglio solo divertirmi con il mio ragazzo, in un'isola da sogno.

<<Ti é piaciuto il sushi ieri sera?>> chiedo ridendo.

<<Si ma non era lo stesso senza di te>> ammicca.

Roteo gli occhi per il suo modo di fare da playboy che probabilmente lo caratterizzerà per sempre. Mi abbraccia, ed io mi accoccolo al suo fianco, poggiandogli la testa sulla spalla.

Arrivati in aeroporto, dopo un tragitto relativamente breve il taxi sfreccia via, lasciandoci pochissimi secondi per recuperare le valigie.

<<Vieni con me>> mi dice prendendomi per mano.

<<Nate, ma l'ingresso dell'aeroporto é li>> dico indicando l'entrata con porte scorrevoli.

<<Non per noi>> esclama.

Un uomo in giacca e cravatta con un auricolare nero all'orecchio e gli occhiali da sole, in stile guardia del corpo, ci apre un cancello che ci porta all'area in cui gli aerei privati decollano e atterrano.

<<Se mio padre vuole davvero farmi fare il riccone, allora sfrutto tutti i gadget>>

<<Ma mi avevi detto che...>>

<<Dico tante cose, Mia. Non bisogna sempre credere a tutte>> ride.

Questa frase mi lascia perplessa. Cosa intende, che non devo fidarmi di lui? Che non é sempre affidabile in ciò che dice? Cerco di scacciare via i brutti pensieri e lo seguo verso il Jat privato di famiglia, che porta sulla fiancata, il nome della famiglia "King" a caratteri cubitali, dorato, con una corona sulla "i".

<<Viaggiate con stile>> dico io, completamente paralizzata dall'immensita del velivolo che ritrovo a farmi ombra davanti al naso.

<<Al signor King non piace mischiarsi con persone che hanno un lavoro che ti posiziona tra il ceto medio della popolazione...>> dice con aria sprezzante.

Lo seguo mentre saliamo sulle scale che ci portano all'interno, lasciando prima le valigie ad uno stewart incaricato di porle nella stiva.

L'interno é mozzafiato. Sembra un aereo di quelli arabici, transatlantici, di quelli con Jennifer Aniston negli spot pubblicitari. Ha una zona bar. I sedili disposti attorno a dei tavolini, ed infine dietro alla zona bar posta al centro una zona notte, o riposo, con un letto. Infine un bagno con doccia. Non mi sembra vero. Tornando verso la zona bar di fronte alla quale c'è la porta per la cabina del comandante, ecco che ci raggiunge una hostess in divisa dorata. Ha un vassoio posto sul palmo della mano <<Posso offrirvi dello champagne?>> chiede sorridendoci.

Io mi mordo il labbro a ricordo del modo creativo in cui lo abbiamo utilizzato la scorsa sera.

<<Per ora siamo a posto, grazie>> risponde Nate anche per me.

<<Bene, in questo caso vi invito a sedervi e ad allacciare le cinture di sicurezza perché stiamo per partire. Io e lo stewart rimarremo in disparte, per lasciarvi la vostra privacy, ma sempre a vostra disposizione>> conclude sorridendo e se ne va. Nate mi invita a sedermi. Fisso fuori dal finestrino l'aereo che decolla. La sensazione é bellissima.

<<Sei bellissima>> mi dice guardandomi, mentre sono persa con lo sguardo incantato di un bambino di fronte a qualcosa di mozzafiato che scopre per la prima volta nella sua vita.

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