Capitolo 21

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Lo chiamo.

<<Dove diavolo sei?>>

<<Forse dovrei essere io a dire così bambolina, ti sto aspettando qui, muoviti prendo il tavolo>>

<<Ma fai sul ser...>> e mi riattacca in faccia.
Oh col cavolo! Se vuole veramente vedermi viene a prendermi, anche a costo di fare notte e sudare sotto questo sole cocente.

Continuo così a guardare i minuti scorrere sul display, 10...20... Mi siedo sulla gradinata del portico. 30...40... Mi sposto e mi siedo sul prato. 50... . Alla fine, spazientita, mi alzo e me ne vado in casa.
E quando sto per sbattere la porta d'ingresso, si blocca, per uno scarpone, tra lo stipite e la porta stessa.

<<Ma che cazzo?!>> sono furibonda.

<<Ragazzina se fai così ti rovini, guarda come sei bella>> dice mentre con una mano ha spalancato la porta.

<<Fai sul serio?>>

<<No perché? Cos'ho fatto?>> si appoggia alla colonna del portico, dove lo ho spinto cinque secondi fa.

<<Cos'hai fatto?>>
Mamma sente i toni che iniziano a scaldarsi e fa capolino con la testa dalla poltrona del salotto, poi torna a concentrarsi sul suo pranzo. Io chiudo la porta.
<<Vediamo cos'hai fatto? Forse non mi sei venuto a prendere!?>>

<<Si che sono venuto, poi hai ritardato, magari ci avevi ripensato e così me ne sono andato direttamente al Mc per aspettarti>> dice facendo spallucce per avvalorare la sua tesi.

<<Ma in che mondo vivi? É canonico che la ragazza si faccia desiderare, é un classico!>> sentenzio stizzita sperando che la frase di mia madre mi assista.

<<No, scusami questa é una cazzata. Cioè se tu hai un appuntamento di lavoro e arrivi in ritardo di scusi dicendo "é un classico che la ragazza si faccia desiderare"?>> domanda ironicamente imitando una voce da ragazza. Faccio per parlare ma continua <<Mi dispiace ma no, la puntualità é la puntualità per me>> sentenzia.

<<D'accordo, allora facciamo che la prossima volta non ti aspetto nemmeno io. Per un'ora. Sotto al sole>> dico puntandogli un dito in petto <<Facciamo che non ci sarà neanche una prossima volta>> poi ho un colpo di genio <<se davvero non vuoi impegnarti a fare risultare questa farsa come il miglior film Hollywoodiano di sempre, che per la cronaca, e mi dispiace tanto fartelo sapere, include anche il ritardo da parte della ragazza>> esclamo puntando il naso all'insù. Ho davvero bisogno di lui ma non voglio che fraintenda, mi serve solo per questa vendetta... .

<<Si ma include anche il sesso>> ammicca, con sguardo sexy.

<<Oh, prima dovrai farti perdonare tante cose prima di arrivarci, e presentarti sotto casa mia con un mazzo di fiori e dei cioccolatini, in smoking, e portarmi a cena sopportando qualunque sia l'ammontare del mio ritardo possibile>>

<<Ah!!>> grida

<<Che c'è?>>

<<Non hai negato che faremo sesso>> dice cingendomi i fianchi.

<<Oh credimi, dovrai lavorare duro per ottenermi>> sussurro al suo orecchio.

<<Quanto duro?>> chiede sussurrando anche lui.

<<Odio quando fai questi doppi sensi>> squittisco spingendolo con le mie due mani sul suo petto.

<<Hai fatto tutto tu, é la tua mente che é perversa, io non intendevo nient'altro>> dice alzando le mani in aria come segno di innocenza.

<<Si certo! E per la cronaca, nemmeno io amo i ritardi>> schiocco la lingua, e gli faccio l'occhiolino.

<<A questo punto il pranzo é rovinato, cosa ne dici se mi faccio perdonare per i miei modi poco "da fidanzato">> dice virgolettando con le dita <<portandoti a cena fuori?>>

Lo guardo di sottecchi con le braccia conserte.

<<Stavolta ci sarò e ti aspetterò "con un mazzo di fiori, una scatola di cioccolatini, ed in smoking qualunque sia il tuo ritardo">> sbatte le ciglia fingendo di imitarmi.

<<Ci hai provato, ma l'imitazione é pessima>> lo schernisco dandogli uno schiaffetto sul braccio.

<<Allora? Ci stai?>>

<<E va bene>> cedo <<anche perché se veramente vuoi che sia credibile hai bisogno di una scusa per giustificare quel "fidanzato" che hai detto prima>>

<<Che intendi?>>

<<A buon intenditore poche parole>> ammicco. Giro i tacchi e me ne vado verso la porta. Nate mi afferra un polso e mi fa girare verso di lui. I nostri volti sono a pochi millimetri di distanza. Sento il suo respiro sul mio viso, sa di menta. Inebriante. Il mio cuore inizia a palpitare fortissimo, e se non fosse per le leggi di anatomia umana, per le quali se il cuore non é più al suo posto muori, giurerei di sentirlo staccare ad ogni battito. Ecco, lo sapevo! Questo ragazzo mi ha già in pugno. Dannato animo romantico!
I miei occhi sono incollati nei suoi, il mio respiro é irregolare, ma lui é calmo, mi stringe con sicurezza. Le sue labbra sono schiuse e umide. Si passa la lingua sul labbro inferiore, mentre io mi mordo il mio. La tensione che si sta creando si può tagliare con un filo. Non so cosa stia succedendo eppure non posso controllare quello che sento. Insomma lui é arrogante, indisponente, e non voglio... Non voglio che mi provochi questo... Eppure non posso controllarmi. Le sue mani scivolano lentamente sulle natiche. Mi palpa il sedere portandomi ancora più vicino a lui con il corpo, provocandomi una sensazione, come un brivido bollente nel basso ventre. Cerco di accavallare le gambe per come posso senza darglielo a notare, o per lo meno di stringerle, per cercare di scacciare quelle pulsazioni che sento, che potrebbero, da un momento all'altro, intaccare il mio decoro.
Oh al diavolo il decoro! urla la me interiore, che probabilmente sta già facendo capriole di gioia eccitata dagli sbalzi ormonali.
I nostri visi sono ancora vicini, il suo respiro si fa sempre più incostante, deglutisco per cercare di mantenere la mia bocca idratata, mentre sembra il deserto del Sahara, lui si sposta e mi lascia un bacio sulla guancia. Tenendomi ancora stretta a sé con entrambe le mani sul mio sedere si sposta verso il mio orecchio, e mi sussurra <<A stasera amore>>. Chiudo gli occhi così forte da sentir male e mi mordo la guancia per cercare di non pensare ai brividi che mi percorrono la schiena. Si stacca da me, e dopo avermi guardata un'ultima volta, impalata come un'ebete sulla porta d'ingresso, se ne va, con il suo portamento sexy e sicuro di sé. A stasera amore?! Ma fa sul serio?! Poi però vengo distratta... Quei jeans gli fanno onore. E quella maglietta bianca, quasi trasparente, da cui guizzano i muscoli... Un paradiso!

Mi disincanto prima che sia troppo tardi e pensa che non sappia sostenere queste situazioni di tensione <<Amore? Sul serio?>> squittisco quasi ansimando, cercando poi di schiarirmi la voce.

Si volta con un sorriso tra il trionfante e il divertito <<Hai ragione, meglio ragazzina>> ammicca con il suo solito fascino mediterraneo.

Punto i pugni verso terra con le braccia lungo i fianchi, cercando il più possibile di sembrare arrabbiata.
<<Non sono una ragazzina>> dico a bassa voce infuriata. O almeno ci provo, perché le sensazioni che ho provato prima sono ancora vive in me. E non posso far altro che stamparmi in faccia un sorriso stralunato. Torno in casa e mi lascio scivolare lungo la parete del salotto sospirando.

Mi ritrovo davanti mia mamma che mi fissa.

<<Porca troia!>> esclamo ansimando, scoppiando poi in una risata pronta per raccontarle tutto.

ROCK ME BABYWhere stories live. Discover now