Capitolo 42

1.5K 50 2
                                    

Mi volto a guardarlo. É bellissimo anche lui. Non gli serve molto per esserlo. E da quando passo del tempo con lui ho capito che gli abiti che gli rendono onore sono i suoi soliti jeans blu scuro e le camicie bianche di cotone. Un vero Adone.

<<Spero tu abbia portato il completino di ieri in valigia, e quegli stivali...>> mormora mordendosi il labbro.

Sorrido, mordendomi la guancia, sistemandomi poi sul sedile <<Potrebbe essere che abbia portato qualcosa con me>> ammetto sollevando un sopracciglio.

Lui sorride e si protende verso di me. Appoggia il viso sul palmo della mano <<Quindi pensi di andare a prendere quel completino e farmi una sfilata o no?>>

<<Ora?>> chiedo incredula.

<<Si, ora>>

<<Ma c'è il personale di volo in giro>>

<<No loro sono nello spazio a loro dedicato. A meno che non li chiamiamo, rimarranno li per tutto il volo>>

<<No, è fuori discussione, anche perché ieri sera avevo preparato una sorpresa per te e mi hai mandata via, perciò ora aspetterai>> sorrido maliziosamente. So che non è colpa sua, era una riunione di lavoro ed io ho irrotto durante quell'evento, fortunatamente trovandolo da solo in ufficio in quel momento. Ma che gusto c'è a far ottenere, ai nostri ragazzi, tutto quello che vogliono subito?

Si avvicina togliendo la distanza che ci separa. Sfortunatamente non c'era un tavolino a separarci. Il suo volto è vicino al mio e le sue mani scorrono sull'orlo della camicetta, seguono i bottoncini per poi scostarla sul seno.

Il suo tocco come al solito mi provoca dei brividi lungo tutta la schiena. La inarco leggermente. <<Davvero non vuoi proprio?>> mormora lascivo sulle mie labbra.

Scuoto la testa. Non riesco a parlare con la gola secca.

<<Non c'è problema allora>> dice facendo spallucce. Con una mossa improvvisa e veloce afferra i miei polsi portandoli lungo i miei fianchi. Annaspo. Prende le cinture di cui è dotato il sedile e gliele fa passare attorno, legandoli poi con un nodo stretto. <<Troverò un altro modo per intrattenermi, e farti pentire di questa scelta>> dice con voce profonda e sensuale. Come al solito inizio a sentire il cuore battere sempre più forte e il sangue pompare nelle vene. Slaccia lentamente la camicetta esponendo il mio seno al suo sguardo.

<<Mhh... senza reggiseno>> mormora <<mi piace>> dice mordendosi il labbro.

Si avvicina e prende un seno tra le mani palpandolo, per poi avvicinarsi con le labbra e mordere e succhiare leggermente il capezzolo. I miei polsi tirano le cinture come diretta reazione. Sentirmi immobile e non poterlo toccare mi fa impazzire. So che sarà una tortura lunga e agonizzante. Ansimo sotto di lui, mentre vedo che la patta dei suoi pantaloni inizia a rigonfiarsi. Mi bacia, cerca di aprirsi un varco per venire a contatto con la mia lingua. Le nostre lingue si cercano e si sfiorano delicate. Mentre ci baciamo la sua mano scorre tra i seni, giù lungo la pancia fino al bottoncino degli shorts, che slaccia con impressionante velocità ed abilità. Insinua la sua mano più in profondità, sopra alle mutandine, sfiorandomi. Ritrae la mano e torna a concentrarsi sui miei capezzoli.

<<E così non volevi tutto questo, qui?>> ansima.

Mi lamento. Non volevo che ci fossero spettatori accidentali...

<<La reazione del tuo corpo al mio mi dice il contrario>>

Si perché ora ti voglio più che mai! penso quello che vorrei urlare ma non riesco per via del mio cervello andato in panne per via degli ormoni completamente agitati, bollenti dentro di me, in marcia come soldati.

Torna con le labbra sulle mie, cerco di baciarlo ma non si lascia baciare <<Ecco come mi sono sentito ieri sera. Eccitato senza modo di risolvere la cosa>> sentenzia sospirando. Tiro le cinture con i polsi. Non ce la faccio a stare legata. Voglio poterlo toccare, voglio farlo pentire della sua scelta di ieri sera.

<<Perciò a meno che tu non mi supplichi, e mi dici cosa vuoi>> dice riaccomodandosi sul sedile <<Io rimango qui fermo, ad osservarti con i capelli leggermente fuori posto, il tuo seno esposto al mio sguardo, le labbra schiuse completamente eccitata>> scandisce ogni parola che si accanisce su di me come pugnalate incandescenti. Non farà sul serio?

Tiro ancora con forza nelle cinture e finalmente riesco a liberare un polso. Si! Ora il gioco è dalla mia parte! <<E tu sei sicuro di resistere?>> chiedo con voce sensuale.

<<Guardati>> dico <<Sei eccitato anche tu. Deglutisci spesso perché hai la gola secca, e le vene sulle tue braccia sono più evidenti, segno che il sangue sta correndo veloce>> ansimo avvicinandomi, essendo riuscita a liberare anche l'altro polso.

<<Sono impressionato, sei riuscita a liberarti in pochissimo tempo>> dice sorridendo maliziosamente.

<<Sono una donna, ho i miei assi nella manica>> dico mordendomi la guancia orgogliosa di me.

Faccio scorrere una mano sul suo petto, slacciando i bottoncini della camicia, uno alla volta. Il mio dito scorre tra i suoi pettorali, i suoi addominali, fino ad intercettare il bottone dei suoi pantaloni. Faccio scorrere la mano sulla sua erezione, mentre Nate emette un gemito tra i denti.

<<Se vuoi davvero lasciarmi così, allora la cosa sarà a metà per tutti e due. In una coppia funziona così>> dico sospirando sulle sue labbra, mentre la mia mano continua il suo lavoro.

<<Saranno quindici ore di volo, pensi di resistere? La scorsa volta avevamo progettato tre giorni e non abbiamo resistito neanche due ore, quindici sarebbero un bel traguardo>> dice lui con aria saccente. Stringo la mano e lui sussulta <<Non mi sfidare>> ringhio maliziosa. Torno a sedermi sul mio sedile, sistemandomi la camicetta e i pantaloni mentre lui appoggia l'indice alla tempia, guardandomi con desiderio.

<<Sai giocare sporco come me, mi piaci sempre di più ragazzina>> Ahi! Questo è un altro elemento che mi farà resistere. Non è di certo quello che mi aspetto di sentire da lui... un "mi piaci".

Il volo prosegue ed io passo il tempo tra l'ascolto di musica, lanciare sguardi fulminei tra di noi, e tentare di resistere ai gesti, che vuole far sembrare accidentali, di Nate. Alle volte mi sfiora una gamba alzandosi per sgranchire le gambe, alle volte torna dalla camera senza camicia bevendo dai calici di champagne. Sono passate dieci ore, ne mancano altre cinque e sento che sto esplodendo. I miei ormoni stanno piangendo, li sento. Ma non sarò io a cedere. Cederà lui questa volta. Così mi alzo e ancheggiando vado verso la camera da letto. Prendo la borsa in cui ho infilato il completino e gli stivaloni e mi sistemo proprio come ieri sera. Apro poi una scatola che mi ha regalato Demy per il mio diciottesimo compleanno come regalo ironico. Non pensavo mi sarebbe mai realmente servito, eppure l'ho preso con me, in questo viaggio. Apro la scatola e afferro le manette di metallo cromato nero. Oh Nate, sarai tu a supplicare ora!

ROCK ME BABYWhere stories live. Discover now