Capitolo 23

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I gradini delle scale sono troppi, credo si aver perso il conto dopo il trecentesimo. Ma la fatica ne é valsa la pena per ciò che vedo arrivati in cima. Le gambe mi fanno male, sono contenta di aver tolto le scarpe prima. Credo di riuscire a rimanere in piedi solo grazie all'entusiasmo. Noto che il faro é già acceso dalle grandi vetrate del piano sottostante alla cima dove parte il fascio di luce, illuminando l'oceano. Poi guardo a terra e noto una coperta molto grande, bianca, sembra soffice, con dei cuscini altrettanto grandi posizionati sopra. C'è poi una candela, e due bicchieri di vino rosso. Poi ci sono vassoi di legno con del sushi al centro.

<<Scusami, dov'è finita la corazza da stronzo, che le porta solo a letto?>>

<<Proprio davanti ai tuoi occhi, non l'ho organizzato io, ma il proprietario>> lo osservo con uno sguardo perplesso mentre rido sotto i baffi <<Non ti sto prendendo in giro, quando gli ho chiesto se poteva lasciarmi il posto aperto per fartelo vedere, avrà organizzato tutto.>> non nego di aver sentito come una fitta di delusione, ma non ci giurerei troppo, in fondo é Nate. <<É da quando abito a Sanibel che vengo qui, George mi ha visto crescere, ed é assolutamente fissato sul fatto che devo trovarmi una ragazza>>

<<Cosa c'è di sbagliato nell'averne una?>>

<<Nulla se la puoi scegliere>>

<<E chi te lo impedisce?>>

<<Nessuno>>. Noto i suoi occhi incupirsi, proprio come quando il cielo si rannuvola. Poi come se si riprendesse dall'oscurità dei pensieri dice <<Beh tutto utile per la tua vendetta no?! Più siamo credibili e più riuscirai nel tuo piano>> dice ammiccando. Ed ecco che come con un fulmine a ciel sereno, ritorna il suo volto luminoso e rilassato. Non so cosa mi nasconde, ma so che non deve interessarmi, mi sta aiutando per la mia vendetta, non deve essere il mio ragazzo sul serio, perciò non deve turbarmi tutto ciò che pensa, o fa. E a maggior ragione non devo e non posso illudermi, o potrei ferirmi gravemente.

Ci sediamo così sulla coperta. Appoggio le scarpe sul legno del pavimento e mi appoggio con la schiena al cuscino. Sorseggio il vino dopo aver fatto un brindisi con Nate.
Rompo il silenzio <<Allora, raccontami un po' di te>>

<<Non credo che...>>

<<Oh andiamo>> lo interrompo <<Sei sempre tu il primo a dire che dobbiamo essere credibili, e non credo possa riuscirci se non conosco nulla di te>>

Sbuffa poi si gira verso di me <<Okay, cosa vuoi sapere?>>

<<Non lo so, tutto, che scuola hai frequentato, com'eri da adolescente... Scegli tu!>> dico estasiata nel poter finalmente risolvere questo mistero vivente.

<<Sono nato il 14 febbraio 1992 a Santa Monica, in California>> sto per dire qualcosa ma mi blocca <<E no. Per carità non dire "che regalo dev'essere stato per i tuoi genitori a San Valentino" perché non é così>>

<<Non avrei mai detto nulla del genere>> esclamo appoggiandomi una mano sul petto a mia discolpa... Si avrei assolutamente detto così! <<Continua>> lo incito.

Sbuffa di nuovo <<Sono cresciuto con la mia tata perché i miei genitori erano troppo impegnati a gestire i loro capitali da passare anche solo un secondo in mia compagnia. In compenso, il signor King, ha fatto sì che avessi un fondo fiduciario che cresceva di 300.000$ ogni anno, dal mio primo compleanno. É tutto ciò che un bambino sogna alla sera prima di addormentarsi no?!>> domanda retoricamente con l'acidità nella sua voce.

Povero bambino, nemmeno un compleanno senza un giocattolo. L'immagine sfuocata di questo bambino già dalla tenera età in giacca e cravatta, che é circondato solo da un piccolo tepore datogli dall'amore della sua tata mi stringe il cuore. Automaticamente la mia mano finisce sulla sua, stringendogliela.

ROCK ME BABYWhere stories live. Discover now