NEW | Capitolo 54

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Lindsay ha deciso che stasera sarei stata la sua bambola, così dopo aver chiuso il negozio letteralmente prima, decide di accompagnarmi al mio appartamento per darmi una mano.

Inizialmente aveva optato per un look troppo audace ed appariscente, trovandomi così, dopo 40 minuti di torture estetiche, a struccarmi e svestirmi.

Non me la sento più di uscire, ma Lindsay dice che é la mia occasione, che non devo farmela scappare.

Convinta perciò dalle parole di Lindsay, mi rimbocco le maniche e mi trucco da sola, optando per qualcosa di più leggero e sofisticato, mentre la mia amica londinese si tuffa nel mio armadio alla ricerca di qualcosa che indichi vagamente un "fammi tua! Questa notte in questo letto!"

<<Sai che sto per diventare madre vero? Te lo ricordi?>> le urlo dal bagno mentre armeggio con un pennello da sfumatura sulla mia palpebra intenta a non accecarmi.

<<Certo che lo so, ma chi ti prenderà mai come moglie quando sapranno che sei già stata violata?>> domanda lei in modo teatrale da dentro l'armadio.

Sghignazzo, rischiando di infilzarmi con il pennello da trucco mentre Lindsay finalmente esce dal mio armadio con un abito tra le mani esclamando <<Questo!>> mentre nel frattempo annaspa per un po' d'aria come se avesse corso per una maratona.

Osservo l'abito. Me lo ha regalato Dee. Un superstite di uno di quei suoi pomeriggi all'insegna dello shopping sfrenato, nei quali, solo una decina, tra le centinaia di abiti che acquistava, avrebbe avuto un destino duraturo nel suo armadio.

Un bellissimo tubino color pesca, con collo alto, senza maniche.

<<E vada per il tubino color peaca>> esalo, mentre Lindsay batte le mani felice come una bambina il giorno di Natale.

<<Devi approfittare ora delle possibilità di indossare questi abiti, perché presto navigherai in gonnelloni ampi e maxi t-shirt>>

<<Possiamo non pensarci proprio ora?>>

<<E perché mai?>> chiede <<In fondo questo sarà il tuo futuro, e prima lo accetti meglio sarà>>

<<Hai ragione, ma vorrei ricordarti che il fatto che io sia incinta, non é una cosa che puoi nascondere anche agli altri, specialmente alle persone con cui mi spingi ad uscire...>>

<<Non puoi incolparmi se ti ho fatta uscire con Mister-bell-imbusto!>> esclama <<Anzi sono piuttosto sicura che domani mattina mi ringrazierai>> conclude con un'espressione che non lascia fraintendimenti.

<<Certo, ma non posso tenergli nascosto il fatto che io sia incinta Lil, lo capisci?>>

<<E diglielo. Infondo via il dente, via il dolore. Come un cerotto, uno strappo deciso e secco e passa la paura>>

<<Detto da te sembra tutto così facile>>

<<Lo so, é il bello di essere me stessa>> mi sorride.

Quanto vorrei la sua autostima... . Indosso così l'abito, le scarpe, rigorosamente converse, comode e al riparo da incidenti vari, e la borsa.

<<Divertiti stasera, digli subito che sei incinta, così nel caso potrai tornare subito a casa e affogarti nel gelato al cioccolato, oppure continuare l'uscita consapevole che in un modo o nell'altro lui accetta tutto questo>>

<<Ed esattamente come potrebbe averne voce in capitolo "accettando tutto questo">> mimo le virgolette <<Non essendo nulla per me, fuorché un amico ancora?>>

<<Rilassati! Andrà tutto bene>> mi dice avanzando verso di me, massaggiandomi le spalle per sciogliere la tensione che sento addosso.

<<Grazie Lil, se non fosse per te a quest'ora sarei una povera e disperata futura madre single americana dispersa nei meandri di Londra>> le confesso.

<<È un piacere per me Mia>> mi sorride. Poi mi da uno schiaffetto sul sedere e mi fa <<Ora va!>>

<<Ma se non è ancora...>> e prima che possa terminare la frase Erik suona al campanello.

Sono un fascio di nervi, forse principalmente perché sono consapevole che devo dirgli di essere incinta. Anche se il padre non è lui, la tensione è più o meno la stessa.

Erik mi sorride, sfoggiando i suoi denti bianchissimi.

<<Ciao splendore>> mi dice.

<<Ciao>> lo saluto, con una punta di nervosismo nella voce.

So che devo confessargli di essere incinta. È un mio dovere. O almeno penso. Non so che valore avrà questa uscita, ma credo che ogni uomo meriti di sapere se la donna con cui esce aspetta un bambino, che per giunta non è suo.

Forse dovrei aspettare a dirglielo. In fondo mi sta solo portando fuori a cena per ringraziarmi per non avergli fatto pagare i fiori.

Decido così, dopo questo monologo sotto forma di dibattito tra l'angioletto e il diavoletto interiori, che aspetterò a dirglielo.

<<Dove andiamo di bello?>> chiedo dopo essermi rilassata al pensiero di non dovergli più confessare la mia situazione.

<<Ti porto in un ristorantino italiano lungo il Tamigi, è un posto meraviglioso>>

<<Immagino, io lavoro lungo il Tamigi, eppure non ho mai avuto molto tempo per esplorare l'area e testare i vari ristorantini>> ammetto, quasi delusa da me stessa per non aver sufficientemente approfittato dell'opportunità che ho, vivendo in una città così bella.

<<Ti spiace se passeggiamo? Non è molto lontano>>

<<No, certo che no>>

Passiamo quasi tutto il tempo a chiacchierare, senza silenzi imbarazzanti. Mi dice che le rose sono piaciute alla sorella e mi parla di ciò che è successo dopo il matrimonio di Dee e Ben.

Dice che ha conosciuto una ragazza un po' squilibrata, all'inizio sembrava normalissima, poi dopo tre giorni in cui hanno iniziato ad uscire aveva già pensato di programmare le loro nozze.

Avevo già capito di chi stesse parlando. Era Cassidy Bale, viveva sulla spiaggia con la nonna e non ha mai avuto un ragazzo per più di una settimana per questa sua foga di coronare il suo sogno d'amore.

<<Possibile che un donnaiolo come te non abbia decifrato il soggetto da lontano?>> chiedo ridendo.

<<Cosa posso farci? Alle volte bisogna fare manutenzione ai sensori>>

Ridiamo all'unisono finché non giungiamo d'innanzi al ristorante.

È davvero bellissimo. Piccole luminarie e lanterne lo illuminano nel buio della sera, i tavolini sono piccoli, adatti solo per le coppie, e la musica di sottofondo è jazz.

<<È davvero stupendo>> commento a bocca aperta.

<<Che ti avevo detto?>> millanta lui.

<<Adesso però bisogna vedere se il cibo ne vale la pena>> lo istigo.

<<Fidati, la cucina italiana è la migliore, anche all'estero quando i prodotti non sono gli stessi che puoi trovare in Italia>> e con una mano, che mi adagia lievemente sull'incavo della schiena, mi segue all'interno del ristorante.

ROCK ME BABYWhere stories live. Discover now