Capitolo 20

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Sono solo le nove e mezza. É presto. Perciò decido di fare una vasca rilassante e di prepararmi come si deve. Prendo la ceretta, e fissandola intensamente cercando di capire cosa farne con lei. Alla fine decido di depilare qualunque zona del mio corpo che presenti peluria indesiderata, anche la più corta. Non capisco perché ho riempito la vasca di acqua, dal momento che con i goccioloni che sto versando potrei riempire la fontana di Trevi.

Liscia come i petali di una rosa, finalmente mi immergo nella vasca calda e schiumosa, che mi avvolge e mi rilassa.

Finisco di torturarmi bene bene con il dermaroller, che passo molto delicatamente sul viso, e poi applico le mie solite maschere in tessuto alla vitamina C.
Non ho mai tenuto particolarmente al mio aspetto. Sono cresciuta in una cittadina dove le ragazzine già dai 13 anni prenotavano da sole le sedute dalle estetiste di fiducia, e non della madre. Si facevano fare maschere all'oro ventiquattro carati, e cerette alla brasiliana in posti dove il pelo neanche riusciva ad accennare la fuoriuscita che per lo spavento piuttosto tornava nel bulbo pilifero e non usciva più. E lo so, perché ogni party di compleanno che facevano era nei centri estetici, ed offriva sempre la matrigna o la madre, che, navigando nel verde dei dollari, non si curavano se il marito si sarebbe trovato con quindicimila dollari all'anno in meno, sempre lo stesso mese, sul conto. O probabilmente neanche ci faceva caso, da quanti soldi avevano. Inutile dire che ne uscivo liscia e luminosa neanche quanto Nemo quando ha subito la "decontaminazione" dalle acque dell'oceano da Jaqué.
Però per quanto mi divertissi, e solo se c'era Demy, la quale era il motivo principale per cui mi invitavano, altrimenti non avevo nessun invito, preferivo di gran lunga la compagnia di un buon libro, a bordo piscina se proprio vogliamo concederci il massimo del lusso.

Poi però dopo essere stata bullizzata per il mio aspetto fisico, dalle Britney Spears della situazione, alle superiori, ho iniziato a curarmi quel poco che serviva per essere bella al naturale.

R-E-S-P-E-C-T find out what it means to me R-E-S-P-E-C-T... Il timer suona e così procedo a togliermi la maschera e a ritmo delle mie solite Blues women mi lavo i capelli.

Quando esco dalla vasca, mi allungo verso il tavolino a fianco per leggere l'orario sul telefono. Strabuzzo gli occhi! Le undici e mezza?! Ma com'è possibile che io sia stata nella vasca così tanto tempo?!

Mi affretto così ad asciugarmi i capelli con l'asciugacapelli che mi ha regalato mia mamma per natale, che ha un moltissimi inserti a seconda di come si vogliono asciugare. Cerco di dargli una parvenza di piega, scegliendo di optare per i capelli mossi.

In fretta e furia cerco di correggere le occhiaie che mi ritrovo picchiettando un po' di correttore con il polpastrello. Piego le ciglia e metto il mio mascara preferito per fare volume, visto che non ho tempo per le ciglia finte e le cose elaborate che solo Dee sa fare. Tocco finale un po' di illuminate sugli zigomi e un gloss trasparente al peperoncino, che aiuta a dare volume alle labbra e a far risaltare il colore naturale. Non so come possa aver imparato tutto questo... Credo sia tutta opera della compagnia di Dee.

Corro in camera inciampando nello spigolo del letto, che fortunatamente è imbottito, e perciò l'impatto é meno doloroso. Mi infilo il primo completino che trovo, un paio di shorts e un body nero. Metto le mie converse preferite acquamarina e sono pronta per andare. Arraffo la borsetta da sopra il cassettone, con il telefono, gli occhiali da sole e le chiavi, e scappo al piano di sotto.

<<Divertiti con chiunque ti abbia scritto il numero sul braccio>> sento mentre corro verso la porta.

<<Eh si, cia...cosa?!>> dico mentre realizzo e torno indietro verso la cucina.

<<No dico, divertiti con, presumo il ragazzo, che ti ha scritto il numero sul braccio>> divento rossa paonazza, mentre mamma mi punta il braccio, su cui c'era il numero, con un mestolo. Non le si può nascondere niente.

<<Eh già, la tua mamma é formidabile, ma pensavo avessimo già superato questa fase adolescenziale del nascondere le cose... Che per altro non hai neanche mai avuto>> ammette sconfortata.

<<Magari é proprio perché non l'ho mai avuta che vorrei tenere qualcosa anche per me, o forse perché é una storia complicata da spiegarti ora in cinque secondi quando sono già in ritardo>> dico saltellando sui piedi mdntre controllo il display del telefono che sembra gridarmi che sono già le 12:15.

<<Sto scherzando tesoro, però per qualunque cosa sai che sono qui, non voglio che tu soffra, ma finché hai tutto sotto controllo starò tranquilla>>

<<Si, ok, ciao>> dico frettolosamente sfrecciando verso la porta d'ingresso.
Non so se sia perché odio essere in ritardo o perché c'è qualcosa di più sotto che non voglio ammettere a me stessa.

<<Ricorda che le ragazze si fanno sempre desiderare, é una regola universale!>> urla mia mamma mentre si sposta in salotto con il pranzo sul piatto.

Scendo le scale del portico stando attenta a dove metto i piedi per non inciampare. Alzo lo sguardo e Nate non c'è.
Cerco con lo sguardo ovunque ma qui non c'è traccia di alcuna macchina a parte la mia.

ROCK ME BABYWhere stories live. Discover now