NEW| Capitolo 53

860 28 0
                                    

Il giorno dopo, al lavoro, come promesso da Lindsay, mi ritrovo seduta sul bancone a bere te, sgranocchiando biscotti al limone, mentre Lindsay mi fa compagnia abbandonata sul registratore di cassa.

Questa mattina è tranquilla, e non è uggiosa come le solite mattinate londinesi.

<<Allora, hai già pensato ad un nome per la tua bimba?>> mi chiede Lindsay.

<<Siamo già in due a pensare che sia femmina...>> sorrido.

<<Beh, ho questa sensazione in qualità di futura madrina londinese, perciò credo proprio che sarà così. Ma anche se fosse maschietto, hai pensato a qualche nome?>>

<<Ieri sera mi sono persa su di un sito pre-maman, a guardare tutti gli accessori e le cose che mi servirebbero. Diciamo che non ho ancora pensato ai nomi>> ammetto.

Forse le brave mamme non appena scoprono di avere iniziato la loro gestazione iniziano a pensare al nome... Forse sto già sbagliando...

<<Oh, non è un problema, sai, mia madre ha scelto come chiamarmi la mattina in cui sono nata. Di fronte alla finestra della sua sala parto c'era un manifesto pubblicitario della ceretta Lindsay... E ha deciso di chiamarmi così... .>>

<<Originale>> rido.

<<Già... Non ti dico quando lo racconta a tutti>> annuncia.

<<Sai, ora che ci penso>> scendo dal bancone <<Mi piacerebbe qualcosa come Rose o Amy, se fosse una femmina... Bryce... o forse Zaine se fosse un maschietto>> dico afferrando una rosa.

<<Sono nomi bellissimi, e poi, devi scegliere tu. Ma bada bene a come lo scegli e non chiamare tuo figlio o figlia in base ad un cartellone pubblicitario>> sentenzia, per poi scoppiare a ridere all'unisono.

<<Bene, la pausa è finita, vado in magazzino ad occuparmi degli ordini da fare. Tu rimani qui a servire i clienti, farai meno sforzi>>

<<Grazie, Lindsay>>

E mentre lei sparisce dietro al muro, che separa il negozio dalle scale che portano al magazzino, il campanello della porta suona, ecco il primo cliente della giornata.

Di solito sono brava ad intuire cosa desiderino. Questo ragazzo è alto, in contro sole non riesco a vedere bene il colore dei suoi capelli, ma direi un castano chiaro. Non è elegantissimo, ma casual chic, con una camicia indossata al di fuori dei pantaloni, lunghezza metà coscia, larga, e un paio di jeans stretti, mocassini, ed una catena che dondola appesa al jeans.

Sta guardando le rose, rose rosse. Passione. A chi devi chiedere scusa? Chi devi portare a letto? penso.

Non appena si avvicina per chiedere aiuto, non posso credere ai miei occhi.

<<Ma tu mi segui?!>> 

<<Mia!?>> esclama.

<<Erik!>> gli vado in contro abbracciandolo.

<<Ma che ci fai qui?>> mi chiede con un sorriso a trentadue denti.

<<Io ci lavoro>> rispondo prontamente, mentre sciogliamo l'abbraccio.

<<Ma non lavoravi a Sanibel?>>

<<Si, poi però mi è stato offerto un lavoro qui e così ho accettato... Non c'era più nulla che mi trattenesse la>> sospiro <<Tu piuttosto che ci fai qui?>>

<<Sono venuto a trovare mia sorella. Non la vedo da anni ormai, e siccome le rose rosse sono il suo fiore preferito sono venuto a comprarne un mazzo.>>

Ok... la gravidanza destabilizza il mio sesto senso.

<<Oh che bello, e dove abita?>>

<<Finsbury Park>> dice.

<<Che coincidenza, anche io ho un appartamento lì>> sorrido <<Allora rose eh? Un mazzo?>>

<<Si, facciamo una dozzina>>

<<Arriva subito. Solo rose rosse?>>

<<Si solo rose rosse>>

Prendo le rose e mi dirigo al bancone per preparare il mazzo, ancora sconcertata all'idea che Erik sia qui.

<<Quindi... tu e il tuo ragazzo>>

Lo correggo <<Ex>>

<<Non state più insieme?>>

<<No, si è dimostrato una persona totalmente diversa da quella che conoscevo>> sospiro, mentre sovra pensiero mi pungo con una spina <<Ahhh>> esce una gocciolina di sangue, che Erik prontamente asciuga con un fazzoletto.

<<Tutto okay?>> mi chiede.

Gli sorrido <<Si, tutto ok, solo una spina>>

Finisco il mazzo, e glielo consegno. <<Quanto ti devo?>>

<<Offre la casa>> annuncio.

<<No, dai, lascia che paghi>>

<<No, davvero, siamo a posto così. Divertiti con tua sorella>>

Mi sorride <<Allora grazie>>

Sta per uscire, ma poi gira i tacchi e si rivolge di nuovo a me <<Facciamo così, per ripagarti in qualche modo dell'omaggio di fiori, stasera ti porto a cena>>

Sospiro sorpresa <<Emh...>>

Ma proprio in quel momento emerge Lindsay <<Si, è libera! Stasera chiudiamo prima>>

La guardo di sottecchi, mimando un "grazie" sarcastico con le labbra. Lei mi fa l'occhiolino.

<<Allora ti passo a prendere stasera, alle sei e mezza>> 

<<Facciamo qui al negozio?>>

<<No, ti lascio il mio numero, così mi mandi l'indirizzo preciso>>

<<Okay>> 

Dopo avermi lasciato il suo numero con tanto di occhiolino, se ne va. Lindsay prontamente gli manda l'indirizzo con il mio telefono mentre io sembro ancora sotto ipnosi. 

Che diavolo è appena successo? E poi sto per diventare madre, come gli spiego che sono incinta? E se poi succedesse? E se rischiassi di perdere il mio fagiolino? Cosa mi sta succedendo? Perché mi sento così su di giri?

<<Bello il ragazzo. Come si chiama?>>

<<Eh?>> chiedo risvegliandomi dalla trance.

<<Dico, bello il ragazzo, nome?>>

<<Ah, lui... emh.. è Eirk. L'ho conosciuto al seminario di Botanica in Ecuador>>

<<Figo>> sospira con il volto poggiato sul suo palmo abbandonata sul bancone del negozio.

<<Già, avevamo addirittura quasi fatto sesso, ma non aveva protezioni... Ironia della sorte. E subito dopo aveva già trovato una sostituta dopo che lo avevo liquidato>>

<<Un ruba cuori!>>

<<Si, lo ha anche ammesso. Ama tutte le donne, e non riesce a sceglierne una sola>>

<<Ma se è cambiato, tutto guadagnato>>

<<MI spaventi quando parli in rima>> ammetto.

<<Laurea sprecata in letteratura... A quanto pare Shakespeare ha avuto successo a sufficienza anche per i poeti a venire>> fa, con gesto teatrale della mano.

<<Non dovresti arrenderti, e provarci, in fondo sei laureata da pochissimo. Non puoi darti per vinta>>

Lindsay liquida l'argomento con un semplice <<Vedremo>>



ROCK ME BABYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora