18. Dopo la missione | Spies Are Forever

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Questa ff l'ho scritta tempo fa. Essendo lgbt, senza la modifica attuale non avrei mai potuto pubblicarla, quindi che dire... Ora potrà essere letta.
Enjoy, anche se nessuno conosce SAF (è un musical a puntate che trovate su youtube. È molto carino, ve lo consiglio.)

-♥️-

Categoria: Missing moment
Fandom: Spies Are Forever
Personaggi: Curt e Owen
Rating: Verde
Spoiler: Poco o nulla

-♥️-

Nel bagno di una camera d'hotel, due uomini sedevano uno di fronte all'altro, uno sul bordo di una vasca da bagno, l'altro su una sedia presa dal soggiorno.

Il primo era privo della maglia e aveva il braccio teso verso l'altro, che stava esaminando la ferita con attenzione.

«Fa male?» chiese Owen Carvour tenendo con delicatezza il braccio del suo partner.

«Non quanto ne farà quando dovrai disinfettare, e grazie al cielo che è superficiale.» rispose Curt Mega, osservando con lui la ferita.

Gliel'aveva fatta un proiettile un'oretta prima, mentre i due erano in missione. Nonostante il loro rapporto "vero", di rado capitava che i due commettessero imprudenze mentre lavoravano: quella ferita non era tanto un'imprudenza, quando un gesto spontaneo di Curt che, quando aveva visto uno dei russi che avevano seguito ancora vivo, pistola in mano puntata contro Owen, si era buttato su di lui, guadagnandosi quella ferita.

Gli aveva sparato subito dopo, ovviamente, completando la missione e tornando all'albergo subito dopo per occuparsi della ferita.

«Allora togliamoci il pensiero.» disse Owen prendendo il disinfettante.

Curt non si lamentò mentre la ferita veniva pulita, trattenne solo il respiro mentre con lo sguardo osservava il volto concentrato del partner.

Non ci mise molto, così mise via il disinfettante e prese le bende, coprendogli la lesione con esse. Lo sguardo di Owen incontrò quello dell'altro per un istante prima che agisse e ne sentì il peso.

Una volta finito mise il rotolo delle bende nella valigetta di primo soccorso. Avrebbe voluto metterla via, ma Curt non glielo permise: nel momento in cui si girò per guardarlo, non più di un secondo, il partner gli prese il volto tra le mani e posò le labbra sulle sue.

«Curt...» sussurrò Owen in un soffio.

«Non hai idea di che spavento ho preso, Owen. Stava per ucciderti... Ho davvero avuto paura di perderti.» rispose l'altro, allontanandosi abbastanza da guardarlo e accarezzandogli il volto con una mano.

«Mi dispiace, ho abbassato la guardia e tu ci sei finito in mezzo.»

Curt sorrise leggermente. «Basta che tu sia vivo... Non so cosa farei senza di te.»

Owen lo ricambiò, poi si avvicinò e sussurrò: «Se vuoi ci spostiamo sul letto, almeno stiamo comodi. Tanto è matrimoniale.»

«Dovrei chiedere a Cyntha perché ci abbia preso la camera matrimoniale. Anzi, meglio di no, me ne dirà già tante per essermi ferito». Imitando la voce di Cyntha aggiunse: «Sei un deficiente, Mega. Un completo, fottuto DEFICIENTE!»

«Sì, in effetti te lo dice spesso, e proprio con quel tono. Ah, e dopo ti direbbe che il tè che hai appena bevuto è avvelenato.» esclamò ridendo Owen. Approfittando del fatto che Curt gli aveva lasciato il viso, mise al suo posto la valigetta, poi gli offrì una mano e lo tirò in piedi: lo slancio fu tale che il partner gli cadde quasi addosso.

Fu Curt a trascinarlo a letto. Ce lo lanciò sopra, quasi, e poi lo raggiunse, sedendosi a cavalcione su di lui appoggiando le mani ai lati della sua testa. Sorrise, poi lo baciò, un bacio più passionale del precedente.

«Non mi sembra ti faccia tanto male il braccio, uh?» mormorò Owen appena riuscì ad articolare delle parole.

«Me ne fa, ma per te sono disposto ad ignorare il dolore.»

Con una maestria che solo una spia ben addestrata poteva avere, Owen ribaltò le posizioni, incastrando sotto di sé in partner e bloccandogli le mani contro il materasso, intrecciando le dita con le sue.

«Non intendo lasciarti soffrire due volte per colpa mia.» disse sorridendo e baciandolo.

«Non soffro mai per colpa tua.» ribatté Curt tra un bacio e l'altro, approfittando del fatto che era ancora lucido.

«Che dire, molto romantico.» fu l'ultima frase che si udì nella stanza prima che ogni parola sensata venisse sostituita da sospiri e gemiti.

Per la coppia di spie, quello era senza dubbio il miglior modo per concludere una missione.

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