38. Jurda Parem | Shadow and Bone

118 3 0
                                    

Buongiorno a tutti!
Per questa ff devo necessariamente citare la fonte d'ispirazione. Non so se la persona in questione mi picchierà o mi vorrà bene, comunque devo citarla.
Ho scritto questa ff con il Darkling sotto Jurda Parem, ma la ff che mi ha introdotto a questo concetto (e al Darkling imprigionato *coff coff*) è "You're Not Alone..." di LeBlueRoar. Ho dato un risvolto ai fatti totalmente diverso da quello originale, non ho copiato nulla, ho solo preso il concept e mi sembrava giusto riferire da dove l'avevo preso.
Detto questo, un paio di note pre-lettura:

Ho letto Sei di Corvi ormai due anni fa e non ricordo esattamente se la Jurda Parem fosse liquida o polvere: io ho scritto essere liquida perché e piu facile iniettare la droga a qualcuno imprigionato piuttosto che fargliela sniffare.
Inoltre non sono certa dei limiti del Darkling in fatto di poteri, quindi nel dubbio in questa ff lui normalmente non può governare le ombre non prodotte da lui.

Buona lettura :D

-♣️-

Categoria: What if?
Fandom: Shadow and Bone (con menzione di Sei di Corvi)
Spoiler: Fino al secondo libro di Shadow and Bone e, immagino, tutto il primo di Sei di Corvi (solo per quanto riguarda la Jurda Parem, niente spoiler dei Corvi)

-♣️-

Nel buio della sua cella, l’Oscuro si chiedeva perché fosse lì. Si chiedeva cosa ci facesse lì, il motivo per cui era lì, anche il come, in effetti. Aveva vissuto centinaia di anni e mai, mai nessuno era riuscito a metterlo in catene in quel modo.

Eppure qualcuno ci era riuscito, perché in quel momento era in quella cella, i polsi fissati al muro e assolutamente inamovibili. Era per non farlo evocare, ovviamente, e chi lo aveva messo lì doveva sapere che un paio di semplici manette non sarebbero bastate a fermarlo.

Chiunque lo avesse messo lì era potente, e lui aveva anche idea di chi potesse essere stato, ma una parte di lui si rifiutava di credere che potesse essere chi pensava.

Se anche fosse stata quella persona, c’era da capire il motivo.

Poi sentì il cigolio di una porta in lontananza, accompagnata da due voci. Esse rimbombarono e il Grisha riuscì a cogliere uno sprazzo di conversazione.

«È una pessima idea.» disse una voce che conosceva, anche se non la sentiva da parecchio.

«Gli effetti collaterali-» disse una seconda voce maschile, che fu però interrotta da una terza, femminile, molto familiare. «È per questo che non faccio io il test per prima.»

Uno dei due uomini abbassò la voce e l’Oscuro non udì le parole. Udì solo la voce della donna che diceva in risposta: «È l’unico con un potere realmente simile al mio.»

«Lo dovresti liberare per poter verificare cosa realmente succede, e non possiamo permettercelo! Non possiamo permettercelo neanche normalmente, figurati sotto Parem!»

L’Oscuro meditò su quel termine. Lo aveva già sentito e il nome gli dava la sensazione di potere, ma non gli veniva in mente il motivo.

«Io sono disposta a rischiare.»

«Alina, il potere ti ha dato alla testa. Non puoi essere seria!»

L’Oscuro sapeva che il tracciatore odiava i Grisha. Forse non era neanche odio, era pura e semplice inferiorità che lo faceva irritare. Comunque fosse, quelle parole sembravano non provenire dalla rabbia, ma dalla paura. Di Alina Starkov o di lui? Non avrebbe saputo dirlo.

«È un pessimo piano. Va contro i principi morali di tutti questa cosa, persino dell’Oscuro. Lo stai usando come cavia.»

«Tu mi hai suggerito di usare altri Grisha, Nikolai. Non mi puoi dire proprio niente.»

Racconti sui fandomNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ