68. Sogni | Aladdin

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Buonasssssera a tutti!
Quest'anno Babbo Natale mi ha regalato tre mesi di abbonamento con Disney+ e ne ho approfittato per spararmi un po' di roba. Tipo il live action di Aladdin che non sono riuscita a vedermi su Rai 1 perché stavo vedendo Hugo Cabret.
L'ho recuperato, l'ho adorato, potrebbe scapparmi una fic oltre a questa ma c'è decisamente tempo per pensarci.
Per ora, enjoy.

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Categoria: Missing moment
Fandom: Aladdin (Live Action del 2019)
Protagonista: Aladdin
Spoiler: Beh, del film. Meglio leggere se lo avete visto tutto.

-♣️-

Aladdin era nel giardino di Jasmine.

Ogni volta che lo aveva visto, il giardino era rigoglioso e verde, e la fontana che era nel mezzo era sempre accesa, con l’acqua che zampillava di continuo. In quel momento invece era spoglio: tutti gli alberi erano spogli, i rami nudi come fossero radici, e la fontana era secca.

C’era qualcosa che non andava. Lo pensò mentre si guardava intorno, vedendo che la fontana era crepata, che i muri esterni parevano nelle stesse condizioni. Era tutto in rovina.

Non vide le guardie arrivare. Spoglio com'era, il giardino non avrebbe dovuto poter nascondere nemmeno una lucertola, eppure le guardie apparvero dal nulla come fossero state nascoste fino a poco prima. 

Erano tante, troppe, e Aladdin era un ladro, non un guerriero.

Fece il possibile per allontanarle. Scalciò, urlò, chiamò Abu sperando in un aiuto, ma la sua scimmia non si fece viva. Nel giro di un paio di minuti era a terra, steso a pancia in giù che ansimava di fatica e dolore, con un paio di guardie a tenerlo giù e altre impegnate a legargli le mani dietro la schiena e i piedi tra di loro, così che non potesse fuggire.

Proprio come avevano fatto prima di cercare di affogarlo per ordine di Jafar.

Aladdin non poté fare nulla. Neanche agitarsi funzionò, e quando tirò una testata a una guardia ricevette in risposta un pugno in pieno volto che per un momento gli fece perdere i sensi.

Quando li recuperò, era in una camera da letto. Una camera da letto regale. Doveva essere la vecchia camera del sultano, ora trasformata in una sorta di enorme studio.

C’era un letto in un lato nella camera, a ricordare la sua vecchia funzione, e sul lato opposto c’erano svariati tavoli pieni di oggetti e strumenti oscuri, gli stessi che Aladdin aveva visto nel laboratorio di Jafar quando l'avevano sbaraccato dopo la sua sparizione, e un trono. 

Aladdin venne trascinato e buttato in ginocchio davanti a quest’ultimo.

Non era vuoto, realizzò quando riuscì ad alzare la testa e a vedere qualcosa oltre al semplice pavimento. Vedeva delle scarpe a punta nere, dei pantaloni larghi neri e un mantello nero.

Alzò lo sguardo, incrociando gli occhi malvagi del nuovo sultano e stregone del regno di Agrabah.

Jafar lo guardava con trionfo e con una macabra soddisfazione. Gli venne la pelle d’oca.

Quell’uomo era stato e sarebbe sempre stato più forte e potente di quanto Aladdin avrebbe mai potuto desiderare, ma almeno di solito era libero. Poteva fuggire.

Stavolta non poteva. Era in trappola.

«Ma bene, chi abbiamo qui?» chiese alzandosi dal trono e chinandosi su di lui. Gli afferrò con violenza i capelli, tirandoglieli all’indietro con un gemito di dolore da parte del più giovane, e lo costrinse a guardarlo. «Nientemeno che uno straccione. Lo straccione per eccellenza, anzi. Aladdin.»

Sorrise maligno. «Nientemeno che la persona più amata dalla principessa Jasmine. Non è così, principessa?»

Non ottenne risposta, ma si era girato verso il letto a parlare e ad Aladdin quel movimento non piacque per nulla.

«Legatelo a quella colonna così da guardare il letto.» ordinò Jafar lasciandolo andare.

«Cosa vuoi fare?!» sbottò Aladdin mentre veniva tirato in piedi e trascinato verso una delle colonne della stanza da un paio di guardie.

«Tu mi hai dato una tale quantità di fastidi che ciò che vorrei è farti soffrire finché non desidererai morire e io potrò negarti questo piacere. Ma non sei certo l’unico ad avermi dato infiniti fastidi, anche la tua principessa ci ha messo del suo, e anche il Genio, quindi farò il modo che impariate tutti la lezione una volta per tutte.»

Aladdin venne slegato un istante, quanto bastava per allungargli le braccia attorno alla colonna e legargli i polsi dietro al pilastro, tendendo i suoi arti tanto che credette glieli avrebbero strappati.

Anche le sue gambe ricevettero lo stesso trattamento: le sue caviglie vennero legate allo stesso modo, costringendolo in ginocchio senza dargli la minima possibilità di fuga o anche solo di mettersi in piedi.

Poi guardò il letto e vide Jasmine.

Era stesa a pancia in su sul materasso, i polsi legati saldamente alla testiera del letto. Pareva priva di sensi, ma ad Aladdin pareva tanto immobile che poteva anche essere morta; al pensiero gli vennero i brividi.

Non era solo quello, era anche il fatto che era nuda su quel letto. Quando si girò verso il trono vide il Genio fluttuare in mezzo alla stanza con aria inquieta, probabilmente costretto lì contro la sua volontà.

Jafar era sotto di lui, stava avanzando con sicurezza verso di loro, e Aladdin sentì il terrore aumentare mentre vedeva che lo stregone mentre avanzava si stava spogliando. Vide le scarpe abbandonate accanto al trono, il mantello, iniziava ora a togliersi i pantaloni.

«Non vorrai…» cercò di dire.

«Voglio, invece. E tu assisterai mentre mi prendo la tua donna con la forza necessaria perché ricordi il suo posto.»

Aladdin urlò e tutto attorno a lui iniziò a svanire.

-

Aladdin si svegliò di colpo nel letto. Per un momento fissò il soffitto respirando affannosamente, poi si mise a sedere con una mano sul petto, ascoltando il suo battito accelerato.

Era nel letto matrimoniale di Jasmine. Girandosi verso la sua destra vide che la principessa, ora sultano del regno di Agrabah, era lì accanto a lui che dormiva. Persino tra i suoi ansiti sentiva il suo respiro regolare.

Si fece passare una mano tra i capelli sentendo il sollievo pervaderlo.

Era stato solo un sogno. Jafar non era lì, era ancora rinchiuso nella lampada. Non aveva fatto nulla di orribile a Jasmine, non di quel genere.

Un mugolio lo fece girare. Rajah si era avvicinata a lui e si era seduta, osservandolo con i suoi intensi occhi gialli. Capiva che era turbato.

Aladdin posò una mano sulla testa della tigre e la accarezzò, facendole i grattini di tanto in tanto. Nel giro di pochi minuti si era decisamente calmato.

«Scusa se ti ho svegliata.» mormorò alla tigre prima di sdraiarsi nuovamente sotto le lenzuola.

La tigre leccò la mano di Aladdin prima di tornare a dormire nel suo giaciglio. Il ragazzo sorrise e si sdraiò di lato, dando le spalle a Jasmine.

Dopo un momento sentì la ragazza muoversi e il suo corpo appoggiarsi contro il suo. Intrecciò le loro gambe e lo cinse con il braccio destro, appoggiandolo sul letto a pochi centimetri dal suo petto.

Aladdin sorrise e le prese la mano, intrecciando le loro dita, poi chiuse gli occhi, certo che altri eventuali sogni sarebbero stati molto più sereni.

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