61. Gay bar | L'Ispettore Barnaby

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Io vi avevo avvisato, va detto che ho ancora solo una ff pronta e basta. Per ora.
Enjoy.

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Categoria: Missing Moment
Fandom: L'Ispettore Barnaby
Protagonisti: Tom Barnaby, Ben Jones, Gail Stephens
Spoiler: Credo nulla

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L'agente Stephens stava osservando il sergente Jones da tutto il giorno. Conosceva da parecchio Ben e non era troppo strano che si arrabbiasse, ma quel giorno pareva ad un passo dall'esplodere. Lo aveva sentito sbuffare come una locomotiva ogni cinque minuti per tutta la mattina e aveva già strappato dei fogli che aveva compilato con cattiveria, atti che di solito compieva semmai con discrezione. Non l'aveva mai visto così irritato.

Avrebbe voluto chiedergli il perché di tanta irritazione, ma non ci teneva a finire in mezzo tra lui e la sua furia.

Poi l'ispettore Barnaby entrò. Stavano lavorando a un nuovo caso, la morte di un uomo che era stato decapitato con una lama arroventata, il che faceva molto “cavaliere senza testa” del Mistero di Sleepy Hollow. Era stato Jones a fare quell’osservazione, ma i compaesani del morto non l’avevano presa sul ridere come lui: la leggenda del cavaliere senza testa salito dall’inferno per uccidere i peccatori era, a loro dire, in circolo da secoli.

«L'interrogatorio al compagno non ha portato informazioni aggiuntive a quelle che già avevamo.» commentò mentre si sedeva alla scrivania. «I compaesani non approvavano la loro relazione, ma questo lo sapevamo già. Ciò che ha saputo dirci di nuovo è che probabilmente aveva un amante, anche se non ne è sicuro perché, a suo dire, le cose tra loro andavano a gonfie vele.»

«Qualcuno del gay bar?» chiese Stephens riferendosi a un locale che l'uomo pareva frequentare spesso.

«Presumibilmente. Non certo un cavaliere senza testa.»

Barnaby lanciò poi un'occhiata a Jones, che stava fissando lo schermo del suo portatile come lo volesse incenerire.

Stephens aveva lavorato con loro abbastanza da decifrare il cambio repentino sul volto dell'ispettore. La guardò e le fece l'occhiolino, poi si voltò verso Jones.

«Credo dovresti andare tu, Jones.»

Jones alzò finalmente lo sguardo, osservando il suo capo con aria quasi persa, una specie di tentativo di mascherare l’irritazione di quel giorno almeno davanti a lui. «Scusi?»

«Dobbiamo fare qualche domanda al gay bar. Vorrei ci andassi tu.»

Jones sospirò, seccato. Stephens era certa il sospiro non fosse per l’incarico in sé quanto più per il fatto che lo stesse disturbando il un giorno no.

Prima che potesse dire qualunque cosa, Barnaby aggiunse: «Il marito ha fatto il nome di un certo Thomas come possibile amante della nostra vittima. Trovalo e fai il possibile per farlo parlare.»

«Il possibile.» ripeté Jones. Stephens sentì il conto alla rovescia iniziare.

«Sì, Jones. Qualcosa non ti è chiaro?»

«Tutto mi è chiaro, signore, anche i sottintesi. Non capisco però perché vorrebbe mandare me, visto che c'è chi è più abile e capace.»

Non era chiaro cosa lo stesse turbando, ma non aveva mai sentito Jones avere problemi di autostima. Poteva forse essere un po’ cocciuto, ma non era certo stupido, ed era certa anche Jones stesso lo sapesse. Non si sarebbe però sorpresa se fosse stato proprio il suo capo a causarglieli, soprattutto sentendo il tono di “lei sa di cosa sto parlando” che aveva usato.

«Chi dovrei mandare al tuo posto, Stephens? In bocca a tutti quegli uomini pericolosi?» chiese con finta innocenza Barnaby.

«È un gay bar, signore. Al massimo dovrebbe preoccuparsi delle donne, e sappiamo tutti e due che riesce ad avere la meglio su uomini che sono anche il doppio di lei.»

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