28. Heartrender Husbands | Shadow and Bone Show

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BONJOURRRRRR
VOLEVO SCRIVERE DI UNA SHIP NATA NELLA SERIE DI S&B CHE MI HA GUSTATO ANCHE SE NEI LIBRI AVREI LANCIATO IVAN DA UN DIRUPO SO ENJOY

-♥️-

Categoria: Missing Moment
Fandom: Shadow and Bone (serie TV)
Ship: Ivan e Fedyor
Rating: Verde
Spoiler: Beh della serie I guess, ma non gravi

-♥️-

Era una serata priva di nuvole e piena di stelle sul Piccolo Palazzo. Molti Grisha si stavano godendo la serata estiva, alcuni usando i loro poteri per rinfrescarsi, altri restando a guardare.

Ivan non rientrava in nessuna di queste categorie. Si era allontanato dagli altri spaccacuori che si stavano rilassando sulla riva del lago ed era andato ad allenarsi altrove, sempre sulla riva del lago ma in una radura celata dagli alberi.

Lo faceva spesso di allenarsi dopo cena e di farlo lì, specialmente in estate. Quando poi finiva poteva farsi un bagno nel lago e tornare indietro.

Quella sera era particolarmente afosa e Ivan risentiva di tutto quel caldo mentre faceva stretching e si immaginava di colpire con forza un nemico immaginario. Si ritrovò tutto sudato, ansimante e con il cuore che batteva all’impazzata dopo neanche dieci minuti, ma non si fermò.

Poi sentì il battito del suo cuore rallentare e il caldo dissiparsi. Ivan si fermò e si ritrovò a sorridere.

«Sai che non ce n’è bisogno, Fedyor.» disse girandosi verso un punto preciso tra gli alberi, da cui udiva distintamente un battito cardiaco. Un battito che accelerò subito dopo quella frase.

Il ragazzo comparve alla luce della luna appena spuntata. Aveva un’aria perennemente giovane che ogni tanto distraeva Ivan, come in quell’istante.

«Come fai a riconoscermi sempre?» disse sorridendo imbarazzato, forse più dall’essere stato scoperto.

«Ogni persona ha un battito cardiaco caratteristico. So riconoscere il tuo.» disse Ivan riprendendo posizione e colpendo l’aria. Non disse che il suo era anche l’unico che si era preso la briga di memorizzare.

Fedyor lo superò, appoggiò la kefka rossa al ramo di un albero, si tolse gli stivali ed entrò nel lago finché l’acqua non gli arrivò alle caviglie. Si girò poi a guardarlo e disse: «È tiepida. Non vuoi venire?»

«Appena ho finito di allenarmi.»

«So che ci tieni a diventare una guardia del generale Kirigan, ma così secondo me ti affatichi e basta. Sei già uno degli spaccacuori migliori!»

Ivan rimase coi pugni alzati e lo fissò. «Uno non è abbastanza. Dovrei essere il migliore, o almeno il secondo… Sperare di superare te è impossibile.»

Fedyor era più giovane di lui, anche se era impossibile stabilire di quanto, ma come spaccacuore era eccezionale. Persino il generale lo pensava. Nonostante ciò, fuori dagli allenamenti era un ragazzo estroverso che scherzava con tutti.

«Se davvero sono io il migliore, davvero credi che permetterei a qualcuno che non sia tu di farmi da partner come guardia?» disse sorridendo Fedyor.

Quello erano il genere di frasi che facevano passare Ivan da un duro inavvicinabile a un ragazzo cotto di qualcuno. Cotto e ricambiato, anche se ancora stentava a crederci.

«Beh, magari starmi accanto anche come partner di lavoro ti potrebbe...» fece per dire, ma si interruppe quando l’altro disse: «Non mi stancherò di te, Ivan. Non finché sento quanto ti batte forte il cuore quando mi vedi.»

Ivan lo guardò e abbassò lentamente le braccia. Avrebbe dovuto dire qualcosa, ma non aveva idea di cosa: quell’affermazione lo aveva spiazzato completamente. Alla fine disse: «Ti diverti proprio a mettermi in difficoltà così, eh?»

«Forse un pochino.» disse Fedyor ridacchiando. Gli tese poi la mano per invitarlo a raggiungerlo.

Ivan si tolse gli stivali che ancora indossava e lo raggiunse. Non fece in tempo a mettere piede in acqua che Fedyor gli prese il polso e, con una mossa che avrebbe reso Botin decisamente orgoglioso, gli fece fare una capriola e lo fece cadere in acqua.

Quando il mondo si girò, trovò l’altro a ridere divertito. In risposta Ivan sorrise, gli prese una caviglia e la tirò, facendogli perdere l’equilibrio e cadere sul didietro sul basso fondale.

Erano addestrati come Spaccacuori entrambi, ma erano anche ottimi combattenti. Fedyor si mise a ridere e schizzò Ivan, che si protesse con un braccio mentre sorrideva. Era già più di quello che faceva con altri.

Poi parvero rilassarsi entrambi, Ivan seduto a gambe incrociate con l’acqua che gli arrivava alla vita, Fedyor con le gambe distese e gomiti e avambracci puntellati per farlo stare semidisteso.

Per un momento nessuno disse nulla: Fedyor sentiva le risate e le urla degli altri Grisha, Ivan ascoltava l’acqua e, insieme, il battito dell’altro.

«A volte ho paura di tutto questo. Di cosa potrebbe succedere quando saremo fuori dalla scuola, o nel Secondo Esercito o come guardie del generale. Ho paura che mi venga strappato tutto ciò a cui tengo.»

Lo sguardo che rivolse a Ivan era significativo. «Tu invece hai paura di qualcosa?»

Ivan aveva paura di tante cose. Fedyor fingeva di non sentire nulla, ma si sarebbe subito accorto se gli avesse mentito o se avesse omesso qualcosa. Non poteva però non rispondere.

«Di perderti. O di morire prima di te e lasciarti solo.»

Giocò un momento con l’acqua, muovendo la mano e sentendo la resistenza del liquido su di essa.

«E?» chiese Fedyor.

«E di te.»

«Di me?» disse sorpreso l’altro.

Ivan esitò prima di rispondere. «Sì. Ho paura di te. Ho paura che tu un giorno tu ti veda allo specchio come ti vedo io e capisca che meriti di meglio di me. Ho paura che tu possa andartene. Non riuscirei a sopportarlo, tu… sei tutto.»

Non sapeva come altro spiegare tutto quello. Non sapeva neanche quando si era ritrovato ad avere Fedyor come pensiero fisso, sapeva solo che non sarebbe esistito Ivan senza di lui. Non avrebbe avuto senso.

Fedyor si alzò e si sedette accanto a lui, appoggiando la testa sulla sua spalla. Sorrideva.

«Non c’è di meglio di te. Nessuno che mi interessi più di te. Non mi vedrai mai andarmene per sempre. Non potrei stare lontano dalla mia metà migliore.»

Ivan sorrise e gli prese una mano, sentendosi finalmente tranquillo e felice.

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