5. Quiete dopo la tempesta | Stranger Things

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Devo pensare se mettere anche personaggi principali e secondari in queste storie. Così da sapere su chi si focalizza la storia.
Che ne dite?

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Categoria: In-story
Fandom: Stranger Things
Spoiler: Sì, della S3

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Steve si stava guardando allo specchio del bagno della casa di Robin. Non sapeva come la ragazza avesse convinto i suoi genitori a farlo entrare, visto il suo aspetto decisamente pessimo e il fatto di essere il famoso Steve Harrington, ma ci era riuscita, così il ragazzo si era potuto fare una doccia e lavare via dal suo corpo una quantità inimmaginabile di sangue e sporco.

La cosa sorprendente era che Robin aveva deciso di prestargli dei suoi vestiti, che non erano nemmeno femminili quanto si sarebbe aspettato.

Con ancora indosso solo l'asciugamano attorno alla vita, Steve osservò il suo riflesso. Senza tutto il sangue e lo sporco di prima sembrava come nuovo, non fosse per quell'occhio gonfio e ridotto male, esattamente come buona parte della pelle circostante.

Non era certo la prima volta che le prendeva, ma non gli era mai andata così male.

La porta si aprì, facendolo sobbalzare. Robin entrò nel bagno e lo guardò un momento, lievemente imbarazzata. "Pensavo ti fossi già vestito".

"Non ancora...".

"Tranquillo, non mi dà fastidio. Non ho la tentazione di saltarti addosso come più o meno tutte le ragazze che conosciamo, e tu non sei così poco galantuomo da farmi qualcosa", disse la ragazza con un lieve sorriso, chiudendosi la porta alle spalle.

I due si guardarono per un momento in silenzio, poi Robin disse: "Steve... mi dispiace. Spero tu non ci sia rimasto troppo male, però non volevo darti false speranze...".

Steve le mise una mano sulla spalla e disse: "Robin, tranquilla. Capisco, e non è un problema. Dispiace un po' anche a me, voglio dire, però è meglio così. È meglio che tu me lo abbia detto".

"È che... sei l'unica persona a saperlo. Non avrei voluto dirlo nemmeno a te, ma sai, quella droga... me lo ha fatto dire".

"Robin, non intendo dirlo a nessuno. So che ero uno stronzo, ma ho imparato la lezione e per questo non ho intenzione di gettar fango su nessuno. So cosa penserebbero gli altri se lo sapessero, non ho intenzione di dirlo. Mi pestassero di nuovo, piuttosto. Non voglio tradire un'amica".

La ragazza sorrise sollevata. "Sei una brava persona, Dingus".

Steve sorrise lievemente e disse: "Vuoi fare anche tu la doccia? Esco, se vuoi".

"Dopo la faccio, prima volevo vedere com'eri messo. Va detto che senza tutto quel sangue hai un aspetto migliore".

"Aspetta di vedere domattina. Sarò gonfio il doppio".

"Parli per esperienza personale?".

Steve annuì mentre Robin accendeva una luce dello specchio e lo esaminava. Sotto quella luce si sentiva di nuovo nella cella in cui i russi lo avevano interrogato; gli venne la pelle d'oca, ma cercò di non dare a vedere nulla.

"Non hai nulla di rotto. Tornerai come nuovo".

Si tolse da lui velocemente, spegnendo la luce, poi gli tornò davanti con uno scatto che lo fece sussultare.

I due rimasero a guardarsi per diversi secondi, finché Robin non disse: "Hai paura che io ti possa picchiare, vero?".

"Cosa? No, non lo faresti, credo".

"Steve, hai sussultato perché mi sono mossa troppo velocemente".

Era inutile negare l'evidenza, così Steve non disse nulla. Robin continuò: "Queste sono le reazioni tipiche di abusi ripetuti, se così vogliamo chiamarli, Steve".

"Robin, ho fatto a cazzotti solo tre volte finora, non duecento", la interruppe il ragazzo, che ricevette in risposta uno sguardo preoccupato.

"E va bene. È vero, mi sono scazzottato solo tre volte, ma l'unica che ho vinto è stata in quella base russa e dopo sono comunque stato catturato. Tre volte sono stato pestato a sangue, in due di esse ho perso i sensi. Sono ancora pronto a buttarmi in una rissa, ma ricevere io i colpi gratis, senza che possa difendermi o quando io sono troppo debole per farlo? Di quello ne ho paura, come ho paura dei colpi che mi sono tirati per primi. Questo è tutto".

Robin lo abbracciò a piano. "Non dovevano farti questo, quei dannati russi".

"Sono stati galantuomini a lasciare intatta te".

"Infatti dopo ci hanno drogato".

"Quello almeno ha alleviato il dolore".

"E se la vedi nel verso buono, Billy non può picchiarti di nuovo".

"Non dirlo, quello potrebbe resuscitare apposta".

Robin si staccó e si sedette sul gabinetto, guardandolo. "Non lo conosco così bene, ma non mi sembrava una cattiva persona. Okay, era posseduto, ma per com'è finita...".

"Undici gli ha parlato. Lo ha salvato. Ed è morto per impedire al Mind Flayer di ucciderla. Se tornasse in vita gli potrei anche dare un abbraccio per il fegato che ci ha messo. Voglio dire, lo ha fermato a mani nude. Lo hai visto anche tu".

"Mi è venuta la pelle d'oca a vederlo in quel momento... come lo ha sfidato. Non meritava di morire".

"No, non lo meritava".

I due rimasero di nuovo in silenzio, poi Steve disse: "Come diavolo lo spiego ai miei questo nuovo occhio nero? Non posso mica dirgli che sono stato rinchiuso una base russa e che sono stato pestato a sangue!".

"Puoi dormire da me per stanotte. Entro domattina vedrai che sarà già stato detto a tutti sia di questo sottosopra che dei russi sotto Hawkins, e allora dire che sei stato pestato da loro ti farà sembrare un eroe".

"Non sono un eroe".

"Non dire idiozie, Steve. Lo sei, per i tuoi amici, per Hawkins, per me. Non pensare al passato, ora sei uno Steve nuovo e ti vogliamo bene per questo".

Il ragazzo sorrise e prese i vestiti. "Dov'è la camera per gli ospiti?".

"Esci dal bagno, prima porta a destra".

"Grazie. Chiamo i miei per avvisarli che resto qui. Se mi cerchi, mi trovi lì".

"D'accordo, Dingus. A dopo, o a domani".

Steve uscì dal bagno e si ritirò nella nuova camera, sentendosi stranamente a casa.

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