60. La Sparatoria | L'Ispettore Barnaby

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Buonasssera
Credo di voler scrivere una specie di serie con una fic per sergente. Ben ne meriterebbe due perché cambia pure l'ispettore nel mentre. Vedremo.
A proposito, questa fic doveva avere per sergente proprio Ben Jones, ma alla fine ho ritenuto fosse più in-character Dan Scott, quindi ho finito per scrivere la fic su di lui.
E niente, enjoy.

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Categoria: Missing Moment
Fandom: Ispettore Barnaby
Protagonisti: Tom Barnaby e Dan Scott
Spoiler: Che io sappia, nessuno

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Tom Barnaby non amava la violenza. Non l'aveva mai amata. Era diventato poliziotto con l'obiettivo di eliminare un po' di violenza dal mondo, del resto.

Amava ancora meno però quando la violenza era diretta verso di lui, come in quel momento.

Peter Galway aveva commesso tre omicidi, tre giovani donne che avevano sedotto e spinto al suicidio i due fratelli dell'uomo, e stava facendo di tutto per aggiungere altri due omicidi alla sua fedina penale.

L'uomo era armato con una pistola e una quantità apparentemente infinita di proiettili. Era in piedi davanti alla porta d'uscita di quella vecchia casa incassata per metà nella roccia e aveva davanti un enorme tavolo ribaltato come una sorta di barriera.

Barnaby dopo la prima raffica di proiettili si era rifugiato dietro un pilastro di roccia. Appena si muoveva di un millimetro degli spari riempivano il silenzio, assordandolo, e la sua giacca si ritrovava sempre più piena di buchi. Si sentiva fortunato che fosse danneggiata solo quella, visto che era evidente che l'uomo voleva farlo fuori.

Dando le spalle al pilastro fissò l'unica altra porta nella stanza, che dava su un ripostiglio senza finestre e totalmente buio. Se ancora non si era lasciato prendere dal panico era perché sapeva che il suo sergente, Scott, era là dentro. Non sapeva cosa stesse facendo, ma Barnaby non aveva un piano, sperava quindi lo avesse lui. Aveva sentito dei fruscii venire da lì dentro, sapeva che stava facendo qualcosa.

«Non può sperare di farla franca, Galway!» urlò Barnaby, sperando di prendere tempo. «La polizia sta arrivando!»

«Forse non la farò franca, ma farò in modo che voi non usciate vivi da qua dentro.»

Lo sparo successivo gli colpì il braccio, fortunatamente ferendolo solo di striscio. Barnaby grugnì e si ritrasse, per poi mettersi di traverso con una spalla contro il pilastro quando uno sparo dall'altro lato quasi lo beccò sulla schiena. Non poter vedere dove Galway fosse era un immenso problema.

Il suo sguardo andò verso lo stanzino e vide Scott. Vide a stento il suo volto, e scomparve immediatamente quando uno sparo tentò di colpirlo.

La pistola fece cilecca allo sparo successivo, probabilmente perché scarica. La testa di Scott comparve nuovamente, rivolta verso il suo capo. Spostò lo sguardo sul loro uomo, poi mise una mano sullo stipite della porta e si spinse fuori.

Barnaby sentì il tempo fermarsi.

«SCOTT!» urlò mentre il suo sergente correva verso Galway.

Udì uno sparo che non impattò contro il muro, poi udì Galway urlare.

L'ispettore non osò guardare cosa stesse accadendo, si limitò ad ascoltare una serie di fruscii e di grugniti, un urlo di dolore da parte del suo sergente, uno sparo, un rumore metallico e infine il silenzio.

Barnaby rimase in attesa ancora per un buon minuto, poi mise fuori il braccio ferito.

Nessun proiettile lo colpì. A quel punto decise di uscire allo scoperto.

Né Scott né Galway erano in vista. Barnaby si costrinse ad avanzare verso il tavolo ribaltato, terrorizzato da cosa avrebbe visto dietro.

Poi sentì un colpo di tosse da parte del suo sergente, seguito da molti altri, e corse a vedere.

Scott era steso a terra a pancia in su, del sangue sul volto che pareva uscire dal suo naso. Accanto a lui c'era Galway, privo di sensi e con le mani ammanettate dietro la schiena. La pistola era per terra contro al muro.

Appena Scott riuscì a smettere di tossire convulsamente, lui e Barnaby si fissarono un momento, poi l'ispettore fissò il giubbotto antiproiettile che il suo sergente indossava. Non l'aveva addosso quando era arrivato con lui in quel luogo e Barnaby non l'aveva visto quando il collega era corso fuori dal ripostiglio.

Scott espirò di colpo con la bocca socchiusa, appoggiando la testa contro il pavimento cosparso di proiettili, poi corrugò la fronte e gemette. «Diamine, che male!»

Barnaby si lasciò sfuggire una risata che liberò la tensione cumulata nell'ultima ora. «Sergente, non farmi mai più uno scherzo del genere. Credevo ti avesse sparato.»

«Mi ha sparato! Dio, non sarò morto ma mi pare che sia stato colpito lo stesso.»

«È progettato per farti sopravvivere ad un proiettile, non per farti uscire illeso. Quello sarebbe un miracolo.» fece Barnaby, sollevato come mai prima di essere lì a parlare con lui.

Scott sbuffò, poi guardò la giacca bucherellata del suo capo e la sua mano destra, coperta di sangue. «È ferito, signore.»

«È solo un graffio per fortuna. A quel che vedo, tu hai preso la batosta peggiore.»

Barnaby fece un debole sorriso, poi tese la mano non insanguinata al suo sergente, che la prese e si mise in piedi. Frugò poi nella tasca dei pantaloni e tirò fuori un fazzoletto con cui si tamponò il naso. «Mi sa che me l'ha rotto.»

«Cosa diavolo è successo dopo che sei corso fuori?» chiese Barnaby.

«Mi ha sparato qua.» disse indicando lo sterno. Barnaby realizzò che il sergente era in realtà vivo per un soffio.

«E poi?»

«Ho continuato a correre e gli sono saltato addosso oltre questa specie di barricata. L'ho buttato a terra, abbiamo lottato un momento, mi ha tirato una gomitata con cui mi ha rotto il naso, poi ho visto che aveva di nuovo la pistola. Gli ho deviato verso l'alto il proiettile e gli ho mollato un paio di gomitate in punti delicati così da metterlo fuori gioco. E l’ho ammanettato.»

Scott pareva sereno, ma ora che l'adrenalina stava scemando Barnaby vide che il suo sergente stava tremando. Era certo stesse tremando a sua volta.

Abbracciò Scott stretto, grato di star abbracciando un sergente vivo e non un corpo morto. Ci erano arrivati davvero troppo vicini però, lo sapevano entrambi.

«Spero non accada più.» borbottò Scott. Non aveva ricambiato l'abbraccio ma si era rilassato tra le braccia dell'ispettore, forse per la stanchezza. «Ha fatto un male cane.»

Barnaby sapeva che era una scusa, si era buttato verso una pistola carica e si era beccato un proiettile, doveva aver avuto una paura maledetta come l’aveva avuta lui.

«Avrai un bel livido come ricordo che sei sopravvissuto illeso a uno sparo, sergente. È una cosa di cui andare fieri.» osservò Barnaby.

«Ne andrei fiero se avessi portato dietro dalla centrale il giubbotto, signore. Se non l'avessi trovato là dentro saremmo morti entrambi.»

«Ma siamo vivi, e questo lo dobbiamo a te.»

Barnaby lasciò andare Scott solo quando arrivarono i paramedici e i poliziotti. Portarono via Galway con attenzione tenendolo sotto tiro con le loro armi, quasi potesse aggredirli anche da svenuto, il che vista la quantità di fori che c'erano nei muri della stanza non era un’idea tanto stupida.

I medici invece soccorsero l’ispettore e il suo sergente, deducendo dalle condizioni della stanza cosa fosse successo. Fecero salire sull'ambulanza prima Scott, e Barnaby si sedette di fronte a lui mentre i paramedici prestavano il primo soccorso ad entrambi.

Nessuno dei due aveva riscontrato ferite fisiche gravi, ma quel giorno non lo avrebbero mai dimenticato.

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