52. Segreti nella notte | Harry Potter

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Sono assolutamente consapevole dei problemi di HP e che probabilmente non dovevo scriverci sopra, ma ho avuto l'istinto creativo ieri sera e ho procrastinato pure troppo a metterlo per iscritto.
Ah, ci tengo ad avvisarvi di una cosa: sembra un titolo romantico, vero?
Vi sbagliate.

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Categoria: What if
Fandom: Harry Potter
Protagonisti: Dean e Seamus
Spoiler: Del settimo libro. LIBRO, NON FILM!

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Era notte fonda su Hogwarts. Nonostante ciò, si vedevano molte luci accese in giro per il castello, come sempre da quando Piton era diventato preside e i Carrows erano nel castello.

Anche nel dormitorio dei ragazzi di Grifondoro c'erano le luci accese. Chiunque avrebbe potuto guardare dalle finestre per vedere che succedeva lì dentro, ma i ragazzi all'interno erano disposti a correre quel rischio.

Del resto per cucire le ferite non si potevano tenere le luci spente. Si potevano tenere le luci delle lampade accese e basta, ma Dean preferiva operare vedendoci bene.

Seamus, dal canto suo, lo osservava e basta, trattenendo il fiato quando il sottile ago gli perforava la pelle.

Era spesso così che trascorrevano le serate di quel settimo anno: con Dean che cuciva le ferite di Seamus. Solo quelle che si potevano nascondere, però: Seamus era ritornato in camera irriconoscibile la prima volta che Dean lo aveva curato su un avambraccio e i Carrows lo avevano beccato.

I primi tempi riusciva Madama Chips a passare a curarli, sapendo cosa subivano. Era ormai da un po' però che veniva tenuta sotto stretto controllo per evitare guarisse, e così per curare almeno le ferite più gravi ci pensava Dean a fare delle cuciture.

Non era un dottore, erano dei lavori mal fatti copiati da serie viste in televisione, ma almeno nessuno sanguinava in giro. Seamus non sanguinava in giro, era quasi sempre lui a tornare nel dormitorio con ferite sempre fresche.

Dean non commentava nulla a riguardo, né dava l'impressione di essere nauseato o sconvolto dalla quantità di lividi e ferite fisiche che vedeva addosso al compagno. Seamus allo stesso modo non dava segno di accorgersi quanto le mani di Dean tremassero, ogni giorno di più, per colpa delle torture che beccavano quotidianamente entrambi. Ogni tanto lasciava cadere pure l'ago.

La differenza era che quelle di Seamus lasciavano segni visibili, quelle di Dean no, ed erano forse peggiori.

«Fermo un momento, ho finito.» disse Dean a piano. Seamus sentì la pelle tirare, poi il filo venne tagliato e fu tutto finito. Trattenendo il respiro si infilò una maglia pulita addosso, poi espirò.

Dean mise via gli oggetti da ricamo che aveva usato, poi si mise le mani in grembo, cercando di celare il tremore delle sue mani.

Guardò Seamus, che fissava il letto senza vederlo, pensando a tutt'altro. Alla fine trovò le parole e disse: «Cerca di non finire ancora nei guai. Almeno per una settimana.»

«Sai che non dipende da me.» rispose lui guardandolo.

«Lo so, ma è bello poterlo sperare.»

«Sperare qua non basta. Ce l'hanno con noi.»

«So anche questo.»

Dean abbassò lo sguardo e allungò una mano verso di lui, il palmo verso l'alto. Seamus lo guardò, poi si avvicinò a lui e appoggiò la fronte sulla sua spalla. Dean ripassò tutte le ferite del compagno a mente, poi gli prese semplicemente le mani e gliele strinse a piano.

«Sono stanco, Dean.» mormorò Seamus. «Sono stanco di tutto questo. Ormai me lo chiedo tutti i giorni, se ne vale davvero la pena.»

«E cosa ti sei risposto?»

Per un momento non vi fu risposta, poi Seamus rispose: «Non so se ne vale la pena. So che non voglio che i più piccoli soffrano per mano mia, o nostra. Non dovrebbero provare il dolore che proviamo noi. Credo sia più difficile superarlo quando sarà tutto finito se si è così giovani. E non mi pento di rifiutarmi... Ma è a caro prezzo questa scelta.»

«Temo anche io di non superarlo quando tutto questo sarà finito. Ho paura di finire a San Mungo con i genitori di Neville prima di poter pensare a tornare in me.» mormorò Dean. Se si escludevano quei momenti con Seamus, il resto del tempo non si sentiva attaccato al suo corpo come avrebbe voluto e temeva davvero di star perdendo il senno.

«Io ho il terrore che prima o poi capiscano ciò che davvero ci lega e ti vedrò torturato per fare del male a me, sapendo che non posso aiutarti. Non potrei sopportarlo, ci stanno già facendo abbastanza del male così.»

Dean per un momento non parlò, giocando con le dita di Seamus, poi disse: «Non lo scopriranno.»

Girò la testa e gli diede un bacio sulla tempia. Seamus in risposta gli strinse le mani a piano.

«Spero finisca presto.»

«I rinforzi arriveranno, e quando accadrà si pentiranno di ciò che ci hanno fatto.»

Dean ci credeva davvero. Avrebbero scarenato l'inferno appena ci sarebbe stata occasione.

La porta del dormitorio si aprì. Seamus si tirò su di scatto, ma dalla porta entrò solo Neville.

Aveva un aspetto orribile, in gran parte influenzato dalla camicia bianca chiazzata di sporco e di rosso qua e là. Il volto tumefatto della settimana prima pareva essere tornato normale, ma un occhio era ancora gonfio.

Dean lasciò Seamus e si alzò, andando a sorreggerlo appena lo vide oscillare. Si reggeva in piedi a stento.

«Hai ferite da cucire?» gli chiese a piano. Neville scosse il capo.

«Supporto morale?»

Neville stavolta annuì.

Seamus allora si alzò dal letto e Dean lo puntò con la bacchetta e mormorò: «Engorgio.»

Il letto divenne più ampio, abbastanza da starci tutti e tre. Dean e Seamus spesso dormivano lì insieme, più per supporto morale che per altri motivi, ma non negavano la compagnia a Neville, che sopportava il loro stesso trattamento e cercava di organizzare delle attività che tenessero alto il morale degli altri studenti. Frasi d'incitamento, soprattutto, ma mettevano anche i bastoni tra le ruote ad alcune persone quando possibile.

Anche lui ne pagava il prezzo.

Dean si sedette sul letto e si stese. I due ragazzi fecero lo stesso, sdraiandosi accanto a lui. Seamus si mosse un momento, cercando una posizione comoda, che trovò quando Dean lo abbracciò.

Neville si limitò a rannicchiarsi nella posizione più comoda che riuscì a trovare. Alla fine allungò una mano e Dean gliela strinse.

Nessuno di quei gesti avrebbe tenuto lontano gli incubi, ma forse per qualche ora li avrebbe fatti dormire.

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Nel film non hanno reso la cosa, ma io ora ci penso. Ci pensate che si sono fatti un anno intero ad essere torturati? Poveri.
Questo è un what if perché Dean per un tot non è stato a scuola, quindi nel dubbio così.
Buona giornata e buona Pasqua.

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