46. Ritorno a casa | L'Impero del Vampiro

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Buongiornissimo,
A scrivere sta ff ho pianto. In due fasi. Prima a fare la seconda parte di sana pianta, poi a dover scrivere la prima parte copiando il libro nei capitoli ovviamente più tristi dell'intero libro
Di solito non prediligo l'angst, ma questo avevo voglia di scriverlo ed eccoci qui
Enjoy

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Categoria: What If
Fandom: L'Impero del Vampiro
Personaggi: Gabriel, Astrid e Patience
Spoiler: Sì, della sesta parte di Impero del Vampiro, in particolare il capitolo Il giorno peggiore e i due successivi

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«Allora cosa pensi che non farei per vendicare quella della mia?»

Astrid aveva visto il terrore negli occhi di Gabriel. Un terrore grande quanto il suo, forse maggiore, pur essendo stata lei a dare vita a Patience, ad essere lei quella debole che non aveva mai dovuto combattere vampiri per mestiere.

Patience era in braccio a quell’essere. Aveva paura anche lei.

«Voss, ti prego… Il tuo alterco è con me.»

Astrid prese un coltello mentre il re sempiterno rispondeva. «Alterco? Come il disaccordo su un conto? No. Fra me e te non esiste nulla di così superficiale come un alterco. Chiamala per quello che è, Santo d’argento. Una faida.»

«Voss. Prendi me. Lasciala stare. Ti prego, prendi me. Fai di me quel che vuoi, un vampiro, il tuo schiavo, non m’importa. Lasciale stare.»

Astrid tremava. Temeva cosa sarebbe successo se avesse accettato. Temeva cosa sarebbe successo se non l’avesse fatto.

«Credi davvero che sarebbe la stessa cosa, Santo d’Argento?»

Poi sorrise e Astrid seppe che aveva visto ciò a cui Gabriel stava pensando. «Perdere loro o diventare ciò che più odi. Soffriresti la loro mancanza. Loro soffrirebbero la tua.»

Astrid sentì lo sguardo del vampiro su di lei. L’idea di vivere senza Gabriel l’avrebbe dilaniata, non doveva neanche fingerlo: era vero. Lo amava, tanto quanto Patience.

Poi lo vide spostare l’artiglio dalla gola di Patience. Un movimento lento, calcolato, e Astrid temette di vederlo avvicinarsi ancora.

«Ti concedo un pizzico di pietà, Santo d’argento. Quello che ti aspetta non sarà mai al livello di ciò che avrei voluto fare.»

Guardò Patience con gli occhi neri. «Vai da tua madre, Patience.»

La bambina scese dalle sue gambe immediatamente e Astrid la strinse a sé. Stavano tremando entrambe.

Il re imperituro si alzò e Gabriel fece lo stesso, la mano ancora sull’elsa della sua spada. La guardò un istante e il vampiro disse: «Te la puoi portare dietro, Gabriel. Tanto per il momento sarà inutile.»

E lui lo fece. Attaccò il fodero alla cintura e prese un mantello. Guardò Astrid e Patience, senza dire nulla, poi uscì dalla casa.

Astrid ricordava bene lo sguardo e il sorriso che rivolse loro il re sempiterno quando furono soli.

«Non preoccupatevi. È con me.»

E uscì, lasciandole sole.

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Erano passati anni da quando quella casa pareva essersi svuotata. Astrid Rennier stava preparando da mangiare per sé e per Patience, ormai ventenne, quando sentì qualcosa cambiare fuori. Lo percepì, come un sesto senso che non sapeva di aver sviluppato.

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