67. Il ritorno del passato | L'Ispettore Barnaby

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Beh, fic che lavoro da un po'
Enjoy

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Categoria: Missing Moment
Fandom: L'Ispettore Barnaby
Protagonista: Dan Scott
Spoiler: Nessuno
Trigger Warning: Sangue, morte, menzione di tortura e violenza sessuale

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Seduto alla sua scrivania, il sergente Dan Scott si stava grattando il retro della nuca osservando lo schermo del suo computer.

L’Ispettore Barnaby era uscito senza dire una parola, probabilmente seguendo una pista che non aveva ritenuto necessario condividere con lui. Era un comportamento snervante, ma era un semplice sergente e non poteva permettersi di dire la sua a riguardo.

Aveva quindi speso tempo a stendere idee sul possibile collegamento tra i tre morti. Al di fuori dello strano modo in cui li avevano trovati - erano stati tagliati in due con una motosega - non c’erano collegamenti tra le tre vittime. Avevano un passato tracciabile, nessuna stranezza, nessuna dipendenza da gioco o altro.

Non aveva idea di cos’avesse scoperto Barnaby; dal canto suo, c’era qualcosa che gli ronzava in testa. C’era qualcosa di familiare in quella storia e in quella situazione, ma gli sfuggiva di cosa si trattasse.

L’ipotesi più ovvia per quella sensazione era che gli ricordasse qualche vecchio caso, ma non gli veniva in mente di cosa si potesse trattare.

Si appoggiò contro lo schienale della sedia sbuffando. A Barnaby sarebbe sicuramente già venuto in mente.

Il suo telefono squillò.

Scott lo aprì. Per un momento fissò il nome del suo capo, sul display, poi premette la cornetta verde.

«Sergente Scott.» disse soltanto.

«Buongiorno Scottie.»

Scott si mise a fissare il muro opposto nella stanza. Quella non era la voce del suo capo, ma era una voce che aveva già sentito.

«Sei ancora in linea, Scottie?» chiese la voce dopo un momento, non avendo ottenuto risposta.

«Leister.» rispose.

Ora ricordava quell’uomo. Ricordava la sua gang di boscaioli, almeno, uno dei casi più strani che gli fosse capitato prima di spostarsi lì.

«Ah, bene, vedo che ti ricordi di me, allora. Sono stato cinque anni in prigione per colpa tua.»

«Tu e i tuoi amici avevate distrutto dei negozi con le vostre motoseghe dopo averli rapinati.» osservò Scott. Si rese subito conto di ciò che aveva detto e di ciò che implicava: dovevano essere loro gli assassini che cercavano.

«Gente che aveva il cuore marcio fino al midollo, che era il peggio del peggio, e voi avete messo in prigione me e i miei amici.»

«Stavo facendo il mio lavoro, e lo stavano facendo anche gli altri miei colleghi.» rispose Scott, sforzandosi di mantenere la calma. «Cosa vuoi?»

«Voglio te. Voglio che entro un’ora ti presenti nel magazzino di Robinson, da solo e disarmato. Se non lo fai, taglieremo in due il tuo capo. È qui con noi, sai? Ci cercava. Ci è arrivato prima di te che eravamo noi i responsabili.»

«Lo so, ha un buon intuito.» disse Scott. Lo sapeva benissimo.

«Non ti sento muovere, Scottie. Ti devo forse ripetere il messaggio? Se non vieni qui, noi lo facciamo fuori. Non vuoi che muoia, non è vero?» 

Scott strinse il pugno attorno al telefono tanto che rischiò di romperlo. «Non azzardatevi a torcergli un capello.»

«Hai la nostra condizione, Scottie. Rispettala e non si farà male nessuno.»

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