58. Amicizia | The Sandman

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Due ff di dila? Sciocc, incredibile, impossibile!
Eppure è così, è successo, e ora vi cuccate l'altra ff deprimente
Enjoy

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Categoria: Missing Moment
Fandom: The Sandman (TV show)
Protagonista: Sogno/Morfeo
Spoiler: Del sesto episodio

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La prigionia era una faccenda noiosa. Essere rinchiusi tutto il tempo era una faccenda noiosa, e diventava se possibile ancora più noiosa ad ogni giorno che passava nella medesima condizione.

Sogno non era solo annoiato, però, dopo ottant’anni rinchiuso in una sfera trasparente che gli impediva di fare qualunque cosa. Era arrabbiato. Furibondo. Avrebbe voluto uscire, tornare nel suo regno, o anche soltanto essere libero.

Non poteva. Era quello il problema: il sigillo, la sfera, e il non avere né la sua maschera, né il suo rubino, né la sua sabbia. Era sigillato, nudo, senza poteri di alcun genere, lontano da casa sua. Era inerme.

Poteva però tenere conto del passare del tempo, scandito dall’alternarsi delle guardie, dalle visite dei suoi carcerieri. Era qualcosa.

Fu così che realizzò che si stava avvicinando una data importante. Una data che per lui era diventata nel tempo tanto importante quanto tornare nel suo regno in quel momento.

Ricordava bene il 1889. Ricordava bene quando aveva piantato in asso Hob Gadling per aver insinuato che lui fosse solo. Ricordava quando lui aveva detto che non sarebbe più tornato cento anni dopo.

Ed era quasi arrivato quel giorno. Era il 1989 ormai, i giorni passavano, quel giorno si stava avvicinando.

Nella sua gabbia di vetro, Sogno fece un sospiro profondo, rassegnato. Se gli uomini di guardia se ne fossero resi conto e lo avessero trovato in qualche modo strano, di certo non lo diedero a vedere.

Non ci sarebbe potuto essere all'appuntamento. Se non fosse riuscito ad uscire, non avrebbe potuto raggiungerlo.

Non aveva alcun obbligo verso quell’uomo. Non aveva proprio nessun obbligo verso Hob. Eppure, l’idea di saltare il loro appuntamento centenario gli faceva venire uno strano dolore al petto, un fastidio insistente.

Cos’avrebbe pensato Hob? Sogno non sapeva dirlo, sapeva solo che nonostante le parole che aveva pronunciato cent’anni prima, lui si sarebbe ugualmente presentato al loro incontro se avesse potuto.

Hob lo avrebbe aspettato? Si sarebbe arreso al fatto che il suo ospite, no, il suo amico non si sarebbe presentato? Avrebbe forse creduto che davvero lui non voleva più vederlo? Quell’idea gli diede un’altra fitta al petto.

Cos’avrebbe dato per averlo lì in quel momento. Per sentirlo parlare, raccontare le sue avventure. Originariamente doveva essere un esperimento, e in parte lo era ancora, ma non solo quello: c’era qualcosa nel semplice incontrarsi con quell’umano.

Sollevò il capo, guardando per un momento il soffitto dei sotterranei di quella villa. Era quello il punto, non era forse così? Si era affezionato. Faceva male pensare che Hob potesse credere che non voleva vederlo perché non era vero, perché in realtà voleva vederlo, ma non aveva modo di dirglielo.

Li aveva definiti amici, Hob. Aveva detto che Morfeo era solo. Si era allontanato per quell'insinuazione, ma non erano forse vero? Soprattutto nell’ultimo secolo, ma anche prima, non era forse stato solo? Aveva sudditi, ma persone con cui conversare liberamente? Non era mai stato così aperto nemmeno con Lucienne.

Non diceva nulla di sé ugualmente, nemmeno con Hob, ma con lui non era un re. Per Hob non era uno degli Eterni, non lo sapeva nemmeno chi era in realtà. No, per lui era un amico. Qualcuno del suo calibro con cui chiacchierare, con cui vedersi una volta ogni cento anni e raccontare come andavano le cose.

Sogno realizzò che la pensava allo stesso modo, in fondo. Loro erano amici. Era per quello che l’idea di non vederlo per tempo faceva tanto male.

Hob però era immortale. Lo avrebbe rivisto altri cento anni dopo, se si fosse presentato.

Si sarebbe però presentato, allora? Lo avrebbe aspettato in attesa del suo ritorno, anche ora? Oppure non si sarebbero mai più visti a causa sua?

Fece un altro respiro profondo e chinò nuovamente il capo. Era inutile darsi pensieri in quel momento. Quando sarebbe finalmente riuscito ad uscire, avrebbe pensato a come risolvere e come farsi scusare per il mancato appuntamento.

Fino ad allora, non poteva fare altro che attendere.

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