38.

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L'estate di quell'anno prometteva di essere una delle più calde dell'ultimo decennio, poca pioggia e molto sole dall'alba al tramonto, giornate più lunghe, notti più brevi. Non era nemmeno iniziata ma l'aspettativa di essa cresceva ogni giorno di più e il caldo aveva cominciato a riscaldare le strade sollevando onde espansive come dimostrazione.

Era un caldo torrido.

Una grossa goccia di sudore gli scivolò sul collo.

Il suo pomo d'adamo si mosse velocemente mentre beveva tutta l'acqua in un solo sorso.

Il suo stesso sudore raggiunse le clavicole e deviò fino a dissolversi da qualche parte, più in basso del suo petto.

L'acqua non saziava la sua sete.

Continuò a bere, testando la propria capacità polmonare fino a quando non fu senza fiato.

Per un istante sentì di non poter più resistere, stava per soffocare.

Le sue guance erano leggermente colorate di rosso e quello era l'unico colore che ultimamente gli si addiceva.

Alla fine prese una boccata d'aria.

E quel pezzo di vetro trasparente fece parecchio baccano quando finalmente lo appoggiò di nuovo sul bancone.

I suoi occhi erano ancora vitrei.

Taehyung si massaggiò le tempie e sospirò frustrato. I suoi incubi assomigliavano più a terrori notturni ogni notte che passava, ed essere insonne sembrava più allettante che tornare all'orrore che era il suo subcontinente.

Auto-sabotaggio.

Senso di colpa.

Quanti nomi avrebbe potuto elencare per la stessa sensazione?

Gli bruciava la nuca. Forse aveva la febbre.

Forse era lui la febbre.

La sottile linea gialla che attraversava la divisione della tenda, chiudeva le finestre come una retta verticale sul pavimento e indicava quanto fosse inutile tornare a letto; era giorno.

L'unica cosa che poteva fare era continuare a muoversi, perché l'immobilità significava disastro.

Andò direttamente in bagno e si tolse i vestiti strada facendo mentre entrava in doccia. Faceva freddo; il liquido corrosivo gli sciolse la pelle fino alle ossa e allo stesso tempo lo guarì e per un momento ci fu una finta illusione di vapore che si staccò dal suo corpo come nebbia mattutina.

Si permise di chiudere gli occhi mentre era sotto la doccia e fu una mossa rischiosa poiché lo sapeva che una volta fatto sarebbe tornato solo in un posto, che anche il suono delle gocce d'acqua era lo stesso, che gli mancavano quelle mani e il loro passaggio lungo la sua spina dorsale, mentre lo trascinavano più vicino fino a quando nemmeno l'acqua sarebbe riuscita a scivolare all'interno del loro abbraccio.

Taehyung scosse la testa e l'acqua gocciolò dalle sue ciocche. Era sempre così da allora, ogni volta che aveva la possibilità di distanziarsi un po', la sua mente lo spingeva sempre lì e più tempo trascorreva separato dallo scultore, più il suo cuore si gonfiava perché continuava a svegliarsi come una persona diversa.

Era quasi come se fosse solo un osservatore della sua stessa vita, non aveva il controllo sulle sue azioni o la voce per parlare...le cose accadevano mentre era posseduto, mosso da un'inerzia inesorabile o forse, accadevano perchè non c'era nessuna forza superiore a spingerlo e agiva guidato dalla propria motivazione.

Si maledì a bassa voce. Non gli piaceva quella situazione disgiuntiva in cui era finito, ma era troppo tardi per lamentarsi quando era lui stesso il colpevole.

La porta del bagno si aprì e il suo fidanzato entrò, pronto a lavarsi i denti quando vide Taehyung sotto la doccia.

"Buongiorno." Sbadigliò, prima di prendere il dentifricio. "Ti sei svegliato molto presto oggi."

"Ero agitato." Taehyung continuò a lavarsi senza guardarlo direttamente. "O forse ho dormito troppo profondamente e mi sentivo energico."

Il suo fidanzato mormorò qualcosa in risposta e poi riportò lo sguardo su Taehyung.

"Hai spazio per me lì dentro?" Chiese Daeho dopo essersi sciacquato la bocca.

Taehyung fu colto alla sprovvista; per un attimo lasciò quasi cadere i flaconi di shampoo e gli altri prodotti allineati vicino a sé. Sentì il familiare nodo allo stomaco che aveva ogni volta che guardava Daeho, la sua più grande afflizione era sorridere fingendo che tutto andasse bene.

"Ho finito." Chiuse l'acqua. "Penso che andrò in ufficio, ho un colloquio con un designer svedese che sta visitando Seul per la prima volta." Fece un passo fuori e prese un asciugamano.

"Ci vediamo a pranzo?" Chiese il maggiore con un discreto accenno di speranza nella voce.

"Ehm... dipende da come va il colloquio, potremmo pranzare tutti insieme ma ti scrivo per farti sapere."

"Va bene... va bene." Borbottò.

Taehyung gli baciò una guancia cercando di placare l'inganno della sua voce, ma le sue labbra avevano un sapore amaro mentre si allontanava da lì, e la menzogna gli fece marcire la pelle come una mela andata a male e lasciata al sole.

𝒯𝒽𝑒 𝐵𝑜𝓀𝑒𝒽 𝐸𝒻𝒻𝑒𝒸𝓉 | VKOOK (Traduzione Italiana)Where stories live. Discover now