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Si fermò proprio di fronte all'ingresso e sollevò lo sguardo per guardare quella porta che aveva varcato molte volte, proprio come un portale verso un altro tempo in cui pensava di essere al sicuro dal mondo esterno. Deglutì per evitare di sentire la propria voce spezzata che fuoriusciva dai polmoni come un sospiro appena percettibile.

"Sai, pensavo di imparare qualcosa da tutto questo...come essere una persona migliore o qualcosa del genere." Disse, prima di andare senza voltarsi indietro.

Se si fosse guardato indietro, se avesse esitato anche un solo minuto...non sarebbe stato in grado di farlo.

Raggiunse la macchina, le sue mani tremanti trovarono la chiave in tasca e aprì la portiera del lato del conducente. Sapeva che c'erano ventisette minuti da lì a casa sua. Ventisette minuti che avrebbero messo abbastanza distanza tra loro, abbastanza distanza perché Taehyung potesse finalmente scacciarlo dalla sua mente.

Fuori, una pioggia battente che copriva tutto.

Taehyung accese il motore. Il rumore dell'auto in funzione sommerse il suo stesso pianto, facendolo diventare un rumore di sottofondo. La sua mano raggiunse automaticamente la leva del cambio, come se il suo corpo fosse controllato da qualcun altro. E alla fine, procedette.

Non si guardò indietro, non importava quanto fossero lucidi i suoi occhi, quanto sentisse pesante il cuore o quanto volesse tornare indietro alla prossima occasione che aveva con ogni luce rossa che lasciava filtrare il pensiero nella sua mente. Andò avanti anche se l'ombra spettrale di Jeongguk lo perseguitava ogni volta che chiudeva gli occhi, ogni volta che aveva un secondo da distanziare mentre guidava, facendo tremare tutto il suo corpo.

Sei arrivato a destinazione. Annunciò la voce del GPS.

Si ritrovò a casa, in un appartamento vuoto così pieno di sé che gli dava la sensazione di asfissiare, come se i suoi polmoni fossero pieni di catrame fuso bruciante e ogni volta che provava ad aprire la bocca gli diventava solido in gola. Taehyung chiuse la porta e sentì come il suo corpo scivolò sulla porta finché non raggiunse il pavimento, non aveva acceso le luci e il luogo rimase evocato nell'oscurità.

Per un attimo immaginò come sarebbe stato se fosse tornato, se fosse tornato tra le sue braccia e si fosse sciolto sul suo corpo, sotto le sue labbra, sotto il suo tocco. Vedeva un futuro in cui le stelle cadenti danzavano tra le sue dita fino a diventare la scintilla che accendeva il fuoco del loro amore frugale. Lì, tra le lenzuola e i corpi che si fondevano in uno come oro fuso.

Intravide promesse più grandi di loro e segreti che si allargavano ogni giorno che la loro preziosa, piccola relazione continuava. Vide come la parola amanti si adattasse improvvisamente a loro come un guanto, e come l'appuntamento segreto ribelle si era trasformato in una droga, fino al giorno in cui nessuno dei due era riuscito a sopportare le conseguenze della loro dipendenza.

Vide fin troppo chiaro il momento in cui "solo amanti" non era più abbastanza per loro quando titoli o nomi che significavano cose diverse per persone diverse interferivano con la realtà della loro denominazione. Eravamo solo loro...noi. Perché il mondo aveva bisogno di etichettarlo con una brutta parola che non rifletteva affatto la verità?

Vide anche le parti brutte, i litigi, la gelosia, il tradimento...il dolore e le lacrime.

C'erano troppe lacrime nel loro futuro.

Ma anche il loro «presente» era fradicio quando si toccava le guance.

Aveva fatto la cosa giusta.

Aveva fatto quello che doveva essere fatto.

Quanto tempo ci vuole per innamorarsi?

Forse un giorno, forse un anno, forse un'ora...

C'era così tanto dolore al petto, a volte sembrava che non sarebbe rimasto ma non se n'era mai andato.

Non se n'è mai andato.

"Una persona migliore...certo." Ridacchiò.

Forse non era una brava persona e non voleva esserlo.

Sentì il peso dell'anello di fidanzamento sulla mano e sospirò.

Cose come quelle non dovevano essere complicate; era lui che rendeva tutto complicato.

Taehyung tirò fuori il telefono, le nocche della mano sinistra diventarono bianche mentre le chiudeva in un pugno e scorreva l'elenco dei contatti.

Lesse il nome di Jeongguk mentre una grossa lacrima gli cadde sulla guancia, viaggiando verso la superficie liscia della sua pelle.

Vuoi eliminare il contatto?

ANNULLA   |   ELIMINA

Senza poter guardare lo schermo, premette "Elimina" e fece uscire una grande boccata d'aria dal petto.

E prima di riuscire a rendersene conto, corse direttamente nella sua cabina armadio e strappò via i suoi cassetti finché in fondo non trovò il biglietto con il piccolo disegno a pastelli, le foto del giorno in cui visitarono la mostra fotografica, afferrò il vaso di tulipani gialli che avevano iniziato ad appassire sulla sua scrivania e tutto ciò che gli ricordava Jeongguk, compreso l'orologio raffigurante la Notte Stellata che aveva sempre vicino a sé. Infilò tutto in un sacco, era sull'orlo del pianto ma non si permise di piangere fino a quando non vide tutto raccolto in quel sacco, pronto per essere buttato via.

Rimase seduto sul tappeto vicino al bordo del letto. Quando alzò lo sguardo vide il dipinto al centro della stanza, lo stesso che aveva protetto e isolato per anni e che ora fissava, come se vedesse ogni pensiero che gli aveva attraversato la mente negli ultimi due mesi. Mentre lo guardava, il dipinto divenne più bizzarro, era come se si stesse sciogliendo e la vernice nera avesse iniziato a piangere proprio come lui, le forme che esistevano una volta erano sfocate e persino più amorfe di prima. Era ipnotizzante come un'illusione ottica, più lo guardava, più diventava ipnotizzante ed era più difficile uscirne.

Finché non scosse la testa e chiuse gli occhi. Una volta aperti non era solo il dipinto, era l'intera stanza ad essere ricoperta di vernice che si scioglieva, sbatté di nuovo le palpebre e all'improvviso scomparve, ma il quadro era ancora lì, appeso al muro.

Taehyung si passò le mani sul viso, incapace di cancellare l'immagine della sua mente. Guardò il suo letto e poi di nuovo il dipinto. Senza esitazione spogliò il suo letto di ogni lenzuolo, lasciò nudo il materasso e con il tessuto coprì il quadro finché non scomparve dalla sua vista.

Si sedette sul letto vuoto e afferrò di nuovo il telefono, cercando di non scoppiare nuovamente in lacrime. Chiamò un numero tra i suoi contatti e aspettò pazientemente che qualcuno dall'altra parte rispondesse.

"Tae? È tardi...cosa c'è?"

"Ciao amore. Mi dispiace, so che è tardi ma... ho avuto un incubo."

"Era così brutto?" La voce di Daeho era rassicurante e tenera anche se un po' assonnata.

"No ma...non voglio stare qui stanotte, da solo...P-Posso prendere un taxi e venire a casa tua?"

"Sì, certo. Vuoi che ti venga a prendere?"

Taehyung giocherellò con il suo anello di fidanzamento mentre parlavano. "No, sarà più veloce se vengo io...voglio solo... voglio vederti."

"Va bene, ti aspetto."

Lui annuì e riattaccò.

Taehyung dovette ricordare a se stesso che quella era la cosa giusta da fare.

Si sarebbe dimenticato di Jeongguk un giorno, sarebbe stato come un lontano ricordo ospitato nella sua testa che di tanto in tanto lo avrebbe seguito.

Non doveva essere così difficile.

Perché era così difficile?

"Una persona migliore..." Mormorò tra sé e sé.

𝒯𝒽𝑒 𝐵𝑜𝓀𝑒𝒽 𝐸𝒻𝒻𝑒𝒸𝓉 | VKOOK (Traduzione Italiana)Место, где живут истории. Откройте их для себя