Oliver

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Dunque, io sentivo che non volevo vedere gente ma neppure rimanere solo; e non volevo restare in casa ma neppure uscire; che non volevo viaggiare ma neppure continuare a vivere a Roma; che non volevo dipingere ma neppure non dipingere; che non volevo stare sveglio ma neppure dormire; che non volevo fare l'amore ma neppure non farlo; e così via. Dico sentivo, ma dovrei dire piuttosto che provavo ripugnanza, ribrezzo, orrore. Ogni tanto, tra queste frenesie della noia, mi domandavo se per caso non desiderassi morire; era una domanda ragionevole, visto che vivere mi dispiaceva tanto. Ma allora, con stupore, mi accorgevo che sebbene non mi piacesse vivere, non volevo neppure morire.

Moravia; La noia

-Stai fraternizzando con quelli che dovrebbero essere i nemici, potresti dimenticare l'obiettivo. Conosco questi ragazzi, Oliver, sono capaci di corrompere un santo.-

-Tranquillizzati, Kyla: li ho già in pugno. Mi sto lavorando la loro leader, Loren.-

-Hai scelto la più difficile da corrompere. Ci saresti riuscito con Zoe, Lukas, Jake... persino Elsa e Joseph potrebbero essere più semplici da espugnare.-

-Ti sbagli, io ho scelto la persona adatta: la povera Loren evitata da tutti, più fragile perché più bisognosa d'amore. Inizialmente sarà recalcitrante, crederà di avere un margine di libertà in cui giocare la partita, ma alla fine io diventerò la sua unica ragione di vita. Le farò terra bruciata attorno, a cominciare dal suo insignificante fratellino.

Non so cosa ci sia in Joseph che magnetizza l'attenzione altrui, ma io lo reputo un bislacco comico da bettola. Tuttavia, lui non deve credermi immune al suo fascino. È fondamentalmente un idiota, non più degli altri, ma sempre idiota.

Ho pressato molto Loren perché lo invitasse a trascorrere il pomeriggio da me.

Abito in un appartamento nel centro della città, niente di pretenzioso, ma a misura di studente. Quando è entrato sembrava spaventato dall'ordine che vige in casa mia: le tende di ogni stanza sono lisce come spaghetti, i pavimenti bianchi e riflettenti, i suppellettili quasi assenti e nel salone si staglia una libreria alta fino al soffitto, in cui i libri sfilano in ordine cromatico. Non sono maniacale, sono convinto che l'ordine fisico rispecchi quello mentale.

Ho acceso la TV "Che piacere avere voi due qui, ma soprattutto sono felice di vedere te, Joseph. Sì, c'è stato qualche screzio, ma persone come noi dovrebbero andare d'accordo."

Joseph non mi ascoltava, era andato in cucina senza permesso "C'è qualcosa da mangiare in questo museo?"

"Ho preparato le tartine, aspetta, le tiro fuori dal frigo e le mangiamo insieme" l'ho raggiunto e sono impallidito. Nel giro di cinque secondi aveva aperto il frigo e aveva cambiato la disposizione degli alimenti. Questa azione mi aveva gelato al punto da non riuscire subito a fermarlo, mentre apriva gli altri mobili alla disperata ricerca di un pacchetto di patatine.

"Maledetto" ho sibilato.

"Come? Sotto il letto? Tieni lì le patatine? E io che ti facevo un tipo ordinato."

"Joseph, non è il caso che metti a soqquadro la casa di Oliver per delle stupide patatine" l'ha rimproverato Loren.

"Tu sei stupida" le ha puntato il dito contro, ma non ha aggiunto altro, interrotto dalla notifica di un messaggio. Ha roteato gli occhi.

"Che c'è ora?" gli ha domandato.

"Lukas, continua a stressarmi. Vuole che vada a fare visita a Drew. A volte quel ragazzo si comporta come una zecca, dovrò usare uno spray velenoso."

"Non parlare così del tuo fidanzato" ho chiuso il frigo "se vuoi ti accompagno io, non ho niente di meglio da fare. Loren, tu mi aspetteresti qui?"

Loren ha fatto un cenno con la mano, arresa e scocciata. Ho preso le chiavi della macchina e ho trascinato fuori Joseph, che continuava a protestare inutilmente.

"Vedrai, ti gioverà incontrarlo. Gli volevi molto bene e ciò che hai fatto è stato per colpa sua, lo so che non è facilmente superabile, ma provaci."

"Tu come fai a saperlo?"

Si è grattato nervosamente il braccio sotto la manica della felpa. Avevo centrato il punto "Ed mi raccontava ogni sera dei suoi nuovi amici."

"Sei terrificante, cazzo."

Ho finto di non sentire e ho parcheggiato davanti all'ospedale. Ci siamo avvicinati a Elsa e Lukas, che ci aspettavano seduti sui gradini, distanti e taciturni.

"Allora, si può sapere che cazzo vuoi?" Joseph ha sbraitato contro Lukas.

"Perché non la smetti di trattarlo come una pezza per piedi?" si è intromessa Elsa.

"Ma da che pulpito viene la predica, sporca traditrice di amici e fidanzati. Chiudi quella bocca" ci ha pensato e poi ha dato la mano a Lukas "entriamo, parliamo dentro" era come se gli avesse chiesto scusa.

Se ne sono andati via entrambi e io sono rimasto solo con Elsa.

"Che tipo."

"Non ha torto, sono davvero una sporca traditrice."

"Niente accade senza una ragione, la tua era più che lecita. Amare non è una colpa. Ti va di prendere un tè al bar qui vicino?"

Mi ha squadrato dalla testa ai piedi, ho smesso di sorridere perché non sapevo quanto poteva avvantaggiarmi la grinza obliqua di queste labbra crepate dalla mia bassa temperatura corporea.

Si è stretta nelle spalle e:"Perché no?"

Come ti ho già detto, Kyla, è solo questione di tempo prima che si fidino di me.

Intanto, lei può sfruttare la posizione del nemico per indagare al mio posto, laddove io non devo sbilanciarmi troppo- le porge la pendrive che aveva sottratto.

-Ma qui c'erano i dati delle indagini! Le analisi dei cadaveri e delle scene dei delitti! L'avevi tu, dunque.-

-Sì, l'avevo io e ora le spiegherò perché Theodore è quasi certamente morto prima delle 21:00.-

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