Drew✔️

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Edvard Munch; L'urlo

-Ti spingi così in là che non puoi tornare indietro

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-Ti spingi così in là che non puoi tornare indietro. Cadi in uno stato di morte cosciente e gli incubi della ragione ti fanno desiderare di scappare via.-

-È così che definiresti l'overdose?-

-Precisamente. Il mio analista mi ha avvertito che se continuo, il cuore smetterà di battere: sarà una morte bianca, pacifica.

Quando mi drogo è come se espletassi un meticoloso rituale: l'elastico, le vene sporgenti, il liquido nel cucchiaio, la fiamma sotto l'acciaio, l'ago che aspira il liquido con la stessa velocità
con cui me lo inietta dentro.

Il più delle volte sniffo coca e ingoio pasticche, però prediligo l'endovena. Le prime due non sembrano irrimediabili, rimani sul margine della decenza. È quando inizi a bucarti che sei perso.

Tuttavia, la mela non cade troppo lontana dall'albero. Crede che mia madre non abbia una dipendenza altrettanto grave? Ingoiare boccette intere di Valeriana è il suo modo socialmente accettabile di essere una drogata di merda, proprio come me.-

-Di certo, non ti sei drogato di Valeriana quando ieri, qui a scuola, hai dato di matto. Di nuovo.-

Drew scoppia a ridere, ha gli occhi rossi di chi non dorme da giorni –No, ero sobrio. Cioè, credo che lo fossi. Signor Williams, avevo un'ottima ragione.-

-Racconta, allora.-

-L'altro ieri io ed Elsa ci siamo visti e lei mi ha confidato dei segretucci. Per farla breve, il nostro stato pende ad un filo, siamo instabili e sospesi nel vuoto. Ieri sono venuto qui a scuola con buone intenzioni. Ero in orario, alla prima ora tutti gli studenti avevano il compito di riunirsi in aula magna per assistere a una lezione impartita dai pompieri sulle norme di sicurezza durante un terremoto. Ho spalancato la porta antincendio, pensavo che nessuno avrebbe fatto caso a me, eppure il rumore del metallo contro il gesso del muro ha fatto voltare tutti.

"Che cazzo guardate" ho borbottato, mentre il preside attendeva seccato che prendessi posto. Ho visto la mano di Joseph sventolare, era seduto accanto a Lukas e aveva lasciato un posto per me. Ho finto di non vederlo e ho cercato Elsa con lo sguardo. Era seduta da sola. Le persone la evitavano come la peste. Mi sono seduto al suo fianco e le ho sorriso. Ha roteato gli occhi e mi ha voltato le spalle. La lezione è cominciata.

Credo che fosse triste, perché fuggiva continuamente dalla mia attenzione e si parava il viso con le mani. Nel voltarsi di nuovo, la manica della felpa si è alzata appena. Ho notato dei tagli freschi sul suo polso. Mi è presa una gran voglia di schiaffeggiarla.

"Sei una stronza" ho sussurrato, ma non ha capito a cosa mi riferissi. Lei pensa che non sia capace di capire quello che fa, che non presti abbastanza attenzione. È una stupida stronza. Non ha badato minimamente alle mie parole, è stata scossa da una vibrazione lungo la spina dorsale.

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