Ed ✔️

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-Io non ho nulla a che fare con quelli di questa scuola. Li ha guardati bene? Camminano sui loro soldi per non sporcarsi la suola delle scarpe che costa più di un anno d'affitto di casa mia. Si credono superiori perché pensano di poter comprare tutto. Hanno i classici problemi dei ricchi, ma se c'è una cosa che un ricco non potrà mai fare, quella è mettermi le mani addosso. Che speranza ha uno che si allena in palestra contro di me, che ho vissuto in strada?

Non cerco rogne, non voglio dare fastidio a nessuno, mi difendo e basta. Quando non devi preoccuparti di come riuscirai a mettere qualcosa in tavola, hai tutto il tempo per essere triste e andare dallo psicologo. Quelli come me non fanno questo genere di cose. Noi non andiamo dallo strizzacervelli perché non ce lo possiamo permettere, al massimo ce ne assegnano uno se finiamo in comunità o in prigione. E sì, quando non puoi pagarti la cauzione e non hai mammina e papino che ti fanno uscire, ci finisci veramente dietro le sbarre, anche se non vorresti, anche se non te ne vanti. Non c'è niente di cui vantarsi a pisciare davanti un poliziotto che controlla se hai nascosto qualcosa nelle mutande.-

-E' per questo che tu e Drew vi siete picchiati? Lo disprezzi, a quanto pare.-

Theodore ha già acceso la registrazione e ascolta con grande interesse il ragazzo davanti a sé. E' totalmente fuori dal contesto di quella prestigiosa scuola privata. Indossa una canottiera bianca sdrucita dal tempo e un paio di jeans azzurri. Le braccia e il petto muscolosi sono poco nascosti dietro quella stoffa sottile, mentre una matassa di capelli rossi si attorciglia dietro la nuca e sulla fronte. Le sue mani sono rovinate, ha un labbro spaccato e giocherella con le matite allineate sulla scrivania.

-Non posso picchiare tutti quelli che disprezzo. Le ho già detto che io mi faccio gli affari miei, sono solo abituato a difendermi, è la cosa che so fare meglio. Prima di trasferirmi è questo che ho insegnato a Jake: occhio per occhio. Ce ne siamo andati, siamo scappati da un posto che ci stava distruggendo, ma la mia vita non è migliorata. Ora conviviamo, vogliamo ricominciare tutto daccapo e non è facile pensare solo a sé quando vedi che tutti ti guardano dall'alto in basso come se fossi un extraterrestre. Però so di non essere qui per una banale rissa, giusto?-

-Effettivamente, non sei qui solo per questo. Hai dato fuoco alla bandiera nel cortile. Le telecamere ti hanno ripreso. Perché l'hai fatto?-

-Perché non avrei dovuto? Quello era il mio biglietto da visita. Buongiorno, mi chiamo Edward Johnson e sono diverso da voi. Mentre io brucio, le cose devono consumarsi con me, disintegrarsi in minuscole molecole e disperdersi nell'atmosfera.

Appartengo a un mondo che non combacia con il loro. Loro non potrebbero capire, perché non conoscono il mio passato.-

-E com'è il tuo passato? Hai voglia di spiegarmelo?-

-Fatico con le parole. Di quand'ero piccolo, ricordo il sole su cui mi appoggiavo e il cielo inarrivabile. Da quella prospettiva assistevo al tramonto sfumare dietro il mulino, le nuvole a forma di labbra o ali d'uccello, il petto bucato e l'aria fluirmi dentro e fuori. Nei miei occhi c'era lo stridore delle cicale, il fruscio dei corvi tra le pannocchie e un rimbombo di stelle lontane. E attorno le stelle il vuoto che avevo dentro di me e nel vuoto il vento che accarezzava le teste della mia famiglia per generazioni e generazioni. Il tempo che nasce e che muore nei campi, il mulino che gira indisturbato, mentre noi veniamo seppelliti sotto le sue pale e dalla terra sulla bara germoglia la tenera erba. Il mio posto era lì, accanto ai miei avi.

Ero un bambino felice, i miei giochi erano elementari. Ho imparato a mungere capre e mucche, per cagliare il latte e ottenerne il formaggio morbido; a tosare le pecore senza spaventarle e a tenere il filo di lana a mia nonna; a coltivare l'orto per mangiare ciò che avevo annaffiato. Crebbi con gli adulti e anche i miei amici di scuola sembravano mini adulti con facce serie e serene.

Pensavo continuamente alla morte e visitavo le bare sotto il mulino. Portavo formaggi, coperte, ortaggi e pane e li sistemavo in ceste di vimini. Al mio nonno, al mio bisnonno, alla mia trisavola, alla mia propropropro zia... ce n'era un po' per tutti e se non bastava tornavo con il doppio delle scorte. Ungevo le incisioni con i loro nomi sulla lapide, perché mia nonna mi aveva insegnato che questo serviva a comunicare con chi non vive sotto le nostre stesse stelle. Mi sentivo legato alle tombe più che ai miei genitori.

Questo è l'ambiente in cui ho vissuto. Non sono mai andato a una festa in piscina, non sono mai uscito con una ragazza altolocata, non sono nemmeno bravo nello studio. I professori mi trattano con più sufficienza degli alunni, ieri quello di matematica mi ha domandato davanti a tutta la classe se avessi bisogno del sostegno o di un programma di studi facilitato. Mi ritengono stupido, non sanno che non ho mai avuto il tempo di studiare.-

-E nessuno si è comportato in modo gentile con te?-

-Gentilezza? Non proprio, ma qualcosa di simile l'ho ricevuta dalla figlia del professore di matematica. Si è alzata mentre lui mi umiliava e ha detto che anche lei avrebbe avuto bisogno del piano di studi facilitato, se lui avesse continuato a spiegare con la chiarezza espositiva di una scimmia. E' stata proprio spocchiosa e insopportabile, la persona meno scontata che avrebbe potuto difendermi.-

-Le persone possono stupire.-

Profilo Instagram:
@edwarddjohnson

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