Zoe

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-Io sono una bambina che piange. Attorno ai piedi di un tavolo sgombro, in un tugurio freddo, ci sono le macerie dell'anima mia.

Una casa calda di risa di bambini, il camino che sfrigola e le porte addobbate per il Natale; l'irruzione di un soldato, la fucilazione sotto il vischio, l'albero luccica nel vuoto della notte.

Questi sono i miei sogni, immagini oniriche terrificanti e allucinate, la realtà deformata dall'occhio di una pazza delirante che affoga nell'ansia di non arrivare in orario alla festa. Per me le danze iniziano a teste saltate, a tragedia compiuta. Tra gli scheletri di una felicità che fu, posso essere me stessa e aggirarmi nell'inquietante antro della mia testa.

Vivo la vita come in un incubo, il filo logico spezzato e giganteschi pericoli. Quando apro gli occhi e mi alzo dal letto ricomincia tutto di nuovo, è un lento e quotidiano stillicidio.

È terribile vedere le persone che mi parlano trasformarsi in marionette di stoffa, aprire la bocca sguaiatamente e mostrare quei loro sorrisi disegnati. Bocche storte cucite male, orecchie e braccia a penzoloni. Si agitano senza controllare i movimenti, mi vengono addosso e ridono, ridono, ridono. E a me gira la testa, ho fame e mangerei le loro mani imbottite, quindi svengo e sprofondo in picchiata.

Tento di sorreggermi a stracci di nuvole, mi scivolano le dita e so che se non trovo un appiglio al più presto cadrò di sotto e mi schianterò. Quindi provo a salvarmi, addento quelle nuvole ma non mastico niente, solo aria. E inizio ad avventarmi sulle mani, sui polsi, sulle braccia. Mi mangio e sanguino, amputo i miei arti e cerco di ingoiare quanta più carne possibile, prima che mi cadano da bocca e volino chissà dove.

E ho sempre più fame e ho sempre più male e il sangue sale in alto mentre io cado giù.

Alla fine del sogno i miei denti picchiettano sul terreno in una pioggia perlacea: l'unica parte del corpo sopravvissuta al mio cannibalismo.-

-Questi sogni sono terribili, immagino che non riuscirai a riposare a sufficienza. Sei pallida, Zoe. È lo stomaco che ti spinge all'irrequietezza, sei un animale e hai l'istinto di sopravvivenza. Sai che se continuerai in questo modo, finirà male.-

-Mi sento dire che finirà male da troppo tempo, neanche i medici riescono a mettermi paura. So quello che sto facendo e ho la situazione sotto controllo. Mi sento la regina di un nuovo mondo, il mio blog sta crescendo e io sono l'esempio di più di mille ragazze che mi seguono. Il prossimo mese quante saranno? Cinquemila? Diecimila? La fama aumenta in proporzione con i successi. Pubblico giornalmente le mie foto, del cibo che mangio e delle strade in cui corro. Calcolo pazientemente le calorie ingerite e quelle bruciate tramite esercizi aerobici massacranti. Tutorial su come eseguire squat e addominali tecnicamente impeccabili, trucchetti di bellezza per capelli più luminosi e pelle liscia, sane ricette di insalate... è tutto basato sul monopolio dell'apparenza esteriore.-

-Influenzi delle ragazze fragili e insicure negativamente. Vuoi essere un esempio, ma sei quello più malsano. Non ci pensi che per la tua vanità rischi di compromettere delle vite? Devo parlarne con i tuoi genitori, e non solo: andrò alla polizia. Ci vogliono dei seri provvedimenti, se non riesci ad accorgerti da sola di star creando un regno di scheletri.-

Zoe si alza dalla sedia, scuote la testa con tanta velocità che le pupille azzurrissime rimbalzano nelle orbite scavate –Non può fare una cosa del genere!- urla come una pazza e scaglia ciò che le capita sotto mano contro lo psicologo. Cornici, penne, libri, matite –Non posso fidarmi di nessuno, volete insegnarmi a vivere, volete cambiarmi, non mi accettate per quella che sono! Tanto vale uccidersi, che senso ha una vita normale quando sei diversa?!- e dopo questa ultima dichiarazione, smette di pronunciare parole e frasi di senso compiuto. Articola il discorso di versi gutturali e animaleschi, è un'aquila reale con le ali spezzate.

Il viso diventa rosso, poi viola e alla fine verde. La voce manca, si avventa sui capelli di Theodore e li tira in alto, gli vuole strappare il cuoio capelluto e impiccarlo col cervello srotolato. Strappa una ciocca e quando se la vede sulla mano, strabuzza gli occhi e sviene sul pavimento. È l'ennesima crisi di nervi.

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@itzoedavis

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