Joseph

625 83 6
                                    

<<Rimani Adone | Infelice Adone, rimani, perché l'ultima volta io a me ti avvicini | e ti abbracci e congiunga con le tue labbra le mie. | Destati un poco, Adone, baciami l'ultima volta | baciamo finché sarà vivo il tuo bacio, | finché il soffio dalla tua anima si riversi nella mia bocca | e nel cuore e io assorba il tuo dolce incanto | e beva il tuo amore; conserverò questo bacio, | come fosse Adone stesso vivente, perché tu mi sfuggi, Adone, | fuggi lontano, te ne vai nell'Acheronte | dal re odioso e crudele, e io infelice | sono viva, sono una dea, e non posso seguirti>>.
Teocrito; Epitaffio di Adone

-Il dolore rende vere le cose. Non ti accorgi di star vivendo fin quando non decidi di tagliarti i polsi e cercare la sede del tuo dolore tra ossa, vene e sangue. Ci infili le dita dentro e fai proprio un pasticcio, ti scuoieresti pur di trovare quella maledetta macchia con cui sei nato, ti sviteresti la testa e azzanneresti come un cane affamato la ghiandola pineale. Vuoi solo un colpevole perché non hai il coraggio di ammettere di essere tu il tuo problema.-

Joseph reclina il capo sul cuscino bianco, Theodore è seduto davanti al suo letto. In quella stanza d'ospedale le luci investono i loro volti.

-Non ha dimenticato la telecamera neppure ora. No, non si preoccupi, la lasci pure. Ormai che importa?-

-I tuoi genitori mi hanno chiesto di venire qui per parlarti, ritengono che tu abbia bisogno di un sostegno psicologico, qualcuno che ti conosca già. Hai perso conoscenza per un paio di giorni, solo ieri sera ti sei svegliato. Ricordi cos'è successo?-

-Ho impresse le vicende nella mente come fossero una cartolina.

Sono uscito da casa di Jake per raggiungere Drew, avevo deciso di dirgli la verità: riponevo fiducia nel nostro legame. L'ha presa anche peggio che con Lukas.

Mi ha detto che non gli interessava dei miei problemi, che aveva i suoi a cui badare e che se preferivo farmi inculare da quel frocio di Lukas, potevo anche levarmi dalle palle, che lui aveva da fare.

"Il problema non è che sei gay, è che non mi interessa di te. Parli di Lukas, ma non ti rendi conto che per me sei insignificante quanto lui? In ciò che fai segui la mia ombra, godi del mio riflesso. Smettetela di assillarmi."

Mi ha detto queste parole con una freddezza sconcertante, non ha ritenuto necessario alzare la testa dallo schermo del cellulare, mentre era seduto sul suo letto.

Io non avevo alcuna intenzione di ammazzarmi, cercavo l'impatto violento che mi portasse alla resurrezione. Mi sono detto: o muori, o sopravvivi e se sopravvivi lo ammazzi.

Sono tornato a casa: la signora Mason non c'era e Loren aveva lasciato un post-it sul frigorifero.

Sono andata a comprare i biscotti, torno subito!!!

Ho aperto il cassetto del mobile della cucina e ho sfilato dal set un coltello. Aveva il manico nero e una lama curva come la pancia di una donna incinta. Ci ho passato sopra il dito e mi sono ferito malgrado lo sfioramento minimo.

Mi sono diretto sul balcone e ho chiuso le finestre in modo tale che non sarebbe stato possibile aprirle dall'interno.

Ho posato la punta del coltello sul polso e l'ho infilato attraverso gli strati sottocutanei, la pelle si incrinava come sfoglie di un dolce. Ho visto sporgere la vena e pulsare furiosamente il sangue che strabordava ovunque. Ho separato la carne dell'avambraccio in due perfette metà e ho tirato i lembi con la mano libera. Successivamente, con un angolo di centottanta gradi ho tracciato un taglio netto sulla gola.

Ho sentito la porta di casa aprirsi, i passi di Loren, le chiavi posate sul tavolino dell'ingresso, la sua voce allegra che mi richiamava sull'attenti. È l'ultima faccia che ho visto prima del buio.

Era come se una ventosa mi stesse risucchiando le energie, sono caduto sulle ginocchia e ho visto la bocca di Loren sconquassata in un urlo raccapricciante.

"Apri, apri immediatamente!"

Non potrò mai perdonarmi per averla fatta soffrire. Cercava di raggiungermi in tutti i modi, sembrava una mosca che preme ostinatamente contro un finestrino. Grattava gli infissi di legno con le unghie, le schegge si erano conficcate nella carne viva. Le orecchie mi ronzavano e le sue grida erano lontane, io avevo una palla di seta bloccata in gola e non riuscivo a parlare. Muovevo le labbra  per tranquillizzarla, il pavimento del balcone è scivolato da sotto il mio corpo e mi sono sentito cadere nell'infinito.

Ho appoggiato una mano insanguinata sul vetro e l'ho cercata.-

Profilo Instagram:
@josephhhtaylor

StayWhere stories live. Discover now