Zoe

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-Vuoi sapere cosa penso? Che Theodore è morto prima delle 21:00 e tu lo sai.-

-Sciocchezze. Ha mandato un fax a quell'ora, non può essere.-

-Non l'ha mandato lui.-

Zoe non dimostra agitazione -E chi?-

-Chi l'ha ucciso, per crearsi un alibi ed escludersi dai possibili sospettati.

Quanto tempo hai impiegato per scendere in intimità con il ragazzo che anelava la morte del tuo fidanzato morto? Hai qualcosa da condividere con lui, oltre all'ospedalizzazione? Per esempio, qualche segreto.-

-È ingiusto fare leva sui miei sensi di colpa: Drew non voleva realmente la morte di Ed. Era... è malato, ma è buono. E poi ha un alibi.-

-La deposizione del padre di Elsa? Potrebbe aver mentito di nuovo.-

-Noi non mentiamo, è che non abbiamo il senso del tempo. Galleggiamo nella nostra malattia. È terribile perché non possiamo pensare ad altro: perché siamo qui? Perché un'infermiera mi guarda quando mangio? Perché i dottori analizzano giornalmente le sue urine? Perché dobbiamo ingoiare una pillola al mattino e una alla sera?

Quella clinica ci fa sentire più diversi, per questo gli ho proposto di indire una festa esclusiva. Avremmo partecipato solo noi due, con il bottino furtivamente racimolato dalle dispense della cucina e con un paio di pacchetti di sigarette rubato dalla tasca degli inservienti.

Ho aspettato l'ultima perlustrazione del reparto, poi si è fiondato in camera mia.

"Se ci scoprono, puoi dire che mi sono infiltrato senza che tu volessi. Se la prenderanno solo con me."

"Non esiste, se ci scoprono dirò che ho avuto una crisi, li ho chiamati ma non è venuto nessuno, quindi tu mi hai soccorsa. Inutili scansafatiche."

Drew mi ha abbracciata da dietro, pressandomi la fronte sulla nuca. La stanza era illuminata da tre candele sul comò e non riuscivo a distinguere il suo profilo.

Il rumore di una risata che mi fruscia tra i capelli, le dita intrecciate sul ventre, le punte dei suoi piedi contro i miei talloni.

Non volevo più essere Zoe Davis.

Abbiamo steso un lenzuolo sulla scrivania, posto due sedie agli estremi e apparecchiato.

"Più che una festa, sembra una cena romantica."

"Una cena romantica in un manicomio, tra un eroinomane e un'anoressica, che hanno rubato... aspetta, fammi controllare" Drew ha disposto in ordine le pietanze sul lenzuolo "Del pollo anemico, una pezzo di lasagna surgelata, delle patatine bruciate e un pacco mezzo vuoto di Oreo. Potevamo impegnarci di più."

"Decisamente" mi sono accomodata davanti a lui.

Quando ha iniziato a riempire il mio piatto, mi sono ricordata del patto con me stessa.

"Serviti pure, io non ho fame."

"Ma se oggi non hai mangiato nulla."

Non ho detto una parola.

"Okay, ascolta, solo per questa sera facciamo un gioco. Io non sono il vero Drew e tu non sei la vera Zoe, siamo in una navicella spaziale sospesa tra la Terra e il cielo e si festeggia un giorno speciale: il nostro compleanno. Siamo nati oggi e abbiamo il dovere di essere felici."

"Il mio compleanno è il due settembre" mi piaceva rendergli le cose difficili.

Si è inginocchiato davanti a me e ha iniziato a spezzettare il pollo "Facciamo finta."

Okay, mi sono detta, facciamo finta.

Mi ha avvicinato la forchetta alla bocca e ho mangiato. Un po' di pollo, delle patatine, qualche boccone di lasagna e un biscotto.

E lui parlava e parlava, descriveva questa navicella spaziale divisa in due parti, una rosa e carina per me, un'altra nera e disordinata per lui. Potevamo cambiare lato quando ci pareva, dormire sul tavolo, pranzare sul letto e uscire a fare una passeggiata per lo spazio.

"E oltre alla nostra ci sono altre navicelle, con altre persone felici" si stava per alzare, ma mi sono aggrappata al suo collo.

Ne ha approfittato per cingermi le ginocchia e farmi sedere sulle sue spalle "Possibile che dobbiamo sempre essere disadattati?"

Siamo scoppiati a ridere, gli ho coperto gli occhi con le mani ed è caduto sul letto, trascinandomi appresso a lui.

Mi ha tappato la bocca per evitare che alzassi troppo la voce "Va bene, va bene sto zitta, shh... sì, sì" mi ha adagiata sul suo petto "Drew, ho fame."

"Ah sì?"

"Sì, ma per la prima volta non di cibo."

E quindi l'ho fatto, ho azzerato la ridicola distanza tra noi, l'ho baciato.-

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@itzoedavis

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