Danza Cosmica

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In quei giorni di fine anno, angeli e demoni erano tutti più belli. Richiamando i propri poteri e migliorando la connessione con la loro essenza, presentavano tratti che credevano di aver perso nei millenni. Michael per esempio ora spalancava ali di fuoco e i suoi capelli terminavano con sfumature che ricordavano le fiamme. Asmodeo, creato anch'egli dal fuoco, aveva fiamme negli occhi e sulle possenti corna. Azazel, signore dell'aria, non camminava più bensì fluttuava sospeso dal suo stesso potere ed era avvolto da una costante corrente. Gabriel aveva il mare negli occhi e i suoi passi smuovevano l'oceano.
Erano tutti riuniti e si fissavano con una certa allegria. Erano belli, primordiali, carichi di energia: pronti per cominciare lo spettacolo.  Attendevano solo il segnale del via...

Lucifero si era rintanato nella sua stanza d'albergo. Era steso a letto e giocherellava con un mazzo di chiavi antiche e dalle complesse incisioni. Aprivano ogni porta dell'Inferno, dalla più scricchiolante stanzetta in cima a una delle vecchie torri del palazzo fino all'imponente salone del trono. Ognuna di quelle chiavi custodiva un tesoro, un segreto, un dono, un ricordo. Libri, gioielli, armi, abiti, dipinti... ogni mistero del castello poteva essere svelato con la chiave giusta. Ma solo Lucifero sapeva quale chiave fosse quella giusta.
Ci stava giocherellando ripendando a quei corridoi bui, quelle stanze da dove si udivano le grida disperate delle anime, quel mondo da cui non si vedevano le stelle. Era lui la stella degli Inferi, il perno attorno a cui tutto ruotava e non sempre era un compito semplice o piacevole. Si guardò allo specchio, l'alto specchio che decorava una delle pareti, con l'unico occhio buono. L'occhio cieco brillò d'argento su quel volto sfregiato che si deformò in una smorfia infastidita. Udì i rintocchi dell'orologio: era ora di andare.

Come tutti gli altri, anche Lucifero era diverso. La sua luce lo avvolgeva in un manto rappresentante le stelle primigenie, ormai spente da tempo, la cui essenza aveva dato vita a tutto il resto dell'universo. Quel che rifletteva era talmente antico che nessun'altro essere vivente aveva potuto scorgerlo se non lui. Non voleva pensarci troppo: quelli erano i tempi in cui era solo con Sophia e preferiva non ricordarlo.

"È ora" commentò, notando come l'immenso salone fosse gremito di angeli e demoni.

Era ora. Le note stonate emesse da quel mondo in rovina stavano per cessare, in un modo o in un altro. O si sarebbe risolto tutto o sarebbe andato tutto in malora. Era indeciso per quale delle due opzioni fare il tifo.

Notò come l'atmosfera fosse nel complesso abbastanza rilassata. Lailah lo aveva raggiunto e camminava al suo fianco, Najira parlava con un gruppo di ragazze e ridacchiava, Espero sembrava il più nervoso della sala.

"È ora, Naji" la chiamò Lucifero "Di che parlate di così divertente?".

"Tu non puoi capire. Tu sei un cazzodotato, dovrei perdere tempo a spiegare".

Il padre alzò un sopracciglio, non era la prima volta che la figlia lo liquidava in quel modo.

"Magari dopo troverai del tempo da perdere. Per ora prendi il tuo posto e preparati a svolgere il tuo compito al meglio, vaginomunita".

"Misogino cazzone".

"Sono secoli che Lilith mi chiama così, tesoro. Fila al tuo posto".

Najira ruotò gli occhi e si incamminò verso un punto prestabilito della sala.

"Caro... un po' di tatto" mormorò Lailah "È giovane...".

"E io sono vecchio. Non ho tatto. Non lo avevo da giovane, figuriamoci adesso!".

Raggiunsero Espero, che si agitava nervosamente e continuava a guardarsi attorno.

"Un bel respiro" tentò di calmarlo Lailah "Andrà tutto bene".

Satan's Speech 2 -L'Angelo della Notte- ☆completa☆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora