'Atto di coraggio" di crilu98

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Titolo: Atto di coraggio

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Titolo: Atto di coraggio

Autore: crilu98

Genere: Storie brevi

Stato: In corso- autoconclusiva

Classificazione dei contenuti: G

Tematiche forti/ Contenuti per adulti: Si parla di violenza sulle donne in vario modo, anche se non in maniera dettagliata.

Consenso Social:

Trama:

Margherita è un'esperta nel ammansire e scacciare i demoni altrui, ma non riesce a trovare il coraggio per affrontare i propri. Lucia è intrappolata in una rete invisibile che non le lascia scampo. Gaia è giovanissima, ma ha l'anima in pezzi ed è alla ricerca di un nuovo equilibrio. Il destino fa intrecciare per un poco le loro vite, costringendole a confrontarsi con ciò che è accaduto a ciascuna di loro per andare avanti... Tre donne. Tre violenze. Tre modi diversi di porvi fine.

 Tre modi diversi di porvi fine

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Cos'è per te il femminismo?

Se uno si ferma a riflettere sulla donna moderna rischia di confondersi, perché i modelli femminili oggi sono molti e molto diversi tra loro. Quindi, innanzitutto, cosa significa per me essere donna oggi? Significa poter scegliere di seguire la mia strada senza pregiudizi. Scegliere di indossare i jeans invece della gonna, di poter essere allo stesso tempo una lavoratrice e una madre, di avere una relazione e insieme avere degli spazi per me in cui il mio partner non ficcherà mai il naso... E sperare che nel fare ciò, nessuno storcerà il naso perché il mio abbigliamento è poco femminile, perché il lavoro sottrae tempo e spazio alla sacrosanta famiglia, perché mantengo un egoistico (e sospetto...) capriccio d'indipendenza.

Il femminismo è un mezzo per poter ottenere davvero un mondo in cui un sesso non avverta il bisogno impellente di affermare la propria supremazia sull'altro, e allo stesso tempo è anche un baluardo a difesa del fatto che, nonostante gli alti e bassi tra "maschi" e "femmine", non torneremo più indietro.

Come contribuisce questa storia a supportare Writher?

Una volta tanto, ho deciso di lasciar parlare i miei personaggi: le tre protagoniste di questo racconto sono tra le figure più vere che io abbia mai creato. Mi piaceva dargli una voce anche fuori dalla storia.

Margherita: Che tematica interessante e attuale! E' pane per i miei denti! Da dove possiamo cominciare?

Gaia: Perché non iniziare dal tuo telefono che squilla incessantemente ad ogni ora del giorno e della notte, strizzacervelli?

Margherita: Mah, io invece parlerei della tua smodata dipendenza dal caffè. Notti in bianco a causa di... Quell'episodio di cui ti ostini a non parlare, vero?

Gaia: Che palle, sei peggio di mia madre...

Lucia: Scusate, io... Io non credo di aver capito bene cosa ci facciamo qui.

Margherita: Ma è facile: siamo qui per spiegare come purtroppo ancora oggi alcune donne siano oggetto di violenza. Parlare è un punto di inizio per superare il trauma.

Gaia: *cough* ipocrita *cough*

Margherita: Prego!?

Lucia: Ma... Oh ma ci dev'essere un errore: io non sono vittima di alcuna violenza. No, no. Sono molto... Contenta della mia vita.

Gaia: Dici davvero?

Margherita: E come ti sei fatta quel livido sullo zigomo?

Lucia: ... Forse avete ragione. Forse è ora di dare voce anche a quelle come noi. Ci farà bene.    


Estratto dalla storia:

Lucia si guardò intorno, stringendo convulsamente una borsetta con gli strass, la maggior parte dei quali era caduta lasciando chiazze di tessuto ruvido. Era la quarta volta che si trovava lì, ma le pareti bianche e la luce fredda di quella stanza le mettevano sempre addosso un'inquietudine impossibile da scacciare. 

Il medico che entrò era lo stesso delle visite precedenti: alto, magro, un po' più vecchio di lei.

Lucia rabbrividì e istintivamente si rannicchiò sul letto iniziando nervosamente a giocare con la fede che portava al dito. Il medico la guardò rassegnato:

-Di nuovo, vero?-

Senza neanche aspettare la risposta, le ingiunse di spogliarsi e iniziò a osservare i lividi che deturpavano il suo corpo. Non poteva sfiorarla senza che Lucia emettesse un qualche gemito di dolore.

Alla fine si accomodò dietro la scrivania.

- Lucia, lei non può andare avanti così, lo sa questo?-

Silenzio.

-Signora, mi ascolti: dica la verità, su. Come si è procurata quei lividi?-

- Sono... caduta dalle scale...- la sua voce parve poco convincente anche alle sue orecchie.

-Ah, capisco: e la volta scorsa aveva sbattuto la testa contro una mensola, giusto? E la volta prima era scivolata in cantina, quella prima ancora si era fatta male pulendo la casa...-

La donna non aveva bisogno di guardarlo per sapere che l'uomo non le credeva. Eppure lei aveva detto la verità, o almeno una parte.

-Ho detto il vero- mormorò sempre tenendo gli occhi bassi.

Il medico sospirò, poi si mise a frugare nei cassetti del tavolo finché non trovò un pezzo di carta, su cui scrisse un nome e un numero, e glielo mise in mano.

-Senta, io non posso fare niente di più per lei, se non si decide a dirmi cosa le è realmente successo. Questa persona la può aiutare, è brava...-

Lucia annuì sollevata: finalmente la lasciava andare! Camminò nervosamente fino all'uscita del pronto soccorso e solo quando chiuse la portiera della macchina si rese conto di stringere ancora convulsamente il biglietto in mano.

La grafia sghemba del medico aveva scritto "Margherita Argenti". Chiudendo gli occhi, Lucia buttò il pezzo di carta sul fondo della macchina.

La libreria di WritHerWhere stories live. Discover now