II - Samahian (pt.1)

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Mik Breger uscì dalla porta della biblioteca con la sua caratteristica andatura traballante e gli immancabili libri sottobraccio

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Mik Breger uscì dalla porta della biblioteca con la sua caratteristica andatura traballante e gli immancabili libri sottobraccio. Era alto e magro, smunto a tratti, forse a causa della vita che aveva sempre trascorso tra l'inchiostro e la polvere. Fin da bambino aveva amato i libri più delle persone e quando a poco più di vent'anni aveva deciso di occuparsi della biblioteca di Vahrel, nessuno si era sorpreso. Erano passati molti anni dall'annuncio balbettato a stento di fronte ai suoi conoscenti, quattro decenni e mezzo per la precisione, e per i suoi concittadini era oramai diventato "il Bibliotecario".

Strizzò gli occhi, scuri e vispi come quelli di uno scoiattolo, aspettando che si abituassero alla violenta luce vermiglia del sole che si apprestava a inabissarsi dietro ai picchi innevati. La mano libera cercava a tentoni un appiglio che gli permettesse di chiudere il battente dell'edificio di cui era a carico, le dita dell'altra sfioravano freneticamente le chiavi appese alla cintura senza riuscire ad afferrarle. La situazione si risolse con un astuto stratagemma: poggiare i preziosi volumi per terra, voltarsi verso l'entrata e utilizzare entrambi gli arti per adempire all'ultimo compito della giornata.

Alla fine della lotta con i catenacci, si chinò a raccogliere il piccolo tesoro ai suoi piedi, poi raddrizzò la schiena e cominciò ad attraversare la piazza. Storse il naso: c'era una frenetica moltitudine di persone che brulicava in quel luogo, disturbando la quiete solita di quell'ora di passaggio, né giorno né notte. Il vociferare era insopportabile per le sue orecchie abituate al fruscio delle pagine e gli odori si mischiavano in modo confuso: fiori, resina, carne, fumo, legno, sudore. Alla sua sinistra e destra, giovani agghindate con i loro vestiti migliori stendevano tovaglie colorate sui tavoli incastrati gli uni vicini agli altri come le assi di un pavimento. Dinnanzi a lui, invece, adulti e ragazzi che anelavano diventarlo accatastavano fasci di rami e altri pezzi di albero.

L'uomo scosse la testa calva, cercando nella sua memoria qualcosa che gli permettesse di capire tutta quella sfrenata e caotica allegria. Si doveva forse celebrare un matrimonio? Per quanto si sforzasse, le uniche cose che trovò in quel labirinto ordinato furono trascrizioni minuziose di tutto ciò che aveva letto e antiche, indispensabili conoscenze.

Una masnada urlante di bambini gli tagliò la strada, urtandogli il gomito e facendogli perdere l'equilibrio per qualche angoscioso istante. Le loro facce tonde erano paonazze dal gioco, i capelli pettinati con cura dalle madri erano stati brutalmente scompigliati dall'aria e gli indumenti freschi di bucato erano stropicciati e mostravano già le prime tracce di unto.

«Scalmanati senza alcun rispetto per la cultura!» borbottò a mezza voce, chinandosi a raccogliere un libro sfuggito dal suo abbraccio paterno. «Marmocchi, rovina-pergamena, scavezzacolli...»

«Mik!»

Il bibliotecario si voltò nella direzione della voce che aveva invocato allegramente il suo nome. Tra la folla si stava facendo strada un uomo sulla trentina, agghindato a festa come tutti i suoi compaesani. Le lentiggini che tingevano le guance di rame permisero al vecchio di collegare quella sicurezza e allegria con il timido rispetto di un adolescente che, ancora sfregiato dall'acne, era solito rifugiarsi tra le pagine scritte.

I Lacci dell'Araldo  [Il Libro di Alethia, vol. I]Where stories live. Discover now