XX - Il prezzo della magia (pt.1)

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Kala e la donna corvina lasciarono Selm ai primi raggi dell'alba, mentre i banchi di nebbia che circondavano la campagna circostante parevano dileguarsi e cercare rifugio dalla luce grigiastra del sole

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Kala e la donna corvina lasciarono Selm ai primi raggi dell'alba, mentre i banchi di nebbia che circondavano la campagna circostante parevano dileguarsi e cercare rifugio dalla luce grigiastra del sole. Seguendo qualche breve mulattiera si ricongiunsero in breve tempo alla via maestra, la più imponente e larga delle strade che tagliavano la pianura biancheggiante come la lama di un coltello. Nonostante il carro di Zaukas fosse sorto da poco, già numerosi scalpicci di stivali e zoccoli di animali riverberavano sul selciato, disgregando il silenzio ovattato dello spesso manto di neve. Nelle ore successive il flusso di viandanti si fece sempre più folto, arrivando talvolta a formare dei veri e propri ammassi di umani, bestie e carri - specialmente carri - davanti ai portoni delle città più grandi che si affacciavano direttamente sul percorso. Era a causa dei meticolosi controlli delle guardie, più di una volta la giovane colse dalle conversazioni animate di alcuni mercanti. Di recente erano accaduti degli eventi assai tragici e spiacevoli, sostenevano. Più spiacevoli del solito.

La ragazza non credette fino in fondo a quelle voci - a Selm le due vedette a difesa delle mura si erano mostrate più interessate ai loro boccali di vino e ai loro dadi che a chi entrava o usciva - fino a quando la donna corvina la condusse in una cittadina dalle mura incrostate da edera secca per trovare una taverna dove pranzare. Lì le guardie indossavano fiere i loro mantelli vermigli, puliti e non pieni di macchie come quelli di quel covo di malavita, e scrutavano con attenzione i passanti, appoggiandosi alle loro lance lucide o tenendo la mano sul pomolo della corta spada al loro fianco. Anche l'osteria dove si fermarono - un locale chiamato La chiatta d'argento, in onore del fiume Argat che scorreva a meno di qualche miglia da lì - era assai più luminosa e ordinata del posto in cui lei e la strega avevano passato la notte.

Nonostante tutte quelle premesse, tuttavia, il loro breve passaggio in quella città non si rivelò privo di spiacevoli sorprese: mentre la diciassettenne divorava la sua zuppe di verdure e strisce di carne essiccata, scoccando di tanto in tante occhiate sospette al pesce che An aveva ancora ordinato, un urlo disperato proveniente dalla strada echeggiò nel locale, ammutolendo tutti i presenti. Uscita dalla taverna a fine pasto, la diciassettenne - ancora tormentata da brividi freddi lungo la schiena -cercò con lo sguardo qualcosa che potesse indicare la causa di quel grido. Non fu difficile da individuare: una folla di persone, tra cui spiccavano i mantelli vermigli delle vedette, era radunata sull'uscio di una bottega a qualche casa di distanza dall'osteria. Molti presenti allungavano il collo per vedere meglio, per poi subito ritrarsi con espressione sconvolta e la mano davanti alla bocca; mentre altri già si coprivano il volto, avvisati dai vicini. Quando passò davanti alla porta spalancata di quell'edificio, le unghie conficcate nel manico del coltello di suo padre per buona misura, la calca si aprì per un istante, mostrandole due guardie che coprivano con un telo i cadaveri insanguinati di una donna bionda di poco più giovane di Isabhel e il suo bambino. Stringendo i pugni, l'adolescente fu costretta dalla mano affusolata stretta sulla sua spalla a continuare oltre, ritrovandosi tormentata per le ore seguenti dal breve scorcio della tragedia che aveva visto. E dal guizzo di disappunto e fastidio che per una frazione di istante aveva incrinato la maschera di marmorea indifferenza della donna.

I Lacci dell'Araldo  [Il Libro di Alethia, vol. I]حيث تعيش القصص. اكتشف الآن