XIV - Crocevia (pt.3)

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L'Incantatore si voltò lentamente, sapendo già chi era l'essere che dietro di lui pareva sbeffeggiarlo

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L'Incantatore si voltò lentamente, sapendo già chi era l'essere che dietro di lui pareva sbeffeggiarlo. Sull'ardesia del tetto, nel punto in cui esso diventava quasi verticale prima di terminare in punta, era accovacciata una bambina di circa sei o sette anni. La sua pelle era color avorio, come le ossa di uno scheletro appena spolpato, e indossava una tunica pieghettata senza maniche di un candore tale da far sembrare fuliggine la neve appena caduta. Due enormi ali nere emergevano dalle sue scapole e le dita munite di affilate unghie argentate simili ad artigli stringevano con noncuranza l'asta di una falce.

La piccola incurvò le pallide labbra a cuore in un'esagerata espressione di sorpresa. «Oh, che incontro deliziosamente inaspettato

Kian non rispose a quella provocazione. Sapeva che l'altra lo stava prendendo in giro, sapeva che lei era venuta a conoscenza della sua presenza a Vahrel non appena lui ci aveva messo piede - o zampa. I suoi occhi senza pupilla scivolarono verso la distesa di case, brillando con forse meno intensità del solito. Appena aveva sentito l'intenso odore d'incenso avvolgerlo, aveva capito che il Pallido Araldo era lì e aveva iniziato a temerne la cagione. Perché la Morte non si manifestava mai senza un motivo.

Mai.

«Perché sei qui, Than?» domandò l'uomo, riducendo la sua voce baritonale a un basso sibilo. Guardava la città dall'alto del campanile, custodendola come la statua di un dio avrebbe fatto con il suo tempio.

La bambina tirò un labbro in avanti, facendo apparire un broncio sul suo visino paffuto. «Mi annoiavo.»

«Non succederà nulla di interessante a Vahrel, questa sera.» Nonostante le parole decise, un lieve tremito di incertezza aveva incrinato a metà frase il tono dell'Incantatore.

«Forse», sghignazzò l'altra, facendo stridere le sue unghie artigliate contro le lastre di pietra del tetto. Quel suono scivolò nel vento che spirava tra le vie deserte, infiltrandosi grazie a esso in ogni edificio e facendo rabbrividire gli abitanti nel sonno. D'un tratto la piccola scosse violentemente la testa facendo volare i capelli bianchi - che nella notte sembravano emettere una lieve luminescenza come alcune meduse degli abissi - e rise sguaiatamente fino a rotolare sulla schiena. «Oh, scommetto che il risultato di questa notte sarà semplicemente intrigante! Quale decisione prenderanno ai piedi della bilancia, senza di me? Delizioso enigma che non vedo l'ora di risolvere.»

Kian sgranò gli occhi cerulei, la cui luce si era d'un tratto fatta più debole. Spostò l'attenzione dalla città al Corvo del Nord, le cui ali fremevano accompagnando gli scatti quasi isterici del petto coperto dalla tunica. «Il Crocevia?» mormorò. Un'affermazione mascherata da domanda.

L'altra si rimise a sedere, inclinando il volto di lato e portandosi un dito cadaverico alle labbra. «Credo Destino voglia cercare di fermarmi. Probabilmente togliendo dagli schemi una certa anima mortale», aggiunse con un'espressione di pura perfidia impressa nei morbidi lineamenti.

I Lacci dell'Araldo  [Il Libro di Alethia, vol. I]Where stories live. Discover now