XVII - Solstizio (pt.3)

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Oh no

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Oh no.

Le mani di Kala fremettero. Oh, quella era decisamente una cosa che voleva fare, ma in quel momento il sospetto - e un pizzico di paura, doveva ammetterlo - superava qualsiasi suo istinto di rabbia repressa. «Non credere che non sappia che utilizzerai la magia, strega!»

La donna alzò un sopracciglio. «Per quale scopo, se posso chiedere? E, giovincella, ti sconsiglio caldamente dall'appellarmi in quel modo.»

Ignorando - o meglio, sforzandosi di ignorare - quella minaccia che era tutto fuorché velata, la ragazza serrò i denti. «Per vincere: è quello che voi incantatori fate! Voi utilizzate sempre i poteri derivanti dal vostro patto scellerato con Minhar per ingannare e barare!»

Gli occhi di quel colore inesistente si ridussero a fessure e vennero attraversati da un guizzo di freddo divertimento. «Sei così arrogante da credere che io necessiti di un incanto per avere la meglio, o di sapere quale sia la causa della mia magia? Ora, lo ripeterò una sola volta ancora: attaccami. Sguaina pure il coltello nascosto nel tuo stivale, se ciò aumento il suo valore.»

La diciassettenne trasalì, anche se cercò in tutti i modi di nasconderlo. Come faceva a...

Di certo utilizza trucchi simili anche lei. Meglio seguire il suo consiglio. Subito.

Con non poca titubanza l'adolescente afferrò il pugnale. Era quello di suo padre, quello a cui si era aggrappata con tutte le sue forze durante parte di quell'interminabile notte di luna piena. Era stata sua madre a porgerglielo, qualche mattina prima, con un triste: "ha infranto la promessa. Ormai lui non tornerà più." Sebbene lei non sapesse di quale promessa Isabhel stesse parlando, non le era stato difficile intuire a cosa la donna si stesse riferendo.

Rigirò l'arma tra le mani, poi i suoi occhi scivolarono verso la sua bisaccia, che giaceva appoggiata alle altre sacche lontane dal fuoco. Il cuoio consunto lasciava intuire la presenza degli angoli smussati di un libro - il taccuino del nonno di Mik - e di un piccolo fagotto bitorzoluto.

«Se indugi così, giovincella, potresti costringermi a fare mia la prima mossa.»

No, non lasciarla iniziare!

Il suo sguardo dardeggiò ancora verso la tracolla e mosse un passo verso di essa. Se il bibliotecario si era lasciato sfuggire la verità su An, quell'oggettino sarebbe stata la sua arma migliore. Tutti sapevano che gli Elfi fuggivano da...

Attenta!

Kala d'istinto saltò di lato quando un movimento saettò veloce - troppo veloce! - nel suo campo visivo. Una stretta impietosa le torse il braccio, strappandole un grido di sorpresa e dolore, poi una spinta tra le scapole la fece finire a gattoni. Un piede le ancorò la gamba e anche quel supporto venne a mancare, facendola crollare definitivamente a terra. Strinse convulsamente le dita attorno al manico di legno del pugnale, sollevando la testa verso l'ombra che oscurava i guizzi del fuoco.

I Lacci dell'Araldo  [Il Libro di Alethia, vol. I]Where stories live. Discover now