X - Il cuore di Vahrel (pt.2)

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L'uomo nel dipinto si stagliava contro lo sfondo di una ricca foresta, oltre le cui chiome frondose si intravedeva il profilo di vette assai familiari: i monti che circondavano la valle

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L'uomo nel dipinto si stagliava contro lo sfondo di una ricca foresta, oltre le cui chiome frondose si intravedeva il profilo di vette assai familiari: i monti che circondavano la valle. Lui, invece, indossava degli indumenti che parvero a Kala l'armonica fusione tra quelli di un nobile e un'armatura da battaglia. Erano tuttavia due cose che avevano sorpreso la ragazza, a tal punto da convincerla ad avvicinarsi per osservare meglio. La prima, era una straordinaria somiglianza dell'individuo con Teucer. Nonostante non ci fosse ombra di dubbio che il cacciatore e l'altro fossero due persone completamente distinte, i due avrebbero potuto facilmente passare per fratelli o cugini. Stessa forma del naso leggermente adunco, stesso taglio degli occhi chiari e perfino stessa corporatura: era impossibile che così tanti tratti in comune fossero opera solamente del caso.

Il secondo dettaglio, invece, era ciò che stava ancora scrutando incredula quando le sue labbra lasciarono scappare a tradimento una lieve parola. «Manodiferro», mormorò percorrendo con lo sguardo le dita argentate che spuntavano dalla manica. No, quello non poteva veramente essere uno dei Tre Fondatori, uno dei leggendari tre fratelli di cui aveva sentito parlare fin da quando aveva appena imparato a gattonare.

La voce baritonale del mago distrusse il rispettoso silenzio che si era creato. «Sai chi è?»

La giovane scosse il capo, facendo ondeggiare i suoi ricci fulvi. Quel gesto tuttavia, era di incredulità e non decisione. «È possibile?» sussurrò cercando le luminescenti iridi senza pupille. «È possibile che sia realmente lui?» Nell'udire l'assenza di risposta dell'altro, un dubbio si insinuò nei suoi pensieri. Non volendo commettere lo stesso errore di Garin durante il Samahian, trasformò l'affermazione in una titubante domanda: «Tu non conosci la storia di Manodiferro, vero?»

«Ne sembri dispiaciuta.»

«È uno dei più grandi eroi della valle», spiegò ritornando ad ammirare l'affresco. «Mia madre mi raccontava spesso la loro storia.» Cacciò indietro le lacrime che erano affiorate assieme al ricordo del corpo sanguinante della donna. «La leggenda dice che erano in tre: lui, sua sorella e suo fratello minore. All'inizio abitavano assieme alle altre famiglie in dei casolari sparsi ai piedi dei monti, vivendo dei frutti del loro campo e della lana delle loro pecore. Un giorno, tuttavia, un esercito nemico riuscì a oltrepassare l'ostacolo delle montagne, radendo al suolo tutto sul suo passaggio. Non si sa il perché di questo attacco, ma si narra che tra questi avversari ci fossero mostri creati da Minhar e... e...»

«Incantatori», Kian completò la frase per lei. «Maghi direi anche, visto che stiamo parlando di guerra.»

Come se ci fosse una differenza tra le due parole, pensò la diciassettenne. Ignorando i gesti discreti dell'altro che la invitava a riprendere a camminare, continuò a raccontare. «Manodiferro, la sua famiglia e molti altri abitanti riuscirono a fuggire. Adaed, invece, era diventata solo una distesa di terra bruciata.» Indicò il ritratto. «Lui e suo fratello, tuttavia, non si arresero. Unirono tutti i sopravvissuti sotto il loro comando e cercarono di riconquistare la loro casa. In breve, ci fu una tremenda battaglia in cui lui perse la destra - rimpiazzata poi con una protesi di ferro - e che sembrava destinata a concludersi con una clamorosa sconfitta.»

I Lacci dell'Araldo  [Il Libro di Alethia, vol. I]Where stories live. Discover now