XXI - Cockatrice (pt.4)

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Per qualche battito di ciglia non successe nulla

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Per qualche battito di ciglia non successe nulla. Il suo palmo giaceva su quello liscio e adamantino dell'uomo, appena tremante; mentre il silenzio del luogo veniva interrotto solo dallo scroscio insistente della cascata. La diciassettenne aspettava, il cuore palpitante come un cavallo al galoppo e i muscoli tesi, pronti a scattare via. Poi, una lieve brezza si levò dal nulla, facendo ondeggiare i ricci fulvi dell'adolescente e racchiudendola insieme al mago in una serpeggiante spirale d'aria. Scintille simili a cenere incandescenti iniziarono a danzare intorno a loro, mentre le folate sempre più decise portavano decine di odori, alcuni conosciuti come la resina degli alberi, il pelo di Tebas e il sangue appena versato, e altri che la giovane non aveva mai sentito in vita sua.

Con sguardo dardeggiante Kala frugò la torre e sé stessa alla frenetica ricerca di indizi su cosa l'incantesimo stesse facendo. Perché quello era un incantesimo, ne era certa! Per quale altro motivo il mago le avrebbe chiesto di darle la mano?

«Per mostrarti che a volte ci si può anche fidare di un Incantatore come me?»

Il cuore già frenetico della ragazza sobbalzò e i suoi occhi si posarono sul volto nascosto dal cappuccio ceruleo, artigliando involontariamente il polso dell'uomo. Il primo istinto quando quello strano vento pieno di scintille li aveva circondati era stato ritirare la mano, tuttavia il suo palmo si trovava ancora appoggiato a quello di Kian, come se nonostante tutti i timori si rifiutasse di lasciarlo. «No, non può essere solo per questo!» Si rifiutava di crederlo!

Il mago sorrise lievemente - Minhar, come faceva lei a saperlo? Il viso dell'uomo era coperto da una maschera d'ombra, per tutti gli dei! - e le strinse delicatamente la mano. «Non lo è, infatti.» Una folata di vento fuggì dalla spirale d'aria e accarezzò il volto di entrambi, prima di dissolversi nel nulla lasciando solo un lieve sentore di burro e pane appena sfornato. All'improvviso, l'espressione nelle iridi senza pupilla si fece seria. «Sono preoccupato per te, Kala. Ogni giorno che passa stai diventando sempre più cieca, e non riesci ad accorgertene.»

La diciassettenne non poté fare a meno di digrignare i denti: suo padre le diceva sempre che lei aveva gli occhi di un cacciatore, per Alnilam! «Io vedo perfettamente.» Dei, cosa stava facendo l'altro?

«Io non stavo parlando da un punto di vista fisico.»

«Spiegati, allora!» Minhar, perché stava temporeggiando così tanto? Perché?

«Guardati intorno.»

L'adolescente continuò a scrutare il suo interlocutore, la mano appoggiata al palmo dell'altro che tremava lievemente. Era un trucco per distrarla, ne era certa! Dei, perché gli aveva obbedito prima? Per puro caso il suo sguardo scivolò di lato, forse attratto da un insolito bagliore rossastro che aveva visto, e si pietrificò. Davanti a lei si stendevano montagne coperte di cenere nera, dalle punte simili a bocche da cui colava un liquido viscoso e incandescente come il fuoco. Di tanto in tanto un tremore scuoteva la terra, riempiendo l'aria con un suono simile al respiro di una terra gigantesca e proiettando nubi di lapilli incandescenti contro il cielo scuro.

I Lacci dell'Araldo  [Il Libro di Alethia, vol. I]Where stories live. Discover now