XIII - Vecchio scoiattolo (pt.1)

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Kala alzò lo sguardo verso il cielo coperto da tetre nuvole color perla, cercando di rifugiarsi ancora di più nella spessa sciarpa di lana che aveva avvolto più volte attorno al collo

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Kala alzò lo sguardo verso il cielo coperto da tetre nuvole color perla, cercando di rifugiarsi ancora di più nella spessa sciarpa di lana che aveva avvolto più volte attorno al collo. Il vento che scivolava con le sue dita ghiacciate tra i vestiti portava con sé un odore inconfondibile, un sentore che tutti gli abitanti della valle avevano imparato a cercare nell'aria non appena l'ultima settimana di novembre inizava: quello di neve. Già le punte dei monti erano stato inghiottiti dalla nebbia chiara che indicava una tormenta e dallo stato del firmamento non era difficile intuire che entro qualche ora il primo fiocco ghiacciato sarebbe caduto anche in valle.

Con le dita rattrappite dal freddo nonostante i guanti, la ragazza controllò il nome che sua madre aveva scribacchiato su una tavoletta di cera e il miscuglio di radici essiccate corrispondente. Era tutto il giorno che lei e sua sorella scorrazzavano per le strade di Vahrel, distribuendo tisane e rimedi a coloro che erano già stati colpiti dall'influenza stagionale. Alcuni guaritori che prenotavano gli intrugli per conto dei pazienti troppo malmessi per alzarsi dal letto borbottavano che quell'anno il malore era assai più tenace e che, se l'inverno si fosse rivelato così rigido come annunciato, la cittadina correva seri rischi di un'epidemia di polmonite.

La giovane scosse la testa, mettendo velocemente da parte la questione. Mancava meno di un mese dal solstizio: quelle temperature più adatte a metà dicembre che al ventottesimo di novembre erano l'ultimo dei suoi pensieri, al momento. Raccolse da terra la sacca di tela cerata che aveva sostituito la sua solita bisaccia a tracolla e bussò delicatamente alla finestra del fabbro. Fu la moglie ad aprire, gli occhi piccoli e lucidi a causa della febbre e il naso screpolato. La donna annuì alle parole soffocate dalla sciarpa della diciassettenne e, dopo aver preso il sacchetto di tela destinato alla sua famiglia, fece cadere sul palmo dell'adolescente qualche moneta di bronzo tintinnante.

Kala si allontanò controllando i dischetti di metallo, prima di farli scivolare nella saccoccia dissimulata tra la pieghe della pesante gonna in lana. Batté qualche volta i piedi strofinandosi le mani per riscaldarsi: nonostante la sottoveste e i calzoni lunghi fino al ginocchio, avrebbe desiderato poter indossare un buon paio di pantaloni per ripararsi dal freddo che saliva anche dal ciottolato, a causa delle lastre di ghiaccio incastrate tra una pietra e l'altra.

Ancora due consegne. Ancora due consegne e poi posso rintanarmi sotto le coperte con una buona tisana e Tebas sulle ginocchia, cercò di darsi coraggio, imboccando una via in cui metà delle botteghe erano sprangate e i rari gruppetti di persone discutevano preoccupati del tempo. Non vedeva l'ora di tornare a casa e rintanarsi nella sua stanza con solo il suo gatto come compagnia. Negli ultimi tempi era diventato il suo confidente più segreto: appena ne aveva l'occasione lo prendeva in disparte e, mentre ne accarezzava il pelo color ocra, gli sussurrava a un'orecchio tutto ciò che la maledizione di An le impediva di pronunciare ad alta voce in presenza di sua madre e sua sorella. A volte si sorprendeva nel sibilare la pelliccia insulti che mai avrebbe pensato sarebbero usciti dalle sue labbra, mentre altre la bagnava semplicemente con fiumi torrenziali di lacrime o la usava per soffocare risatine isteriche che salivano dalla sua gola. Inizialmente, quando ancora non aveva iniziato a essere vittima di quegli sbalzi d'umore, si era interrogata sul perché la malia non avesse effetto quando era da sola con il micio, poi la frase esatta che aveva utilizzato la maga le era pian piano tornata in mente. L'incantesimo le impediva di confidarsi con un'anima umana, ma il felino non era umano. Aveva quindi preso l'abitudine di raccontargli tutto quello che altrimenti sarebbe rimasto chiuso nei suoi pensieri, fermandosi tuttavia non appena sentiva la lingua incollarsi al palato: aveva capito che quando succedeva ciò, c'era qualcuno abbastanza vicino a lei da riuscire a origliare le sue parole.

I Lacci dell'Araldo  [Il Libro di Alethia, vol. I]Where stories live. Discover now