XXIV - Warlock (pt.1)

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Strega!

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Strega!

La ragazza saltò indietro con un grido strozzato, mentre quelle poche lettere turbinavano come un uragano nei suoi pensieri. Strega! Per tutti gli dei, Enur era una maledetta strega!

Calmati, Kala. Un tocco gelido sulla spalla accompagnò la voce di Kian. Ha solo...

Calmarsi? Calmarsi? Il pugnale tremava violentemente nel pugno della giovane. Minhar, chissà quante volte la vecchia aveva usato i suoi malefici poteri! Tutti quei sorrisi e quei buffetti erano solo per ingannarla, ne era certa! Erano solo inganni per fare in modo che lei e quegli sciagurati girovaghi si fidasse ciecamente di lei.

Una gelida stretta le morse le viscere e i suoi occhi dardeggiarono freneticamente alla sue spalle, verso lo stretto passaggio formato dai carri dove momenti prima aveva intravisto Balor e quel farabutto di Aròn. Per Dabih, se gli altri della famiglia fossero come la vecchia?

Non lo sono.

Come poteva saperlo? Forse nascondevano solo i loro poteri, forse era per quello che le vedette...

Se avessero avuto la magia lo avresti sentito, per gli Araldi! tuonò esasperato Kian.

L'adolescente si irrigidì. Sentito? In che senso, per tutta Mag Mell? Non fu tuttavia la voce del mago a rispondere.

«Cucciola? Dei, sei pallida come un cadavere!»

Kala si girò di scatto, il pugnale teso tremante verso la vecchia ancora inginocchiata a terra, nel centro di un cerchio di fiammelle. Non doveva lasciarsi ingannare: quello sguardo - così preoccupato, così colmo d'affetto, così da nonna - era solo un subdolo trucco. Non poteva che esserlo, per Minhar! «Non muoverti!»

La vecchia le rivolse un rassicurante, come se non si fosse neppure accorta della lama che stava puntando il suo cuore. «Non preoccuparti, bambina: quelle vendette se ne sono andate. Hai solo visto un'ombra, probabilmente.» Tese una mano in avanti, come per invitare la giovane ad inginocchiarsi vicino a lei, a lasciarsi tranquillizzare da una sua carezza sul capo. Un lampo di confusione attraversò il viso di Enur, come se non riuscisse a capire perché la ragazza al posto di avvicinarsi si fosse allontanata con una strozzata imprecazione. Poi, il suo sguardo scivolò sulle sue dita olivastre, circondate da tremule fiamme argentate.

E la sua reazione fu l'ultima cosa che la diciassettenne si sarebbe mai immaginata.

Con un grido soffocato Enur scatto indietro, il volto più pallido di quello di un cadavere. «Oh, dei! OH, DEI!» Con un gemito afferrò un lembo della sua gonna di stracci, tentando disperatamente di soffocare le fiamme. «No, no, no, non ancora.»

La diciassettenne si sentiva come se il suo corpo fosse stato intrappolato nel ghiaccio. Con occhi sbarrati osservò impotente mentre la vecchia si affannava a combattere le fiamme, l'abito e le mani sempre più scuri. Eppure, era una battaglia persa: a ogni supplica, a ogni tremito delle labbra esangui, quelle lingue incandescenti crepitavano più alte, più voraci, come se qualcosa le stesse istigando. Come se la stessa disperazione della donna le stesse alimentando.

I Lacci dell'Araldo  [Il Libro di Alethia, vol. I]Where stories live. Discover now