V - Segreti d'inchiostro (pt.2)

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Kala giocherellò distrattamente con la cinghia della tracolla, facendo tintinnare la roncola di bronzo allacciata alla cintura

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Kala giocherellò distrattamente con la cinghia della tracolla, facendo tintinnare la roncola di bronzo allacciata alla cintura. Si aggiustò la sciarpa in lana che quella mattina la sorella le aveva lanciato insieme agli abiti, poi sollevò lo sguardo verso l'edificio dalle piccole finestre che si ergeva davanti a lei. La ragazza allontanò una ciocca dispettosa dalla fronte con uno scatto della testa. Non era sicura di voler tornare al chiuso, dopo aver sentito dopo giorni le dita fredde del vento spettinarle la chioma e insinuarsi tra le pieghe dei vestiti. Solo alla fine di un'estenuante discussione era riuscita a strappare alla donna un compromesso: quel pomeriggio si sarebbe occupata lei della raccolta, senza allontanarsi tuttavia più di un miglio e mezzo dalle mura della città.

Un frullio d'ali sorvolò la piazza mentre la giovane saliva il paio di scalini che conducevano alla porta d'ingresso. Scoprire se fosse tormentata da un Wiht non era l'unico motivo per cui aveva bisogno di entrare tra quelle mura, sebbene fosse ciò che Isabhel credesse. L'altro mistero che Kala sperava di risolvere era An: ancora non sapeva cosa cercare, né come, né se quello che avesse trovato avrebbe almeno giustificato i suoi dubbi.

Aveva già la mano appoggiata sul battente, quando sentì un leggero formicolio alla nuca, come se degli occhi gelidi la stessero osservando. Si voltò indietro, colta da un improvviso senso di disagio. A quell'ora del giorno la maggioranza degli abitanti di Vahrel stava pranzando a casa o nella taverna, per cui la diciassettenne non si sorprese a vedere solo una manciata di passanti. Il palco smontato a metà emergeva dal lastricato della piazza come una rovina solitaria; su uno dei suoi pali era appollaiato un corvo.

La ragazza serrò la mascella, setacciando l'ambiente alla ricerca di un ciottolo che potesse scagliare, tuttavia l'unica cosa che vide fu un po' di terriccio ammucchiato negli angoli. Guardò cauta l'uccello, il quale tuttavia si stava lisciando le penne con il becco e sembrava non essere interessato a lei.

È solo un animale. Un animale che è messaggero della morte. Non poté fare a meno di rabbrividire. Tuttavia, non è l'Oscuro stesso. Controllando che il corvo non la seguisse né alzasse il capo per guardarla, aprì uno spiraglio nel portone e vi scivolò attraverso. Quando i battenti si chiusero con un delicato tonfo, il legno massiccio soffocò un singolo grido gracchiante.

Con ancora quel sono funesto echeggiante nelle orecchie, Kala si tolse la mantella invernale e ammirò in rispettoso silenzio il luogo in cui era entrata. La biblioteca era costituita da una stanza unica dal soffitto piuttosto basso, in cui si diramava un dedalo tortuoso di scaffali. Alcuni ripiani contenevano libri, accumulati nel corso delle generazioni fino a formare un vero piccolo tesoro; altri invece erano occupati da una griglia a nido d'ape in cui erano riposti rotoli sigillati da un nastro. La giovane sapeva che molti di quelli erano in cartafoglia, un'imitazione della pergamena ottenuta dalle piante anziché dalle pelli di pecora.

«Ah, Kaisa, buongiorno! Oppure è già pomeriggio?»

La ragazza si girò a sinistra, dove un uomo calvo e allampanato era seduto con le gambe a penzoloni sul bordo di un tavolo. «È da poco passato mezzodì», rispose. Si domandò come il sessantenne fosse riuscito ad apparire così silenziosamente. Forse era sempre stato lì ma lei non se ne era resa conto.

I Lacci dell'Araldo  [Il Libro di Alethia, vol. I]Donde viven las historias. Descúbrelo ahora