XI - Shabti (pt.2)

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Nell'udire il lieve schianto alle sue spalle, An increspò lievemente l'angolo della bocca: il veleno che aveva somministrato alla giovane aveva appena fatto effetto

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Nell'udire il lieve schianto alle sue spalle, An increspò lievemente l'angolo della bocca: il veleno che aveva somministrato alla giovane aveva appena fatto effetto. Senza fretta finì di tagliare il pane alle noci appena prelevato dalla credenza, poi ne intinse la prima fetta nella brodaglia. Il forte odore di menta le pizzicava l'olfatto in modo poco piacevole, tuttavia la cantastorie lo ignorò. Aggiungere quella pianta della pietanza era stato fondamentale, per evitare conseguenze... spiacevoli.

Finì il pasto con calma, aggiungendoci qualche strisciolina di carne salata, poi posò la scodella vuota sul ripiano di pietra sopra le fauci del camino. Le fiamme scoppiettavano vivaci, divorando il ceppo coperto di cenere e gettando sul volto impassibile della donna una tetra luce aranciata. Il bracciale che aveva al polso rifletteva i guizzi rossastri delle vampe, sembrando a tratti una scultura di metallo incandescente. Il turchese incastonato tra quelle volute argentate, invece, pareva pulsare come un cuore, attraversato da una miriade di bagliori simili a lampi azzurrini.

La maga fece rigirare tra le dita affusolate il cucchiaio senza decorazioni - quello con cui si era premurata di mescolare la zuppa destinata alla sua ospite. Un abbozzato sorriso senza gioia apparve sulle sue labbra, mentre una sinistra ombra attraversava gli occhi smeraldini. Era deludente, rifletteva, come la diffidenza potesse essere infranta con una semplice prova, come assaggiare una pietanza sospetta. Mai nessuna delle sue vittime era riuscita a capirlo in tempo: non era il cibo a essere impregnato di veleno, ma una posata.

Gettò senza esitazione il cucchiaio nel focolare: era troppo pericoloso lasciarlo in giro. Le fiamme crepitarono violacee e tossirono delle odorose volute di fumo scuro quando intaccarono i residui della pozione rimasti tra le fibre del legno. Fu solo quando le vampe tornarono di un colore normale, avendo consumato ogni traccia di intruglio, che An si voltò verso il letto dove Kala giaceva immobile.

I ricci della diciassettenne sparsi sul cuscino e coperti da un gioco di luci e ombre sembravano quasi una macchia di sangue, sebbene il loro colore fosse in realtà più simile a quello del fuoco. Il corpo esanime era accasciato sopra le coperte, simile a una bambola di pezza abbandonata sul palco dal proprio burattinaio, mentre le labbra pallide erano appena socchiuse. La donna non si fece impietosire dalla mano fasciata che additava accusatoria la ciotola rovesciata sul pavimento, da cui colava un sottile rivolo di zuppa. Era da tempo, infatti, che il suo cuore non conosceva il caldo tremore della compassione. Né le terribili scosse del pentimento, se era per quello.

La maga si accostò al capezzale della ragazza con passo felpato, i lunghi capelli corvini che le accarezzavano la schiena come una setosa mantella nera. Si chinò appena su di lei, premendo l'indice e il medio sulla gola dell'adolescente. Per un momento non successe nulla, poi sotto i polpastrelli percepì il lieve sussulto della carotide. Il cuore dell'altra batteva, rallentato ma stabile. Esso era ancora debole, tuttavia era assai migliorato rispetto a quando la cantastorie aveva recuperato la giovane, mortalmente ferita.

Delle guizzanti scariche elettriche saettarono sulla superficie del turchese e la donna ridusse gli occhi a fessure. La presenza di tre Spettri nella valle nella stessa notte in cui la Bianca Spada aveva di nuovo visto la luce non poteva essere una mera coincidenza. Se era riuscita a ricostruire correttamente la cronologia degli eventi, era successo tutto in modo troppo casuale e al tempo stesso ordinato per non essere stato orchestrato in qualche modo. I Lacci dell'Araldo si erano fatti assai più stretti, se il suo sospetto era fondato.

I Lacci dell'Araldo  [Il Libro di Alethia, vol. I]Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang